ZOROASTRISMO - MAZDEISMO
ZOROASTRISMO - MAZDEISMO

ZOROASTRISMO - MAZDEISMO

Zarathushtra o Zoroastro è un personaggio che aleggia fra realtà e fantasia, fra storia e leggenda, fra tangibilità e mito. La sua collocazione temporale spazia addirittura tra l’8000 e il 600 a.c. Lo posizionano più lontano coloro che lo vogliono il creatore principale di ogni religione, colui il quale ha avuto per primo la geniale idea di formulare la madre di tutte le teorie monoteistiche collocando Ahura Mazdā all’apice di una gerarchia divina in cui questi è in realtà l’unica, vera e sola divinità, circondata non da altri dèi ma da puro spirito, da sue emanazioni, gli Amesha Spenta. Proprio da una di queste viene combattuto, Ahriman o Angra Mainyu che si è trasformato in un Daēvas, un demone del male. Per sconfiggere il male Ahura Mazdā invia l’incarnazione del proprio figlio Mithra che viene osteggiato e deriso dagli uomini fino ad essere martirizzato e ucciso. La sua provenienza divina verrà riconosciuta soltanto dopo la sua resurrezione e questa lo aiuterà a combattere il male. Beh, la vera religione Mazdea non è proprio così, ma se vi ricorda qualcosa non siete sulla strada sbagliata e non siete soli.

Nel tempo trascorso fra l’8000 e il 600 a.c. gran parte della sua teoria è già stata manifestata da altre religioni, c’è già qualcun’altro che ha affermato l’esistenza di un unico Dio e dato vita ad una religione monoteistica da cui ne prenderanno vita altre due. Nell’ordine Ebraismo, Cristianesimo e Islamismo. Il padre riconosciuto di ognuna di queste tre fedi è lo stesso e questi è Abramo.

Ma allora, che cosa ancora oggi suscita così tanto interesse nella figura di Zarathushtra? Quale particolare lo ha messo al centro degli interessi filosofici degli ultimi duecento anni? Cosa ha sostenuto in tempi comunque sufficientemente remoti, che alcuni secoli dopo sarebbe divenuto basilare e allo stesso tempo umanamente logico per le più importanti religioni dei periodi successivi?

Gli appassionati più scettici e obbiettivi si sono affidati alla ricerca storiografica e archeologica fino a collocare la sua esistenza intorno al VI secolo a.c.. A questo punto però come abbiamo appena confermato, sono decadute molte delle peculiarità dell’ideologia di Zarathushtra, fra tutte quella dell’esistenza di un unico Dio. Per altre invece, forse ancora più importanti come il senso spirituale della vita e l’escatologia, rimarrà per sempre il suo indiscutibile primato; l’affermazione dell’esistenza di Satana, del libero arbitrio degli uomini nella scelta fra bene e male e della resurrezione in Paradiso a seguito di un giudizio divino.

Al di là di tutte le speculazioni cronologiche che si possono operare sulla vita/leggenda di Zarathushtra, gli studiosi degli ultimi due secoli si sono sempre più seriamente interessati a lui ed hanno stabilito un ristrettissimo arco di tempo per collocarne l’esistenza fino addirittura a stabilirne la data di nascita.

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ZARATHUSHTRA

Zarathushtra Spitama nasce nel 630 a.c. circa a Battria, l’odierna Balkh, nel nord dell’Afghanistan, sull’altopiano ai piedi del Pamir nella regione della Battriana, tra Uzbekistan e Tajikistan. Di nobile levatura appartiene ad un’importante famiglia di allevatori di cammelli e viene presto iniziato all'apprendimento delle basi della religione per diventare sacerdote come il padre. Già ventenne però abbandona gli studi, la famiglia, la religione e il suo paese per vagare circa vent’anni sulle brulle montagne, prima di ritornare nella capitale a predicare la sua nuova fede. Dio si è rivelato a lui attraverso un angelo e gli ha mostrato la realtà dello scontro in corso fra il bene e il male, fra Dio e Satana, fino ad arrivare all’ultimo atto nel giorno in cui i morti risorgeranno nella gloria di Dio. Viene portato a conoscenza dell’esistenza del Paradiso dove i giusti ottengono la loro ricompensa e dell’Inferno dove gli empi sconteranno le pene nelle tenebre, tra lamenti e putridume. “Nemo profeta in patria” abbandona definitivamente la sua città inascoltato e deluso dai suoi concittadini. In cerca di un potente protettore per la sua incolumità e per la realizzazione della consolazione al “lamento del bue”, che rappresenta i disperati dolori del mondo, viene accolto nel regno di Corasmia dal re Vištāspa che si converte ascoltando le parole di Zarathushtra e dopo il re naturalmente tutti i cortigiani abbracciano la nuova fede. Fa costruire il tempio del fuoco dedicato ad Ahura Mazdā, riproducendo in un edificio l’altare all’aperto dove i suoi avi sacrificavano animali ai propri déi. Dopo di lui Lo Yasna, il sacrificio, non comprende più però l’inutile uccisione di animali, in genere buoi, adesso i sacerdoti della nuova religione pregano, bruciano legna secca ed incenso ed elevano al Signore inni sacri. Viene del tutto abbandonato l’uso dello Haoma, una bevanda allucinogena alla base degli Yasna Mazdei prezarathushtriani che Zarathushtra considera una sozzura immonda. L’innovazione che introduce spiritualizza tutti i riti, rendendoli puri, diretti a Dio e scevri da ogni inutile appendice. Il sacrificio bovino è una mera crudeltà, ritiene che i vecchi sacerdoti abbiano abbandonato la vacca al furore, forse semplicemente hanno ormai abitudinariamente ritualizzato le azioni perdendo il legame spirituale con Dio, per questo aborrisce lo Haoma, in cui vede soltanto un mezzo per esaltare i sacerdoti e i fedeli ed annullarne ogni capacità di rivolgersi direttamente e veramente a Dio. Lo Yasna finale si terrà al momento della Frašokereti, il rinnovamento, la trasfigurazione del mondo, in pratica quello che per noi oggi è il Giudizio Universale, il momento in cui, alla fine dei tempi, per mezzo del terzo e ultimo Saošyant, il Salvatore Astavat Ereta, ovvero l’Ordine Incarnato, si compirà il volere di Dio su tutto il creato.

