LA TEORIA
LA TEORIA

LA TEORIA

Da quando hanno conformato la loro attività alla razionalità, i più acerrimi nemici della religione sono stati gli scienziati. Gli stessi che un tempo, identificati in stregoni, sciamani o alchimisti, potevano essere addirittura considerati i più esimi rappresentanti dei vari credo, sono diventati oggi i maggiori fautori dell’inutilità della fede, affermando come impraticabile l’idea dell’esistenza di un entità sovrumana che abbia concesso a tutto quanto di poter esistere. L’espandersi della cultura, della razionalità e della conoscenza hanno consentito, nel corso dei millenni, il progressivo ed esponenziale allontanamento del pensiero dell’uomo dalla religione a favore di una sempre più diffusa indifferenza, affiancata da nuove ideologie che pur prendendo spunto dalle fondamenta delle antiche religioni, mirano più pragmaticamente ad un benessere immediato e personale, anche a scapito degli altri, se non addirittura, nel peggiore e più umano dei casi, ad un vero e proprio business planetario con il solo e unico fine del lucro a spese di migliaia di innocenti e deboli creduloni. Ai nostri giorni, nel cosiddetto mondo occidentale, si sta manifestando sempre più l’apatia religiosa, concretizzatasi nell’intolleranza, nell’indifferenza e nell’insofferenza, a prescindere dalle cause della loro manifestazione. Siamo troppo evoluti per credere ancora a Babbo Natale, ma non manchiamo mai di comprare i regali.

Le sempre maggiori conoscenze fisiche, chimiche, biologiche e scientifiche in genere, hanno portato sempre di più a cercare e trovare spiegazioni razionali a tutto il processo della creazione e con l’esperimento del 10 settembre 2008 presso il polo scientifico del CERN in Svizzera, anche alla riproduzione, alla visione e alla verifica di quanto è accaduto quattordici miliardi di anni fa l’attimo successivo il Big Bang. Ma nessuno ha mai potuto, può e mai potrà dirci con certezza cosa è stato il Big Bang, come si è verificato, cosa lo ha provocato, cosa c’era prima e soprattutto, immancabilmente, perché?

La scienza, più o meno tutta, più o meno sempre, è arrivata a poter negare Dio in quanto sia le proprie radici che i fini sono unicamente e meramente materiali, risulta pertanto impossibile concedersi l’eventualità di un intervento superiore, anche quando non c’è assolutamente la possibilità di formulare una spiegazione razionale. Se però noi riportiamo tutte le teorie scientifiche in ambito religioso, la spiegazione diventa al contrario molto semplice. Partendo dal presupposto assolutamente incontrovertibile, in quanto dimostrato e dimostrabile, che quanto la scienza ci ha rivelato sia completamente vero, reale e tangibile, nessuno ci vieta di intercalare, legare e completare le leggi scientifiche con la pura e semplice teoria religiosa. Allora tutto appare straordinariamente chiaro, confortato e confortante dalle e per le inconfutabili leggi universali formulate nei secoli dagli studiosi di ogni scienza.

Dio è amore.

Ecco cosa c’era prima del Big Bang, Amore.

Dio è l’Amore.

Ecco come si è verificato il Big Bang, con Amore.

Dio è la sorgente dell’Amore.

Ecco cos’è stato il Big Bang, puro, immenso, incommensurabile Amore.

Dio è Amore, infinito Amore, inconcepibile, irrealizzabile, ineguagliabile, inarrivabile, incomparabile, in… abile tanto quanto sia ancora e poi ancora possibile definirlo o indefinirlo e noi ne facciamo parte.

Immaginiamoci Dio, non come un vecchio barbuto, un ciccione beato o uno smilzo riflessivo, non a nostra immagine e somiglianza, non con le ali di aquila, la testa di leone, le gambe di caprone o la coda di armadillo, non con il tridente, con la spada, con i fulmini, con la clava o con la pietra, non in cielo, non in terra né dentro di essa, non nel mare né nello spazio. Non ovunque ma dovunque e comunque. Immaginiamoci per un attimo Dio, come Amore.

Essenza. Pura, semplice, meravigliosa essenza di Amore. Così completamente piena di sé stessa da non poter far a meno di godere immensamente della propria felicità di essere pienamente, completamente, assolutamente Amore. Tanto da scoppiare letteralmente dalla gioia. Ecco cos’è stato il Big Bang, puro, immenso, incommensurabile Amore che si è disseminato all’infinito, un orgasmo universale di cui noi e tutto quello che possiamo vedere e non vedere, credere o non credere, concepire o non concepire, ne facciamo parte e a Lui ritorneremo.

