1992

1992

Illusioni

disillusioni

delusioni

un breve ritorno

cerchi le vette

negli abissi del mare

è qui

che tocchi il fondo

più profondo

e da qui

che puoi solo risalire

scavi

raschi

le unghie ti sanguinano

insisti

ma non puoi andare

più giù di così

ti copri gli occhi col fango

e cieco continui a scavare

incredulo

che possa capitare a te

che sia capitato a te

fingi

fingi

fingi

fingi

ma non potrai continuare a fingere

dentro stai morendo

fuori fingi

dentro marmo

fuori sorridi

dentro lava

fuori ghiaccio

scioglierà.


5 GENNAIO 1992
Durante la vacanza a Vienna mi sono innamorato di questo meraviglioso pittore e avere le sue opere ad un passo da casa è un occasione da non perdere.

AGOSTO 1992
In vacanza a Praga.
CARO DIARIO...

17 febbraio – Sono le 17 di lunedì 17 febbraio, davanti alla casa di riposo Pio Albergo Trivulzio un'autocivetta dei carabinieri con al suo interno il sostituto procuratore della Repubblica Antonio Di Pietro è in attesa, si sta indagando su un giro di tangenti nella sanità milanese; d’accordo con il magistrato l'imprenditore Luca Magni entra per consegnare una "mazzetta" da 7 milioni di lire al presidente Mario Chiesa, esponente del partito socialista; non appena ha intascato i soldi Chiesa viene tratto in arresto per concussione e messo sotto interrogatorio. È l'episodio chiave che scatena una bufera giudiziaria nello scenario politico nazionale e nel mondo dell'imprenditoria e dell'alta finanza scoppia “Tangentopoli”, l'inchiesta denominata Mani pulite condotta da un pool di magistrati guidati dal procuratore capo Francesco Saverio Borrelli, tra i quali figurano Gherardo Colombo e Ilda Boccassini; a pochi giorni dalle elezioni del 5 aprile per le quali si profila un'alleanza tra Democrazia Cristiana e Partito Socialista Italiano l'arresto dell’esponente politico destabilizza e mette sulla graticola politici di tutte le forze parlamentari; le rivelazioni di Chiesa fanno emergere un quadro più fosco di quello che i giudici si sarebbero potuti aspettare, per otto imprenditori coinvolti negli appalti della sanità lombarda scattano le manette e l’anno successivo arriveranno i primi avvisi di garanzia per politici e personaggi istituzionali travolti da un fiume in piena che travolge PSI, DC, e PDS, l’ex PCI; ogni giorno si aggiorna l’elenco di indagati e arrestati, semplici impiegati pubblici e alti funzionari dello Stato, imprenditori e banchieri ma soprattutto esponenti dei partiti, accusati di finanziarsi illecitamente attraverso mazzette milionarie versate da imprenditori; sarà Bettino Craxi, colui che alla fine pagherà più di tutti che proprio alla Camera dei Deputati ammette la diffusa consuetudine «all'uso di risorse aggiuntive in forma irregolare o illegale»; l’inchiesta prosegue e si allarga a macchia d’olio manifestando tutta la drammaticità dell’evento, in troppi preferiscono togliersi la vita mentre altri debilitati e sconvolti dalla vergogna si lasciano morire; le indagini toccano i vertici della classe dirigente e dopo gli avvisi di garanzia per quattro diversi capi di imputazione Bettino Craxi è costretto a dimettersi dal PSI, dopo averlo guidato per 17 anni, il declino lo porta alla latitanza ad Hammamet in Tunisia da cui non farà più rientro in Italia, ma saranno molti i politici costretti ad uscire di scena o a ridimensionare notevolmente la loro posizione, i grandi partiti come la DC, il PSI, il PSDI e il PLI tramontano definitivamente lasciando il posto alla cosiddetta Seconda Repubblica dopo oltre milletrecento sentenze il cui primo atto è l'abolizione dell'immunità parlamentare; nuove personalità si affacciano alla ribalta destinate ad influenzare la politica dei decenni successivi, Silvio Berlusconi che fonda Forza Italia, Umberto Bossi che porta a livello nazionale la Lega Lombarda; come sempre la storia la scrivono i vincitori e non sapremo mai se le mani sono state pulite tutte ma è indubbio che quella stagione ha contribuito a svelare i meccanismi della gestione della cosa pubblica e nonostante fondamentalmente oggi nulla sia cambiato è diventato più normale denunciare e le tantissime denunce da allora sono il pacifico sintomo che il sistema cerca insistentemente di riaffermarsi. Un’inchiesta che avrebbe dovuto sfociare in una rivolta civile ma non sarebbe comunque servito a niente, il sistema può funzionare sempre, allora perché non riprovarci.