Prima degli Yasna principali i sacerdoti devono seguire un rituale preparatorio che li purifichi e li renda degni di elevare le loro preghiere al grande fuoco simbolo di Ahura Mazdā, questo cerimoniale è chiamato Barešnūm e consiste nel lavaggio completo dalla testa a i piedi per mezzo di un miscuglio di acqua e sabbia chiamato Gomez, da eseguirsi sotto lo sguardo di un cane. In origine il Gomez era costituito principalmente da urina di bovino, animale rappresentativo della sacralità del rito, la cui alta concentrazione di ammoniaca veniva considerata disinfettante per cui a maggior ragione purificatrice della lordura materiale e spirituale del mondo. Durante lo Yasna gli inni sacri, i Gāthā, vengono recitati e alla fine della cerimonia l’ultimo Gāthā, il Vidēvdāt, viene invece letto dal sacerdote. In questo Gāthā si narra la creazione ad opera di Ahura Mazdā e la contro creazione per mano di Angra Mainyu, la leggenda del primo re Yima condannato perché sacrificava i buoi e poi ne distribuiva le carni invece di offrirle in sacrificio e le tentazioni di Zarathushtra a cui Angra Mainyu offre il potere sul mondo in cambio dell’abiura alla sua fede, resistite tramite la preghiera Ahuna Vairya, la stessa che ispirò Ahura Mazdā al momento della creazione.

Come accadrà spesso nei secoli a venire, nella regione influenzata dal Mazdeismo furono molte le opposizioni alla riforma di Zarathushtra portate avanti sia dall’autorità politica ma soprattutto da quella sacerdotale che si sentiva minacciata nei propri poteri spirituali e di conseguenza in quelli temporali. La diatriba sfociò nella prima guerra di religione da cui Zarathushtra ne uscì sconfitto nel corpo, morendo nel 553 a.c. a settantatasette anni sotto i colpi dei bastoni nemici, ma non nello spirito, essendo riuscito a far radicare le proprie ideologie tra la popolazione, tanto che ancora oggi, pur contando solo poche centinaia di migliaia di fedeli, la sua religione è ancora tra noi. Zarathushtra muore ma non prima di aver avuto la possibilità di un contatto diretto con un grandioso popolo in cerca di una sua dimensione spirituale e nazionale, gli Ebrei che dal 587 a.c. erano stati deportati a Babilonia dal re Nabucodonosor. Un popolo che già dal 1800 a.c. ha accettato la sbalorditiva dottrina di Abramo, colui che per primo ha sconvolto il mondo religioso affermando l’unicità di Dio.

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L’assoluta appartenenza di Ahura Mazdā al bene e del bene ad Ahura Mazdā ha portato a definire l’apparizione di Angra Mainyu come un autocreazione. L’abbondanza di bene creato e desiderato da Ahura Mazdā ha dato vita alla potenzialità di esistenza di qualcosa che ne fosse l’antitesi, senza saggezza e senza facoltà. Questa sensazione ha cercato di instaurarsi in un qualsiasi tipo di corpo ma, essendo il creato di derivazione divina non ha trovato alcun oggetto in cui manifestarsi e alla fine questo oggetto si è materializzato da solo senza la volontà di Ahura Mazdā. Questo concetto semplice nella sua astrusità, si è reso necessario per far sì che l’umanità potesse accettare la presenza del male continuando ad adorare Dio. In fondo è una domanda che ancora oggi ci poniamo spesso: come può Dio permettere tutto questo dolore, questo male, la morte stessa. Si è quindi identificato un corpo estraneo non evocato da Dio che però si è venuto a creare da solo come antinomia all’immensità del bene presente nel mondo e che è poi riuscito a corrompere quella stessa umanità a cui Ahura Mazdā ha dato vita come sua propagazione proprio per combattere e contrastare il male.

L’uomo nella sua perfezione, derivatagli dall’essere una creatura del Divino, agisce liberamente nel bene o nel male per sua sola ed unica scelta, anche vivendo in contrasto con la propria natura benevola, ma al momento della morte solo i giusti avranno la loro ricompensa nel cielo dopo che le loro anime buone avranno attraversato il ponte di Činvat per arrivare nell’aldilà, per le anime cattive invece il ponte si tramuterà inesorabilmente in un affilatissima lama che li farà precipitare all’inferno, dove il loro spirito sarà corretto. Tutto questo fino alla manifestazione della Frašokereti quando si ristabilirà il potere assoluto del bene su tutto.