Questa esplosione d’amore ha disperso, per quello che noi oggi chiamiamo universo, ogni parte di sé e per far sì che l’amore sia Amore c’è assolutamente bisogno di ogni atomo, neutrone, quark disseminato per ogni dove. Non c’è Amore senza l’oro, lo stagno, il piombo, il neon, l’elio, l’ossigeno e ogni altro elemento presente nella tavola periodica degli elementi. L’Amore è la fusione nucleare assoluta di tutti gli elementi chimici e di tutte le parti che li compongono, tutto compattato insieme è Dio, il tutto ovvero il niente. L’esserci o il non esserci. La relatività dell’essere definito o indefinibile. Quando tutto è, niente è e quando niente è, tutto è! E questo conferma e giustifica ogni legge scientifica, conforta ogni dubbio, soddisfa ogni domanda rispondendo a quell’unica che ha realmente significato, perché? Perché quest’esplosione di gioia? Perché l’Amore di Dio è immenso e incontenibile. E perché è immenso e incontenibile? Perché è l’Amore di Dio! La domanda si risponde da sola.

Questo è ciò che è accaduto quattordici miliardi di anni fa, un’immensa esplosione di gioia ha disseminato di sé il niente creando il tutto. Nella massa inesistente dell’essenza si è creato come un corridoio attraverso il quale una parte dell’Amore è fuoriuscita ed ha preso vita propria, dapprima distinguendosi singolarmente e poi mischiandosi in sempre più nuove identità atte a loro volta a dare vita a tutti quegli elementi che oggi compongono il nostro universo. L’Amore di Dio si è riversato attraverso il nulla prendendo nuove forme e nuove consistenze e l’immensa gioia di cui è composto ha fatto sì che tutto ciò che oggi possiamo vedere e, o, non vedere esista. È così che all’improvviso è apparsa la luce, quella stessa luce, il tutto che ha dato la possibilità di vedere anche il buio, il niente. È l’esistenza di una cosa che rende possibile individuarne il contrario. È quando nel nostro niente è arrivato inaspettatamente l’Amore che, nello stesso momento, automaticamente è apparso l’odio. In quell’attimo è accaduto l’irreparabile, ciò che ancora oggi divide l’umanità e tutto l’universo, l’Amore ha cominciato a recuperare di sé quello che si era disperso per ritornare ad essere quell’essenza unica, irripetibile e immensa che è, e l’odio, cattivo, invidioso e meschino ha cominciato a fare di tutto affinché questo potesse non accadere.

Ogni fede, religione, mito, credo, dottrina, ideale che l’uomo è stato capace di pensare, creare, inventare, immaginare, sentire, esternare prende spunto da questo, il male che cerca di ostacolare il bene nel suo intento ultimo, divenire unico e solo nell’universo, divenire di nuovo il tutto e tornare ad essere infine il nulla. Fino a quando l’immensa felicità dell’essenza dell’Amore non tornerà di nuovo a scoppiare di gioia. Tutto questo accadrà in un attimo e un attimo dopo comincerà di nuovo tutto da capo e poi ancora e ancora, attimo dopo attimo e poi ancora e ancora e ancora e per sempre, oppure mai.

Ma la strada è lunga, se misurata con l’orologio umano, e per l’uomo è un percorso più complicato e difficile da compiere, senza mezzi, senza conoscenza, senza fede. E quindi la fede diventa il solo e unico mezzo per poter attraversare quest’attimo infinito e tornare ad essere parte dell’Amore. Ma non siamo soli, non lo siamo mai stati, i mezzi, la conoscenza e la fede ci vengono donati ogni giorno, ogni momento, ogni attimo da Dio, per aiutarci a tornare da Lui. Sta a noi riuscire a sentirli, trovarli, crederci e utilizzarli per poter portare a termine la nostra quota parte di sforzo per conseguire il ricongiungimento finale.

Siamo figli di Dio, siamo parte di Lui, come abbiamo sempre sentito dire, come lo è tutto quello che ci circonda. Lui ci ha creato, da Lui veniamo e Lui desidera che torniamo.