Per la sua insistenza nella netta divisione fra il male e il bene lo Zoroastrismo, pur affermando l’unicità divina, ha dato vita, in numerose sue derivazioni, a fedi di tipo dualistico. Il dualismo nelle sue varie manifestazioni si basa sul concetto di coeternità di due diverse divinità, una del bene, in questo caso Ahura Mazdā, nella sua emanazione spirituale Spenta Mainyu, e una del male, Angra Mainyu, le quali hanno esistenze indipendenti e fini completamente antitetici. Questa astrazione ha colpito talmente la mente umana da portarla a sviluppare e conformare fedi che hanno stravolto l’ideale iniziale di Zarathushtra, il quale vedeva il bene nella creazione, arrivando ad affermare che il mondo in cui viviamo è stato creato dal dio del male, che questo è l’inferno, che il nostro corpo è una sorta di prigione in cui il dio del male ha rinchiuso le nostre anime buone, fino a predicare e praticare l’astinenza sessuale assoluta in quanto la procreazione è considerata un arma del male per perpetuare la prigionia delle nostre anime nel mondo delle tenebre. Proprio la difficoltà umana di concepire un Dio del bene che abbia potuto permettere l’esistenza del male o addirittura averlo creato Esso stesso, da vita ad una nuova ideologia che bene si abbina alla natura umana. Siamo cattivi ma non è colpa nostra, è il mondo stesso la fonte della malvagità per cui non rimane che adattarsi ed attendere la morte cercando di fare del bene o il minor male possibile, lasciando che la nostra anima buona ogni tanto compia un atto d’amore. La vera e profonda conoscenza predicata, lo Gnosticismo, porterà infine ad accettare come verità queste affermazioni. Tutte le religioni dal Buddismo all’Ellenismo, dal Giudaismo al Cristianesimo, dalle fedi egizie a quelle cinesi vengono ogni volta colpite da questa variazione sul tema che trova sempre largo seguito nel popolo alla ricerca di una giustificazione per le proprie cattive azioni e aspra contrapposizione nelle religioni ufficiali sempre attente a contrastare tutto quanto può pericolosamente minacciare il loro potere, sì spirituale ma fondamentalmente temporale. Le più recenti manifestazioni hanno colpito maggiormente proprio il Cristianesimo. Rifacendosi in ogni nuova ideologia alle teorie precedenti il dualismo si è ripetutamente affacciato sulla ribalta religiosa, dilagando ogni volta a spese della fede ufficiale, dura, accusatrice, supponente e spesso corrotta. Manicheismo, Messalianismo, Paulicianesimo, Bogomilismo fino ai famigerati Catari, ultimi coraggiosi sostenitori del dualismo. L’appartenenza a questo tipo di fede non prevedeva certo l’attuazione del male ma ha sempre stravolto una fede esistente e pur conservando espressioni di santità e quindi comunque rivelazioni divine, i Catari si rivolgevano addirittura a loro stessi chiamandosi “Bon Homme”, brava gente, è stata sempre osteggiata per la rassegnazione insita nei precetti, per l’estrema coesione e per il potere che questa gli dava. Inoltre, tutte le esternazioni dualistiche cristiane si sono trovate davanti un potere, quello della Roma Papale, che non poteva assolutamente concedere spazio a simili eresie, che oltre a controbattere l’assoluta divinità di Dio, minavano la stabilità dello stato clericale. Non potremo mai sapere come sarebbe stata la vita in un mondo dualista o forse invece lo sappiamo più che bene, troppo spesso affermiamo che la nostra vita è un inferno e quasi mai riusciamo a comprendere i disegni di Dio. Morti, distruzioni, disastri, guerre, carestie ed epidemie, è chiaro come il concetto dualista possa affermarsi così velocemente e profondamente in una società dove il male è tangibile e il bene costa troppa fatica. Ma proprio l’idea di Zarathushtra, che ne sarebbe invece la fonte primaria, affermava che è compito dell’uomo fare del proprio corpo la dimora degli Amesha Spenta, i Santi Immortali, allontanandosi dal cammino negativo. La stessa religione Cristiana afferma che la via dell’Inferno è dritta e agevole mentre quella per il Paradiso è tortuosa, sconnessa e piena di difficoltà. Per Zarathushtra i giusti che si meriteranno subito il Paradiso sono coloro che a fianco di Ahura Mazdā combatteranno contro il male in ogni sua manifestazione terrena e spirituale, la risolutezza nella fede porterà alla vittoria finale e alla Frašokereti che eliminerà per sempre il male dalla terra.

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Gli inni sacri sono alla base della nuova religione, Zarathushtra ne scrive centodiciassette raccolti in cinque sezioni dal nome di Gāthā che insieme formano l’Avesta, quella che potremmo tranquillamente definire la Bibbia dello Zorosastrismo. La redazione dell’Avesta è chiaramente influenzata dalla già affermata religione indoiranica che in alcune sue forme preistoriche, pur comprendendo un vasto pantheon, si rivolgeva ad un unico Dio. La similitudine si può riscontrare anche nel concetto stesso espresso dal titolo, Avesta significa “Sapere” esattamente come Veda il libro sacro di quella che diventerà la cultura induista originaria della stessa religione preistorica.

Dopo la visione dell’Angelo Zarathushtra scrive questa raccolta di inni sacri volti non solo a glorificare il Signore ma anche a dare una struttura ai vari cerimoniali. Vengono specificate le modalità con cui determinati riti devono essere celebrati, per esempio per dare inizio allo Yasna deve essere seguita la procedura del Visprat mediante la quale i sacerdoti chiamano i rappresentanti di ogni classe sociale in modo che il sacrificio che si sta per compiere sia di beneficio per l’intera comunità. In altri Gāthā viene invece illustrata la via da seguire per essere considerati Giusti e poter accedere al Paradiso, ci sono preghiere al Signore e anche al Suo Figlio Mithra, altre specifiche per festività particolari o per cerimonie importanti come il Kosti, l’ingresso dei fanciulli nella vita religiosa o l’Aogemadaecea il rito funebre.

Della versione originale dell’Avesta, composta da 21 libri, rimane oggi soltanto una piccola parte che nel tempo è stata colmata dei frammenti andati perduti, cercando di mantenere intatta la filosofia originale. Intorno al 900 d.c. è stata inserita all’interno del Dēnkart, un trattato del Mazdeismo in lingua pehlevi il cui significato è “Le Opere della Religione”. Composto da nove libri di cui gli ultimi due sono interamente dedicati al riassunto e all’approfondimento dell’Avesta, rappresenta oggi per i fedeli il compendio del sapere universale sul Mazdeismo Zarathushtriano.

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Dopo le numerose incursioni sotto forma di degenerazione dualista, bollate come eresie e sempre schiacciate dalla potenza della Chiesa di Roma, lo Zoroastrismo torna in occidente, nella sua visione originaria per mano di Anquetil Duperron, un orientalista partito per l’India alla ricerca dei seguaci di Zarathushtra ed imbattutosi in una copia dell’Avesta ed in alcuni testi didattici sull’argomento, le Upanişad. Nel 1771 traduce l’Avesta e la pubblica insieme ad una versione in latino delle Upanişad. La prima trovò l’opposizione dei filosofi dell’Illuminismo contrari all’eccessiva devozione a Dio che risaltava nei testi mentre invece le seconde furono accolte con entusiasmo dai fautori del Romanticismo che videro in questa raccolta un’opera magistrale. Circa cento anni dopo ancora più scalpore fu provocato dalla traduzione effettuata dallo studioso G. Smith di un testo Babilonese contenuto nell’epopea di Gilgameš e successivamente datato intorno al 2000 a.c. che anticipava il racconto del Diluvio Universale contenuto nel Libro della Genesi (Gn 6, 5-9, 17). Diversi i protagonisti, sia umani che celesti, diversi i motivi, anzi vari nelle molteplici versioni mesopotamiche del testo ma identici nella rappresentazione. Utnapištim viene invitato dal dio Ea a costruire una grande arca dentro la quale raccogliere una rappresentanza di tutte le specie viventi. Una grande tempesta sommerge il mondo e al ritorno della calma Utnapištim e la sua famiglia danno origine ad una nuova e migliore umanità. Per aver favorito questo rinnovamento ad Utnapištim viene concesso il dono dell’immortalità. Ricerche approfondite hanno rivelato varie teorie sulla nascita di questa leggenda che può aver avuto origine sia da un eccezionale piena del Tigri che da invasioni semitiche o da feroci tumulti repressi nel sangue ma forieri di un rinnovamento politico in contrasto con l’assolutismo dei sovrani del tempo. Addirittura, nella lista dei sovrani del periodo Isin-Larsa è presente un interruzione che sembrerebbe attestare la scomparsa del potere per un certo periodo e la ricomparsa di nuovi re nel periodo ormai storico. Non è stato ancora possibile determinare quale evento abbia effettivamente dato origine a questa narrazione ma qualcosa ha sicuramente colpito in modo profondo le civiltà mesopotamiche tanto da dover trovare una giustificazione da allocare tra i miti e le leggende, pronta in ogni momento ad influenzare le culture che sarebbero entrate in contatto con le affermate civiltà della mezzaluna fertile.

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Pur apparendo come una fede non diversa dalle tante che si sono formate nell’antichità, si deve pur sempre tener conto che la religione Mazdeista è una fede monoteista le cui entità collaterali sono manifestazioni dell’unico Dio Ahura Mazdā o addirittura personificazioni delle qualità principali che favoriranno l’accesso dell’umanità al Paradiso. La grande forza comune a tutte le religioni monoteistiche non è mancata nemmeno al Mazdeismo, che si sia tramandata nell’originalità datale da Zarathushtra o che abbia avuto mutamenti dovuti all’intervento umano questa fede è ancora presente tra noi. Pur con poche decine di migliaia di fedeli fra Iran e India il Mazdeismo è tutt’ora praticato e rispettato dalle autorità islamiche Sciite e dalla fede Induista. Il culto ruota attorno al fuoco, non per sé stesso ma come rappresentante dell’energia cosmica di Ahura Mazdā, che viene tenuto perennemente acceso nel Tempio del Fuoco, il luogo dove si tengono tutte le cerimonie che ancora seguono gli insegnamenti dell’Avesta. L’escatologia è la più semplice e meravigliosa, condurre una vita da giusto per conseguire l’accesso al paradiso. Verità, benevolenza, devozione e contrariamente ad ogni dualismo, anzi ad affermare che lo Zoroastrismo non ha mai voluto attestare alcun credo dualista, la cura del corpo in quanto dimora delle qualità divine con le quali lottare con ogni mezzo contro tutte le manifestazioni di Satana, violenza, avidità, menzogna. Dio è buono, la creazione è buona e l’uomo è buono e responsabile del proprio destino e per la sua parte, della battaglia contro le forze del male. Ad ulteriore conferma dell’assoluta distanza da ogni dualismo la morte è vista come una vittoria temporanea del male sul bene tanto che le spoglie mortali ormai non più in grado di continuare lo scontro sulla terra sono considerate impure. Forse proprio la cerimonia funebre ha tenuto lontano questa fede da tante culture che invece conservano in sé un forte culto dei morti, la salma denudata dopo brevissimi riti e possibilmente lo stesso giorno della morte viene portata nel Dakhama, una costruzione circolare a cielo aperto con alte mura che impediscono la vista, dove sarà lasciato alla mercé di corvi e avvoltoi che ne consumeranno le carni in poco più di mezz’ora. Dopo tre giorni di preghiere le ossa rimaste vengono gettate in una fossa. I riti comunitari sono limitati alle cerimonie principali mentre invece la preghiera è personale e silenziosa, adempiuta in privato dopo aver offerto un po’ di legna per il mantenimento del fuoco sacro di Ahura Mazdā.