Ogni religione, fede o credo ha manifestato la sua idea di creazione e in molte antiche religioni questa ha avuto inizio da sconvolgimenti universali inimmaginabili che hanno portato infine alla nascita dell’uomo e di tutto ciò che è intorno a lui. Che ci abbia plasmati con le sue mani o che l’universo sia il frutto di un estremo atto di Amore non cambia niente. Le più approfondite e dettagliate teorie sulla nascita dell’universo e della vita sulla terra confermano che niente è stato creato direttamente ma che tutto si è venuto a formare, con un ordine ben preciso e meticoloso, dopo che una quantità inimmaginabile di sostanze si sono riversate nel niente. Lentamente e inesorabilmente gli atomi divini si sono scontrati e uniti prendendo le più disparate forme di energia. Sono nate le stelle, i pianeti e le galassie e da qualche parte, chissà poi come mai, alcuni di questi elementi, fondendosi gli uni con gli altri, hanno dato origine a degli organismi provvisti di una propria identità. Non eravamo ancora noi, ma soltanto le prime cellule amorfe e incoscienti che si aggiravano nel brodo primordiale. L’Amore e l’energia contenuti in questi microscopici esseri hanno fatto sì che questa fusione continuasse imperterrita fino a formare nuove entità distinte sempre più complesse, sempre più autonome, sempre più capaci. Le creature che si sono venute a formare erano di tre ordini, il primo quello minerale aveva forma propria, sostanza, energia, ma non autonomia, il secondo quello vegetale aveva forma, sostanza, energia, autonomia, movimento ed era capace di riprodursi ma non aveva istinto proprio, la terza quella animale aveva forma, sostanza, energia, autonomia e movimento, era capace di riprodursi ed era dotata di istinto proprio e di una memoria, più o meno lunga, che gli dava la capacità di meglio adattarsi alle circostanze. In un batter di ciglio o in miliardi di anni secondo il padrone dell’orologio, siamo arrivati fino ad oggi, circa 40/50mila anni fa, ed è accaduto un nuovo miracolo, improvvisamente queste creature, sempre più raffinate e complete, hanno avuto un mutamento ancora una volta inatteso. Fino a quel momento gli esseri che si erano andati a formare non avevano un comportamento proprio, ma si attenevano ad un cliché che si ripeteva da milioni di generazioni, dalla prima cellula formatasi fino ai dinosauri per poi continuare ancora nei cavalli, nelle oche, negli squali, nelle scimmie. Poi in un lampo una di queste compì un atto che non si era mai manifestato prima nel creato. Ragionò. Non pensò, perché anche un cane pensa, anche un pesce pensa se per pensare si intende concepire un atto da compiere, l’attimo prima di compierlo, ancorché per puro istinto. Il suo agglomerato di cellule energetiche che fino a quel momento aveva dato disposizioni in base ad una codifica elaborata nel corso di milioni di anni, subì una nuova e miracolosa fusione e fra quelle cellule se ne annidarono alcune che gli dettero la capacità di rendersi conto. Probabilmente la prima cosa che vide e che capì che stava vedendo furono le sue mani, fino ad un attimo prima le aveva utilizzate senza neanche sapere che le stava usando, senza sapere che erano mani e senza pensare a quello che con quelle mani avrebbe potuto fare. Un attimo dopo le usò per raccogliere del cibo, in fondo aveva sempre fatto così, ma da quel momento era cosciente di ciò che stava facendo e di più, di ciò che avrebbe potuto fare. Dopo questa prima infinitesimale evoluzione si è innescata una irrefrenabile trasformazione che ha portato l’uomo ad essere quello che oggi è, attraverso continui cambiamenti che non sempre hanno dato i frutti sperati, è andato avanti, poi è tornato un po’ indietro, poi ancora avanti. Poi l’umanità si è divisa, alcune ramificazioni sono andate ancora più avanti, dividendosi ulteriormente, altre si sono invece inesorabilmente esaurite. L’evoluzione era ormai inarrestabile e quelle poche cellule della ragione si sono andate via via moltiplicando fino a prendere possesso e comando del nostro cervello, del nostro corpo, della nostra sensibilità, delle nostre sensazioni, delle emozioni, dei pensieri, dei desideri, delle volontà, delle concezioni, delle speranze e delle umiliazioni, delle paure, della rabbia e infine anche e purtroppo dell’immancabile nostra antitesi, l’odio.

In tutto questo non siamo mai stati soli. Agli occhi di Dio è accaduto tutto in modo talmente rapido e meraviglioso che non ha potuto fare a meno di fermarsi a guardare ciò che si è creato da Lui, ha posato su di noi il suo sguardo riconoscendo dentro alla nostra essenza la Sua. Di cose ne è pieno il cosmo ma di esseri così speciali c’eravamo soltanto noi. Così mentre raccoglieva i suoi frammenti sparsi ovunque, come fa un bambino che raccoglie margherite in un prato, ogni tanto tornava a posare il suo sguardo su questa meravigliosa manifestazione d’Amore. Ma siccome è l’esistenza di una cosa che rende possibile determinarne il contrario, nello stesso istante il nostro piccolo mondo si è riempito automaticamente di una pari quantità di odio.