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Il 3000 a.c. è convenzionalmente considerato il termine di divisione fra la preistoria e la storia, il momento dal quale il quotidiano vivere dell’umanità diviene dimostrabile attraverso la scrittura e non più solamente desunto da segni, reperti e costruzioni lasciateci in eredità dai nostri avi. Il neolitico rappresenta la presa di coscienza universale dell’uomo che concepisce ed esterna non solo con la parola ma anche attraverso segni convenzionali tracciati su ogni tipo di superficie e interpretabili anche da altri, anche dopo migliaia di anni. Per questo motivo le antiche civiltà vedono le loro origini più o meno nello stesso periodo ma ciò non vuol dire che improvvisamente sia apparso l’uomo civilizzato e che prima ci fosse un’orda di gentaglia ignorante e spersa, quei progenitori sono stati coloro che hanno pensato, costruito e tramandato culture e tradizioni che ancora oggi sono insite dentro di noi e che improvvisamente grazie alla scrittura hanno avuto al possibilità di essere rese pubbliche e trasportate immutate nello spazio e nel tempo. Forse anche per questo è così difficile stabilire oltre alla reale esistenza di Zarathushtra anche la sua collocazione nel tempo. L’Avesta potrebbe essere stato scritto proprio da lui nel 1500 a.c. a seguito della migrazione Ariana in Persia, oppure come sostengono i più nel 600 a.c. dopo l’ultima grande invasione Ariana nel nord dell’India. O la sua teologia potrebbe essere davvero nata nell’8000 a.c. tramandata oralmente e trascritta solo successivamente dai suoi seguaci a seguito dell’affermazione di tale fede a religione di stato persiana. Oppure Zarathushtra potrebbe essere lo stesso Abramo che nel 1850 a.c. dopo aver donato le sue rivelazioni divine è partito verso una meta segreta ben precisa indicatagli da Dio.

Fatto è che ogni fede esistente ed esistita deriva da un’unica e sola teoria formulata chissà quante decine di migliaia di anni fa dall’Homus Religiosus, il quale giorno dopo giorno ha costruito il proprio pantheon di déi a cui rivolgersi per ottenere una vita migliore su questa terra. Che provenga dall’Africa centrale o dalla Cina o che tutto sia cominciato invece dalle pianure dell’Asia centrale non è dato a sapersi ma per noi è certo che tutte le religioni universali esistenti derivano dagli déi che hanno accompagnato le migrazioni dei popoli delle steppe russe alla conquista del mondo. Queste popolazioni hanno conquistato e sottomesso con la loro civiltà tutta l’Europa, l’Asia e le Americhe e in tempi molto più recenti anche l’Oceania e l’Africa che ancora tutt’oggi e ancor più domani sarà il luogo dello scontro delle culture esistenti.

Il Neolitico vede l’affermazione di civiltà come quella Egizia, Sumera, Minoica che in realtà esistevano anche prima ma non avevano ancora lasciato segni storici di sé. È il periodo delle grandi migrazioni che dall’Asia centrale hanno propagato la nuova cultura in Scandinavia, nell’Europa orientale e in quella mediterranea, nel Medio Oriente, in India, in Cina e in tutto il resto del mondo.

Ahura Mazdā, o chissà come veniva chiamato allora, era il Dio di tutti i déi e il suo pantheon comprendeva ogni tipo di dio per ogni diverso bisogno, i chilometri ed il tempo hanno modificato i nomi e le funzioni ma nelle antiche culture dei paesi che sono divenuti la destinazione delle migrazioni si sono ripresentati rinnovati nell’aspetto e nella potenza. Da questa iniziale teoria sono nati l’Induismo, l’Ellenismo e l’Ebraismo che poi hanno dato vita a nuove impensabili meravigliose manifestazioni della fede. Durante le migrazioni del Neolitico la cultura originale comincia ad espandersi nel mondo, gli Ariani scendono in Persia portandosi i loro déi e la forza della loro potenza economica che sopraffa quella dei popoli indigeni. La civiltà occupante si mischia indissolubilmente con quella occupata e da vita a nuove culture che non avranno più in comune la struttura religiosa originale ma ne manterranno le caratteristiche strutturali. Ahura Mazdā diventa Ormazd, Angra Mainyu diviene Ahriman e con il passare del tempo, delle distanze e delle necessità umane divengono Astarte, Giove, Baal, Visnù, Apollo, Iside. Il pantheon mondiale subisce una crescita esponenziale smisurata e l’uomo lotta con ogni suo potere per l’affermazione della propria definizione di Dio nei confronti di quella del vicino, poi si contrae, ancora più velocemente di quanto si sia espansa fino ad individuare poco più di una possibilità di definizione di Dio e ancora l’uomo lotta con ogni suo potere per l’affermazione del proprio percorso nella definizione di Dio nei confronti di quello del vicino. E Dio ci guarda fra lo sconsolato ed il divertito in attesa di presentarsi a noi nell’inevitabile momento del nostro abbandono di questo campo di battaglia.