Dio continua a raccogliere le sue margherite ed ogni volta che ne fa sua una, nell’universo sparisce un po’ di Amore ma nello stesso tempo scompare la stessa quantità di odio. Lo stesso vale per quelle colte fra noi, ogni stilla d’Amore spremuta a questo mondo è una goccia di odio che scompare dall’infinito che ci avvolge. Anzi la nostra capacità di ragionare ci ha reso sempre più preziosi in quanto capaci di creare Amore, di darne e di riceverne e l’Amore di cui siamo pieni annienterà tutto l’odio dell’universo. Per questo Dio tiene a noi, per questo instilla continuamente in noi granelli del suo Amore, perché la nostra peculiarità e quella di ragionare e poterli quindi moltiplicare infinitamente per restituirli a Lui.

Quante volte Dio si manifesta in ogni cosa che accade, quante volte la nostra meraviglia provoca emozioni, sensazioni, commozioni che ci danno pace e serenità; una nascita, un tramonto, un bagno in un mare calmo, un sorriso, un dolore, una lacrima, un pezzo di pane, questi sono i granelli di Dio che si moltiplicano in noi. Ma per contrastare l’odio non basta, non è bastato sulla terra e allora Dio, che ci ama immensamente, è venuto tra noi a parlarci di questo Amore.

Tante sono state le manifestazioni di Dio fra noi. Ogni volta che l’umanità ha sentito che poteva fare qualcosa per far sì che questi granelli si lasciassero plasmare Dio era fra noi. Ogni volta che nasceva una nuova fede Dio era presente, ogni volta che una nuova fede prendeva il posto di quella precedente, ormai lontana dalle ideologie e dalle aspettative che le avevano dato forma, Dio era presente, ogni volta che un uomo oppresso dalla propria indifferenza e dalla propria cattiveria, si elevava sopra di sé e concepiva un atto d’Amore comunicandolo agli altri e tramandandolo dopo di sé, Dio era presente.

Gli uomini che sono stati e sono ancora oggi capaci di elevarsi sopra l’odio che ci amalgama hanno avuto lo straordinario dono di ricevere Dio dentro di sé e di lasciare che li guidasse per diffondere l’Amore. Anche quelli che oggi ci appaiono così distanti dal poter essere annoverati fra i prescelti, nel tempo in cui lo sono stati erano la massima autorità che in quel momento il resto dell’umanità sarebbe stata capace di accettare, comprendere e seguire. Anche quelli che ci appaiono oggi così lontani dall’essenza divina sono stati necessari in quel luogo e in quel preciso periodo, perché soltanto quel tipo di manifestazione avrebbe potuto dare i suoi frutti d’Amore, anche se non sempre è stato così, anche se non sempre ci sono riusciti. Zarathushtra, il primo Buddha e tutti quelli che gli sono succeduti, Abramo, Confucio, Aken Aton, Mosè, Maria, Paolo di Tarso e mille altri sconosciuti del passato. Maometto, San Francesco d’Assisi, Gandhi, Martin Luter King, Madre Teresa di Calcutta, Pio da Pietralcina, e mille altri sconosciuti e conosciuti dell’età moderna. Dio ci vede, ci osserva ed ha bisogno di noi tanto quanto noi lo abbiamo di Lui, in fondo ne siamo parte. I minerali che compongono il nostro corpo sono nati da lui, sono Sua emanazione e la piccola luce che si nasconde dentro di noi è il Suo Amore che vagabonda per l’universo in attesa di essere raccolto. Questi uomini e queste donne ne sono la dimostrazione, in loro Dio ha impresso il proprio marchio, sacrificando un po’ di quell’Amore che aveva già raccolto e riversandolo nelle loro essenze. In questo modo li ha resi particolari e capaci di diffondere, ognuno a proprio modo, ognuno nel suo tempo, la visione divina, il progetto, il fine, il termine ultimo da raggiungere. Dio ha prelevato una parte di Sé per depositarla nelle coscienze di alcuni uomini e donne perché a visto che attraverso di noi, tramite l’Amore di cui saremmo capaci, può recuperare tutto Se stesso e far scomparire l’odio. Proprio noi che siamo capaci delle più infime cattiverie siamo nello stesso tempo in grado di compiere atti munifici e di enorme fraternità. Amatevi gli uni gli altri, è questo che Dio ci sta chiedendo perché più Amore noi siamo in grado di dare e più ne preleverà da noi quando torneremo a Lui annichilendo così nello stesso tempo l’identico quantitativo di odio dall’universo.