Il Mazdeismo non è la madre di tutte le religioni, ma ne è la figlia primogenita, ancora capace, prima dell’apparizione di migliaia di déi pretendenti al trono di Dio, di comprendere l’unicità del nostro creatore. Ed ogni volta che ci riavviciniamo a questa concezione i disastri della vita terrena ci spingono ad individuare nuove forme di culto, eresie di eresie, mentre l’unico dio incontrastato del nostro subconscio rimane il potere, di cui il denaro è il figlio unigenito inviato a sacrificarsi per la divulgazione silenziosa della fede più potente del mondo.

Il Mazdeismo riesce ad affermarsi grazie al consolidamento della potenza socio economica che professava questa religione, si diffonde nell’antica Persia fino a divenire la religione di stato del grande Impero Persiano, Ciro il Grande, Serse, Dario, Alessandro Magno che lo annette in un sol colpo al suo impero macedone, vivono in prima persona questa religione che resiste all’incirca fino al 700, quando crollerà sotto la potente ondata delle invasioni islamiche costringendo molti dei suoi fedeli alla conversione, mentre per i pochi che la tentarono e vi riuscirono rimase solo il ricorso ad una nuova migrazione. Il Mazdeismo si ritira in piccole comunità isolate dell’attuale Iran e intorno al 900 nell’India nordoccidentale dove conosce momenti di fulgore grazie alla tolleranza dei cugini Hindu da cui sono ben accetti con il solo obbligo di accettare minime condizioni sociali quali l’uso della lingua indiana, l’osservanza dei costumi matrimoniali e la proibizione di portare armi. Ma la forza del Mazdeismo risiedeva nella fede e non nella lotta e i Parsi, ovvero Persiani come furono chiamati dalle popolazioni indiane, riuscirono a mantenere intatta la loro cultura riportandola anzi alle originali ideologie di Zarathushtra, sfrondandola del pressante politeismo a cui si era dovuta sottomettere, quantomeno nella forma se non nella sostanza, dopo la sottomissione ellenica. Il momento di maggior splendore della cultura Mazdea nell’era moderna si è avuto durante l’occupazione inglese dell’India. Le opportunità di collaborazione amministrativa offerte dagli invasori favorirono il prosperare della comunità che arrivò perfino a raggiungere alte cariche addirittura nella stessa Inghilterra. Con l’indipendenza indiana tali opportunità andarono man mano diminuendo anche se ancor oggi i Parsi, quasi del tutto concentrati nella città di Mumbay e appartenenti alla classe media, godono del rispetto sociale che questa cultura del bene, della verità e della devozione non può che ispirare alle comunità con cui convive.

Una religione assolutamente evocativa, basata su poche semplici indicazioni, sul bene e sulla devozione, molto facile da apprezzare per un cristiano tanto quanto è stato facile per gli emigrati in Inghilterra formulare l’ipotesi di europeizzare la loro cultura, tale e tanta è la similitudine fra l’ideologia neotestamentaria e quella Zarathushtriana. Spesso accusati di adorare il fuoco come tale i Mazdei controbattono dicendo che il loro unico Dio è Ahura Mazdā e il fuoco è soltanto il Suo simbolo, il simbolo della sua luce eterna, della sua immensa energia d’Amore.

I giusti guadagneranno il Paradiso, i cattivi andranno all’inferno, non per l’eternità ma per un periodo eternamente lungo durante il quale saranno corretti per poter essere poi accolti anch’essi in Paradiso. Il Naujote, una sorta di battesimo ma più un vero e proprio ingresso nella comunità religiosa avviene intorno all’età di dieci anni, considerata sufficiente per un bambino per riuscire a distinguere fra il bene e il male, da qui in avanti potrà discernere e capire quando il proprio comportamento non contribuisce alla battaglia di Ahura Mazdā contro il male, la cattiveria, l’avidità e la violenza, fino a tale momento un bambino non potrà mai peccare in quanto non in grado di distinguere il bene dal male e vedrà sicuramente il paradiso. Il perdono dell’innocenza, una meraviglia che la teologia cristiana è riuscita soltanto a donare ai bimbi nati morti o morti prima del battesimo, Dio li ha presi a sé perché sapeva che non avrebbero mai peccato.