A volte ci chiediamo perché alcune persone muoiono, giovani, forti, prestanti, intelligenti, sofferenti, bistrattate, umiliate, vinte. Muoiono perché in quel momento hanno raggiunto l’apice della loro capacità di creare Amore. Si muore quando abbiamo già seminato amore intorno a noi, quando non abbiamo più alcuna possibilità di crearne ancora se non morendo. Abbiamo già divulgato la Sua parola con i nostri atti, con le azioni, con le carezze ed i sorrisi, siamo stati amati e odiati, abbiamo votato la nostra vita ad influenzare gli altri e questo vale sia per Madre Teresa di Calcutta che per il derelitto che ha assistito. Tutti noi in fondo non abbiamo mai pensato che lei potesse morire, era un segno, un simbolo, come se ci fosse sempre stata, come se ci dovesse sempre essere, per questo infine è morta. Per divenire quel simbolo per tutti noi e dare vita a nuovo Amore, per essere poi dimenticata e lasciare il posto a chi potrà meglio di lei, in altri posti, in altri tempi, essere un nuovo simbolo nei modi che saranno necessari domani. Quando Madre Teresa è morta Dio ha raccolto una quantità immensa di Amore riportandola in Sé ed in quel modo è riuscito a far svanire la stessa quantità di odio dall’infinito. Per questo Dio tiene a noi in modo particolare, perché siamo capaci di sentire, trasformare, tramandare, donare e ricevere Amore. Anche i sassi della Luna e la luce delle stelle sono puro Amore di Dio, ma diversamente da noi non sono in grado né di amare né di essere amati e Dio li sta recuperando, risucchiando lentamente a se l’universo che si è espanso dopo l’esplosione della Sua gioia e che adesso sta cominciando a contrarsi per ritornare ad essere tutto e niente. Ma Dio deve recuperare ogni più minuscolo frammento sparso nell’infinito, non lascerà mai che nemmeno uno solo si possa perdere rimanendo odio. Allora si serve di noi per lasciare che in noi l’amore sia così immenso da annientare l’immensità dell’odio e quando abbiamo raggiunto il nostro massimo ci riprende a Sé, in modo che il dolore della nostra morte crei e diffonda, in chi rimane, ancora più amore di quanto avremmo mai potuto fare rimanendo vivi. Per questo muore anche il derelitto tra le braccia di Madre Teresa, per donare a lei ancora più Amore di quanto avrebbe mai potuto fare continuando a vivere e in questo modo divenire smisurata fonte di Amore da tornare in Dio, facendo in questo modo scomparire la stessa misura di odio. Per questo noi soffriamo per la scomparsa dei bimbi d’Africa e per quella dei nostri cari, perché in questo modo diamo vita a quell’Amore che fino ad un attimo prima non provavamo verso di loro e un attimo dopo siamo in grado di trasferire agli altri, consolandoci a vicenda, stringendo una mano, abbracciando, donando un niente della nostra esistenza che diventa l’immenso per chi lo riceve.

Oppure si muore perché non siamo ormai più in grado di dare o ricevere Amore, come non lo siamo mai stati, allora veniamo strappati alla vita e gettati nella melma, quell’agglomerato informe e senza identità, senza unicità, senza peculiarità che sarà la protagonista dell’ultima immane battaglia. Quella in cui Dio, con l’immensità del proprio Amore sconfiggerà definitivamente l’odio, riprendendosi una volta per tutte ogni più piccola parte di Sé. Ma per fare questo avrà prima premura di recuperare quanto si rivolgerà a Lui con il Suo stesso Amore e con questa carica generare il più smisurato perdono e Amare infine sconsideratamente, indissolubilmente, eternamente anche la melma dell’universo.

Dio ci è stato vicino fin dal primo momento, fin da quella prima scintilla che è scoccata dal primo neurone di un’ameba nel bel mezzo del brodo primordiale. Ha riconosciuto in quel bagliore la sua stessa sostanza e da lì ha cominciato, con gioia e meraviglia, ad accumularci in sé più della terra rossa di Marte, più di Proxima Centauri, poi ad un certo punto non è più bastato. Abbiamo continuato inesorabilmente a progredire, a svilupparci ad essere sempre maggiormente in grado di avere nostri propri intenti allontanandoci inesorabilmente da Lui. Per milioni, miliardi di anni Dio ha colto di noi chi della Sua Amorevolezza ne fosse colmo per propria facoltà, scartando, sembrava inesorabilmente, chi invece se ne fosse allontanato, ma l’illimitatezza del Suo Amore non poteva assolutamente lasciare che questo continuasse ad accadere, per questo, più si evolvevano le menti e i tempi, più Dio ha innestato parte di Se in quelli di noi maggiormente predisposti, per divenire Amore divino e aiutare altri a divenirlo a loro volta, come Zarathushtra, il primo Buddha e tutti quelli che gli sono succeduti, Abramo, Confucio, Aken Aton, Mosè, Maria, Paolo di Tarso e mille altri sconosciuti del passato. Maometto, San Francesco d’Assisi, Gandhi, Martin Luter King, Madre Teresa di Calcutta, Pio da Pietralcina, e mille altri sconosciuti e conosciuti dell’età moderna.

Dio si è rivelato ovunque nel mondo ed in ogni luogo ed in ogni tempo lo ha fatto nell’unica maniera che in quel particolare incontro spazio-temporale, avrebbe dato i migliori frutti. Ogni credo che è comparso è il risultato della manifestazione di Dio tra di noi, tutte le fedi sono vere e reali, sono ciò che in quel determinato territorio e in quel preciso momento poteva divenire e i successivi cambiamenti, le evoluzioni o le involuzioni sono dovute alla contemporanea trasformazione della cattiveria e alle manipolazioni che l’odio, tramite l’azione dell’uomo, è stato capace di operare sulle fedi, originariamente colme d’amore e sorte per riconoscere la nostra appartenenza a Dio, qualunque esse fossero. In ogni momento Dio è tornato tra noi per darci nuovamente la Sua forza e la Sua energia, la sua parola ed il Suo Amore, affidando a quelli che portavano dentro di se la potenzialità della divulgazione e della santità, una piccola luce del Suo proprio Amore perché questo fosse ancora e con nuovo vigore e rinnovato entusiasmo, la fonte della salvezza dell’umanità e dell’universo intero. L’impossibile vittoria dell’odio sull’Amore porterebbe all’insostenibile sopravvento della cattiveria e alla completa trasformazione di tutto ciò che adesso è, grazie a Dio, in un niente assoluto di odio che paradossalmente non potrebbe mai divenire il tutto, in quanto proprio nemico del tutto e del niente, perché distruggerebbe anche sé, conducendo all’esaurimento l’energia dell’Amore e ad un vuoto incommensurabile e mai più colmabile. La vittoria del male sul bene porterebbe irreversibilmente al niente privo di Amore; quindi, senza sostanza e senza mai più alcun tipo di energia atta a creare. Il niente di Dio è invece un tutto pieno di Amore pronto, in ogni momento, a diventare ancora e per sempre vita.

La nostra storia con Dio, quella consapevole e confrontabile, è disseminata di esperienze che variano nei tempi e nei luoghi, cambiando, maturando, evolvendo man mano che l’umanità stessa apprendeva nuove capacità di comunicare Amore, ma se osserviamo le fedi e le religioni dell’antichità possiamo candidamente notare che tutte mostrano un Dio iroso, suscettibile e pronto alla punizione, un Dio che pretende indiscutibilmente, che detta leggi inosservabili dalla natura umana, il rapporto con Dio si inaridisce ogni volta in un semplice contratto di dare per ricevere, i riti di comunione e comunicazione perdono sempre dopo poco la loro funzione principale di evocazione e invocazione d’Amore trasformandosi in una semplice e chiara richiesta terrena. Un Dio che punisce sempre di più un uomo che sempre di più è portato a credersi dio. La punizione che Dio ci riserva è quella di non essere raccolti, di non essere riportati a lui nella nostra unicità di Sua particella che si riunisce in un contro orgasmo finale che risucchierà tutto e il tutto, ma per essere poi annientati dalla potenza dell’Amore riunito, che schiaccerà la melma di odio senza identità che fino all’ultimo istante cercherà inutilmente di contrapporsi a Dio, senza nemmeno riuscire a concepire, a comprendere, a realizzare che anche la sua esistenza continua grazie a Dio. Quella sarà la battaglia finale narrata da infinite mitologie umane, da ogni credo, da ogni fede, un’apocalittica lotta finale che l’Amore dovrà sostenere per ricostituirsi nella sua totalità.

Ma Dio ci ama e non può permettere che noi andiamo inutilmente a finire in quella melma, nell’ade, nell’ inferno, nella geenna, nel tartaro o comunque la si voglia chiamare, Dio desidera la nostra salvezza, desidera comunicarci Amore e renderci Amore in Lui. È per questo che ad un certo punto ha compiuto un atto che ha sconvolto, stravolto e frantumato l’odio, vincendolo ancora una volta, che ha disorientato e turbato ogni uomo ed ogni donna della terra ed ogni anima vagante dell’universo, ha compiuto un atto che ha svelato appieno la sua immensa, smisurata, amorevole misericordia, ha perdonato, di quel perdono strettamente umano e terreno che per comprenderlo e farlo proprio, è venuto a conoscere e assimilarlo direttamente tra di noi.