L’amore per la vita è alla base di questa religione, è in questo mondo che dobbiamo combattere il male, anche con le armi diceva Zarathushtra anche se qui si fa presto a confondersi fra bene e male purtroppo, ma la vita va trattata bene facendo del bene a sé stessi e agli altri, facendo del bene alla comunità. La morte è vista come la momentanea vittoria del male, ma nell’aldilà i giusti saranno immediatamente ricompensati da Dio, Ahura Mazdā, per la loro partecipazione all’eterna guerra fra bene e male. Tra le mille differenze e similitudini con il Cristianesimo, le più stridenti sono sicuramente il culto dei morti completamente assente nel Mazdeismo, dove i morti vengono mangiati da avvoltoi o da cani e le ossa gettate in un pozzo e assolutamente esaltato nel Cristianesimo dove i morti sono visti quasi come nostri ambasciatori a cui addirittura sovente si chiede di pregare per noi confidando nella loro maggior vicinanza a Dio. Per i Mazdei è invece assolutamente impensabile il monachesimo e il celibato, punti cardine del Cristianesimo, in quanto Ahura Mazdā desidera la procreazione come mezzo per fornire all’esercito del bene nuove leve pronte ad amare a condividere e ad aver cura del corpo e dell’ambiente, il mondo è la “Buona Creazione di Dio” ed è un dovere per l’umanità preservarlo e accudirlo. La “Buona Religione” una rarità ricercata da tutti i culti ma difficile da attuare per l’umanità intera. Ahura Mazdā dona a tutti la possibilità di combattere per il bene ma sta ad ognuno di noi decidere da che parte stare. Forse la globalizzazione della fede un giorno sterminerà questa già esigua comunità religiosa in quanto tale, allora non ci rimarrà altro da sperare che le sue magnifiche ideologie contaminino tutto il genere umano.

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Una nota curiosa avvicina ancora Mazdeismo e Cristianesimo. La struttura gerarchica persiana che propendeva ad accomunare i poteri amministrativi con quelli religiosi aveva istituito, durante il periodo Achemenide, una figura particolare investita allo stesso tempo sia dei poteri sacramentali che di rappresentanza dello stato, i Magi. Questi sacerdoti evidenziavano l’estrema commistione fra apparato religioso e potere dello stato, erano una sorta di scienziati, forse visti dai più solo come stregoni, la cui peculiarità era lo studio della volta celeste, in pratica degli astronomi ante litteram ma una delle loro funzioni principali era quella di ambasciatori del grande Impero Persiano. Per confermare e pubblicizzare la potenza dell’impero risultava necessario essere sempre presenti nelle occasioni di rilevante importanza, sia all’interno dei confini che, ancor più, nelle nazioni vicine. Non si poteva certo mancare ad un’incoronazione, ad un matrimonio di nobili o ad una commemorazione, tantomeno alla nascita di un Re e maggiore era la rilevanza dell’evento, più alto era il numero di inviati. Più o meno intorno all’anno zero la specializzazione astronomica dei Magi li mette davanti ad un evento particolare, il passaggio di una cometa che nelle loro interpretazioni profetiche li porta alla convinzione dell’imminenza di un grande evento. L’approfondimento degli studi sull’avvenimento cosmico li indirizza a formulare una premonizione ben precisa, la cometa è un messaggio del cielo che annuncia la nascita di un Re, il Re di un regno superiore, non rimane che mettersi in cammino seguendo il percorso dell’astro lucente ed andare a porgere al Re nascente gli onori che merita. Oro, incenso e mirra sono i doni che l’autorità persiana invia al nascituro, tre Magi, e non re Magi, li porteranno con sé fino a Betlemme presentandoli senza indugio al bambinello che troveranno al freddo di una grotta, in una notte miracolosa foriera di inimmaginabili cambiamenti per le sorti del mondo.

Così narra la leggenda, così racconta la Bibbia. Questo breve aneddoto inserito nei racconti del Vangelo, Matteo 2, 1-12, vuole sottolineare il riconoscimento dell’evento da parte di un impero a cui gli Ebrei dovevano la loro libertà, un ringraziamento a Ciro il Grande che si trasforma in un’affermazione ben precisa, anche i Mazdei testimoniano l’assoluta grandezza della nascita di Gesù.