Fino a quel momento quello che ci era stato mostrato era un Dio Tiranno, un Dio da temere e ossequiare, i cui comandamenti, presso ogni popolo e ogni cultura altro non erano se non la dimostrazione che l’uomo vive nel peccato, che l’uomo è peccato fatto carne. I comandamenti più famosi sono quelli che Dio ha lasciato nelle mani di Mosè per il Suo popolo eletto, in quel momento, in quel luogo e da subito si sono dimostrati ciò a cui l’uomo non può sottrarsi, ciò che l’umanità può attuare solo razionalmente e, oserei dire, mai per istinto naturale. I temi trattati dai comandamenti del monte Sinai ma del resto tutte le richieste divine ricevute da sempre dall’intera umanità, rispecchiano in modo acuto e specifico i pensieri e le azioni che l’uomo ha propri e che istintivamente compie. Si può rinunciare alla donna d’altri ma come impedirci di desiderarla e lo stesso vale per la cosa d’altri. Si può ubbidire ai genitori, anche amarli a prescindere, ma onorarli e rispettarli senza mai sentirli diversi non è possibile. Rubiamo, rubiamo tutti anche senza armi in pugno, anche cinque minuti al lavoro o cinque minuti al riposo, rubiamo di continuo, ogni giorno, in ogni occasione e per fargli compagnia mentiamo, anche solo sull’età, sul peso, su quello che siamo e su quanto valiamo, magari essendone pure fermamente convinti. Non uccidere sembra poi il peccato più semplice a cui attenersi ma in realtà lo facciamo quotidianamente, uccidendo le nostre passioni, le nostre intenzioni, noi stessi un po’ alla volta, fumando, bevendo, assumendo droghe o mangiando a dismisura, senza contare quanti poi muoiono per quello che noi indossiamo, per quello che beviamo, mangiamo o comunque consumiamo, sfruttati in un luogo lontano e sconosciuto. Quelli che uccidiamo guardando inermi la televisione, mentre la cronaca scorre silente sotto i nostri occhi e qualcuno che la pensa diversamente da noi si ribella, in uno sperduto angolo di mondo e muore, sterminato da chi si vuole assicurare che tutto rimanga esattamente com’è, per far sì che perseveriamo ad annientarci davanti allo schermo e poter continuare ad approfittare bellamente di noi. No, non siamo fatti per questi comandamenti, non siamo capaci di sentirli nostri, pur percependo chiaramente la loro perfezione, la loro sublimità, la loro assolutezza. Ubbidire a questi comandamenti non permette di vivere in questo mondo. Né di ossequiare Dio, perché fra tutti quello che in maniera decisamente più incondizionata non riusciamo a seguire è quello di rendersi ad un unico Dio. Ma il problema non sono i Santi, gli Imam o i Buddha, non sono Ganesh, o Amaterasu, sono la fama, la gloria, il denaro, la musica, il vino, la birra, il sesso. Questi e tanti tantissimi altri sono i nostri dèi, quelli a cui ci votiamo ogni giorno, quelli per cui lavoriamo, rubiamo, respiriamo, quelli per cui viviamo. No, decisamente questi comandamenti non sono fatti per noi, non sono stati fatti per noi se non per farci capire chiaramente, semplicemente, palesemente che noi non siamo e non potremo mai essere Dio. Non potremmo essere nessun dio, se non amare per poter ritornare ad essere IN Dio. Questi comandamenti non sono fatti per l’uomo perché sono fatti da Dio, per Dio. Questi comandamenti rappresentano quello che Lui, a differenza, estrema differenza, di noi, è. Lui è capace di amare anche noi così spontaneamente malvagi, non ci ucciderà mai ma ci porterà a sé, non ci ruberà niente ma ci donerà ogni volta la possibilità di affrontare le nostre miserie e i nostri insormontabili dolori, non ci mentirà mai, non pretenderà mai noi o qualcosa di nostro perché tutto già gli appartiene. Non c’è altro Dio all’infuori del puro stupefacente Amore.

Non avrai altro Dio all’infuori di Me. Per Lui è così, noi ne abbiamo migliaia.

Non nominare il nome di Dio invano. Per Lui è così, noi lo facciamo continuamente.

Ricordati di santificare le feste. Per Lui è così, noi ne sappiamo solo approfittare.

Onora il padre e la madre. Per Lui è così, noi riusciamo solo ad odiarli e perderli in silenzio.

Non uccidere. Per Lui è così, noi non ce ne accorgiamo neppure.

Non commettere atti impuri. Per Lui è così, noi siamo capaci di sodomizzare anche i più puri.

Non rubare. Per Lui è così, noi lo facciamo in continuazione.

Non dire falsa testimonianza. Per Lui è così, noi siamo bravissimi a mentire anche a noi stessi.

Non desiderare la cosa d’altri. Per Lui è così, noi viviamo di questo desiderio.

Non desiderare la donna d’altri. Per Lui è così, noi viviamo con questo desiderio.

Questi sono i comandamenti di Dio, questo è Dio, questo è il Suo Amore, questo è Amore. Ma non siamo stati capaci di fare nostro questo precetto e accettare la nostra inferiorità, convinti di poterLo truffare non guardando i nostri peccati per non renderli visibili a Lui e sentirci finalmente, definitivamente, una volta per tutte come Lui, anzi Dio.

Il Dio tiranno dell’antichità compie allora un passo importante per il completamento della propria riunificazione. All’inizio la sua scintilla d’Amore ci ha donato la vita, Dio è in noi in quanto è in noi una microscopica particella del Suo Amore originario. Successivamente ha instillato in alcuni di noi una dose aggiuntiva di Amore, per aiutarci a divenire noi stessi Amore attraverso le azioni e le parole di questi uomini e di queste donne che hanno votato la loro vita ad amare gli altri. Infine, Dio ha trovato questa nuova fonte di Amore capace di espandersi a dismisura dentro e fuori dall’umanità, è venuto fra noi per comprendere i nostri dolori, per sentire su di sé le nostre disgrazie, le paure, la rabbia, la cattiveria, per provare su di sé l’odio degli altri, la loro invidia, la loro superbia, la loro indifferenza e la loro furia omicida e li ha perdonati perché non sapevano quello che facevano. Ha scelto divinamente di fare questo passo è si è fatto uomo in Gesù.

Diversamente da ciò che aveva fatto fino a quel momento e che avrebbe continuato a fare anche dopo, non si è limitato a versare, come miele sull’anima, il suo Amore in quelli fra noi potenzialmente più capaci di trasmettere la Sua parola, ha scelto il luogo e il momento più opportuni, ha eletto la donna più pura per accogliere il Suo seme carico di Amore concentrato, di Sua integrale e incontaminata essenza e ha trasmesso una parte di sé in un corpo umano. L’origine Dio, il seme lo Spirito Santo, il figlio essenza della sua essenza Gesù.

Quello che ha rappresentato per l’umanità tutta il passaggio di Gesù fra di noi è una constatazione oggettiva, ma ancor di più è quello che ha rappresentato per Dio. Ha provato sul Proprio corpo le nostre emozioni e i nostri turbamenti, ha vissuto come noi ogni attimo dal concepimento alla morte, facendo tesoro di ogni sensazione per comprendere, come solo un vero Padre come Lui è in grado di fare, la nostra debolezza di figli e poi perdonarci. Ha insegnato a noi il Suo perdono, ha reso noi capaci di perdonarci amandoci gli uni gli altri, anche quando ci scambiamo le peggiori cattiverie, lasciando in noi il desiderio di andare oltre l’odio che ci avvinghia e cercare ogni volta di ritrovare noi stessi e le persone intorno a noi. Una nuova dura prova da affrontare, da superare, da accettare, da fare propria, da fuggire con disperazione, rimpiangerla, sentirne la mancanza, desiderarla e tornare ancora testardamente ad affrontarla pur con la più aspra cattiveria nell’anima. Ed è con questa nuova visione di noi che da quel momento Dio ha potuto continuare a perdonare, a perdonarci ogni più abietta azione. Un’arma unica e irripetibile per combattere definitivamente l’odio e sconfiggerlo senza tema.

Il perdono è senza eguali, è la più alta dimostrazione d’Amore, è la completa accettazione del male che ci è stato fatto. Noi, che siamo capaci delle più avide crudeltà verso noi stessi e verso gli altri ci esaltiamo in queste compiendo in tal modo le peggiori malvagità verso Dio, nostra sorgente e nostra foce, e lui ci premia nonostante tutto con la più elevata dimostrazione di Amore paterno e materno perdonando ogni nostro peccato verso noi e verso l’umanità e quindi verso di Lui, inondandoci immeritatamente di benevolenza assoluta. Questa è la Parusia, questa è la fine dei tempi, dei nostri tempi, di ognuno di noi di volta in volta, questo è il ritorno in gloria di Gesù, il perdono fatto uomo, il perdono per l’umanità intera, per tutti coloro che saranno in grado di pregarlo, umilmente, miseramente, teneramente come solo un figlio sarebbe in grado di chiedere ai propri genitori. Soltanto coloro che vorranno, in propria deliberata autonomia, eviteranno di chiedere perdono e si meriteranno quella melma che non ultima sarà la loro dimora, per un eternità che contrariamente al suo significato avrà un giorno una fine, il giorno in cui l’umanità sarà definitivamente tornata alla sua origine prima e nell’apocalittico ultimo scontro tutto l’Amore di cui saremo colmi strapperà alla melma ogni più misero e miserrimo, infimo, impercettibile granello dell’essenza di Dio ancora sparso nell’universo. Allora sarà la decisiva, terminale fine dei giorni e dopo miliardi di anni o un attimo Dio tornerà ad essere l’uno e il tutto, il tutto e il niente, l’assoluto che in un impeto di immensa, estrema, incondizionata gioia esploderà di felicità per tutto l’Amore del mondo.