Ahura Mazdā investe il re Artaserse

AĒSHMA-DAĒVA: demone della cupidigia e dell’ira. Incarnazione del male, utilizza un legno insanguinato come arma e dirige la sua rabbia soprattutto contro i bovini, figure centrali della natura. Invincibile ma solo Saoshyant riuscirà a sconfiggerlo.AFRITI: augurio, sia nel bene che nel male. La sua personificazione viene divinizzata nell’Avesta. Protettore della prosperità e liberatore dai demoni.AHRIMAN: spirito malvagio, così lo definisce Zarahtustra, avversario di Ahura Mazdā, contrappone ad ogni creazione un anticreazione, vive un mondo sotterraneo infernale dove regna l’oscurità eterna, qui tornerà sconfitto alla fine dei tempi. Incarnazione di ogni male e portatore delle 9999 malattie.AHURA MAZDĀ: signore della saggezza. Dio del cielo, dio supremo. Vero e unico dio che governa il bene e il male, Spenta Mainyu e Angru mainyu. Con il tempo finisce però con l’identificarsi solo con il bene. Il sole e la luna sono i suoi occhi ed è lui che rende possibile vedere la luce, la sua luce suprema. Creatore del mondo della verità e della luce a cui si contrappone il mondo dell’inganno e dell’oscurità. Attraverso il fuoco distingue ciò che è buono da ciò che è cattivo.AHURANI: colei che appartiene ad Ahura. Dea acquatica portatrice di prosperità.AIRYAMAN: dio della socialità e del matrimonio. Alla fine dei tempi con una rete pescherà dal mondo dell’oscurità coloro che vi sono stati relegati per scontare pene non eterne.AKA MANAH: pensiero malvagio. Messaggero di Ahriman.AMESHA SPENTA: santi immortali, personificazioni di concetti astratti dei massimi spiriti al servizio di Ahura Mazdā: Asha, la verità rappresentata dal fuoco; Xsathra vairya, il regno desiderato protettore dei metalli; Armaiti, il pensiero docile legato alla terra; Huarvatāt, l’integrità legato all’acqua; Ameretāt l’immortalità, legata alle piante. Successivamente Zarathustra vi aggiunge le potenze angeliche del reto sentire, Vohu Mana e l’ubbidienza, Saostra. Ahura Mazdā ne è la quint’essenza rappresentando il signore di tutti gli elementi.ANĀHITĀ: dea della fertilità e della vittoria. Vergine immacolata rende perfetti il seme e il grembo. Il suo culto prevede la prostituzione sacra. Assimilata alla grande madre e più tardi identificata in Atena e in Afrodite.APAM NAPAT: divinità acquea con funzioni belliche, dona l’acqua ma sottomette le regioni ribelli.ARMAITI: il parlare docile, dona nutrimento alla vacca. Dea della terra e della fertilità ma anche dei morti che nella terra si disperdono.ASHA: la verità. Chi segue la religione di Zarahtustra viene scelto direttamente da Asha, divenendo un ashawan, un veritiero, colui che vive nella verità. ATAR: dio del fuoco, figlio di Ahura Mazdā.AŽI DAHĀKA: mostruoso serpente a tre teste nemico degli uomini e attentatore del potere. Temporaneamente sottomesso tornerà alla fine dei tempi quando verrà sconfitto definitivamente. Incarnazione della menzogna e alleato di Ahriman.BAGA: parola dal significato di dio.DAĒVAS: parola identificativa degli dèi. Per Zarahtustra i vecchi dei ormai senza significato di fronte ad Ahura Mazdā. Successivamente identificano invece gli angeli caduti, i demoni aiutani di Ahriman.DRUG: la menzogna. Ipostasi di Ahriman. Denominazione del demone della menzogna. FERĪDŪN: Eroe iranico. Con una clava a testa di toro combatte Aži Dahāka proteggendo il mondo dal male.FRAVASHI: spirito tutelare, la preesistenza spirituale del credente che veglia su di lui. Le Fravashi unite aiutano Ahura Mazdā nella creazione del mondo.GAYŌMART: vita mortale. Il primo uomo, dal suo corpo si espande il cosmo. Fecondò la terra dando vita alla prima coppia. Dalla decomposizione del suo corpo si originarono i sette metalli, ovvero i sette pianeti della mitologia babilonese.HVAR: il sole, il dio del sole. Venerandolo si può resistere alle potenze dell’oscurità e ai Daēvas.INDRA: dio della pioggia e della fertilità. Temuto in quanto signore del maltempo. Rappresentante dei guerrieri munito di una clava con cento facce. Nell’antichità era un demone portatore di discordia.MĀH: dio della luna. Da lui hanno origine i bovini, gli animali più importanti. MITHRA: dio della luce, con Zarahtustra la sua posizione predominante passa ad Ahura Mazdā. Invia la pioggia e fa crescere le piante. Ritorna sulla terra per combattere i Daēvas mentre Ahura Mazdā rimane nel paradiso, la “casa del canto”.  Si ripresenterà ellenizzato e rivalutato nel IV secolo a.c. adorato dai soldati romani.NANĀIA: dea della vita sessuale.RAPITHWIN: dio del mezzogiorno, dell’estate e del punto cardinale sud.RASHNU: personificazione della giustizia. Dio dell’ordalia, pesante prova fisica per dimostrare l’innocenza di un accusato, e del ponte Cintvat che porta nell’aldilà, e lui che pesa le buone e le cattive azione dei morti.SAOSHYANT: futuro salvatore. Eroe escatologico che rinnova il mondo e fa risorgere i morti. Con una bevanda ottenuta dal grasso del toro Hadayosh e il succo Haoma , dona l’immortalità a tuta l’umanità. Figlio di Zarahtustra, nato da una vergine che si è bagnata in un lago dove si era conservato il suo seme.TISHTRYA: dio astrale. Identificato nella stella Sirio. Combatte i Daēvas. Doa pioggia e semi di piante commestibili.VAYA: la perdita dell’alito della vita. Daēvas portatore della morte.VAYU: dio del vento. Domina la zona fra cielo e terra minacciando il cammino verso l’altro mondo. Patrono dei guerrieri con il significato di pace. VERETHRAGNA: dio della vittoria. La sua incarnazione in un cinghiale con le zampe metalliche abbatte i nemici.VOHU MANAH: il pensiero buono. La consapevolezza che i giusti andranno in un luogo di beatitudine. Sulla terra è rappresentato dagli animali mansueti.XSATHRA VAIRYA: dio dei metalli e della guerra.YAZATA: definizione di dei. Spiriti tutelari personificanti idee astratte come la giustizia, Rashnu; la religione, Daēnā; il contratto, Mitra. Nel calendario ogni giorno è dedicato ad un diverso Yazata.YIMA: il primo re. Devoto come un sacerdote, forte guerriero e ricco di greggi. Ha governato nell’età dell’oro, quando non esisteva la morte.ZAM: la terra divinizzata.ZERVAN: dio supremo dai quattro volti che rappresentano i quattro elementi.ZUN: dio personificato in un pesce.