23 maggio – Era dal dicembre 1987 con la sentenza con cui si concludeva il primo maxiprocesso a "cosa nostra" con la condanna di 360 imputati che la sensazione di essere tra i principali bersagli della mafia accompagnava il giudice Giovanni Falcone, isolato anche fra i colleghi per la sua spregiudicata condotta, il 20 giugno del 1989 un agente della scorta rinviene nelle vicinanze dell’abitazione del giudice un borsone pieno di dinamite, nel 1991 abbandona Palermo per dirigere la sezione Affari Penali del ministero di Grazia e Giustizia guidata da Claudio Martelli insieme al quale s'impegna nella costituzione della Superprocura antimafia un coordinamento nazionale tra le procure impegnate nella lotta a "cosa nostra" e per questa ormai Falcone è solo un nemico da abbattere; per ordine del capo della cupola, Totò Riina, viene progettato un blitz contro il magistrato e il ministro Martelli, rimandato per compere al suo posto un altro altrettanto efferato delitto, l’assassinio del deputato DC Salvo Lima, ucciso il 12 marzo 1992; ma la mafia non abbandona l’idea; Sabato 23 maggio alle 17.40, Falcone e la moglie, Francesca Morvillo, atterrano all'aeroporto palermitano di Punta Raisi poi a bordo di tre Fiat Croma blindate, una delle quali è guidata dallo stesso magistrato con accanto la moglie, si dirigono verso Palermo ma pochi minuti dopo all’altezza dell'uscita di Capaci, Bernardo Brusca, la mano assassina di Bernardo Provenzano e Totò Riina, aziona il radiocomando che fa esplodere cinquecento chilogrammi di esplosivo, nascosti in un tombino dell’autostrada, sono le 17,56 quando addirittura l'istituto di Geofisica registra la tremenda esplosione, l'asfalto non c'è più e al suo posto rimane solo una voragine larga trenta metri e profonda otto contenente un ammasso confuso di macerie, lamiere e corpi; nell’auto di testa muoiono gli agenti Antonio Montinaro, Rocco Di Cillo e Vito Schifani, poi l’auto del giudice spezzata in due l'auto con la coppia ancora in vita trasportata d'urgenza all'Ospedale civico di Palermo ma dopo due ore di agonia si spegne Giovanni Falcone e tre ore più tardi Francesca Morvillo, gli altri tre agenti e alcune persone coinvolte nell’esplosione rimangono gravemente ferite; lo sgomento attraversa il paese vite perse e perso il simbolo della lotta a “cosa nostra”, rabbia verso la politica che raggiunge il suo apice ai funerali nel duomo di Palermo, ai quali partecipa anche il neoeletto presidente della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro; una cerimonia commossa rimasta impressa nella memoria collettiva della storia italiana grazie al drammatico messaggio della vedova Schifani rivolto ai mafiosi; le indagini portano velocemente a mandanti ed esecutori e si concluderanno con i memorabili arresti di Provenzano nel 1993 e Rina nel 2006. Ma tanto loro non si pentono.

19 luglio – Non sono ancora trascorsi due mesi dal tragico agguato al giudice Giovanni Falcone, le indagini stanno ancora muovendo i primi passi e la mafia affonda ancora il coltello nella fragile giustizia italiana; sono le cinque del pomeriggio a Palermo, in via D'Amelio il giudice Paolo Borsellino e la sua scorta stanno lasciando la casa dell’anziana madre del magistrato dopo la consueta visita, una tremenda esplosione scuote l’intera città trasformando via D’Amelio in un inferno di fiamme, morte e distruzione lasciando a terra i corpi ormai senza vita del giudice Paolo Borsellino, procuratore aggiunto della Repubblica di Palermo, e degli agenti della scorta Claudio Traina, Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli e Eddie Walter Cosina; come dopo ogni tragico evento cominciano subito le polemiche sulla sicurezza e in particolar modo sulla scomparsa dell'agenda rossa di Borsellino che sfociano nell’ipotesi della presunta trattativa tra Stato e mafia, arrivando addirittura a parlare di "strage di Stato"; le indagini non finiscono mai e solo nel 2008, grazie alle rivelazioni di Gaspare Spatuzza, incaricato di rubare la Fiat 126 poi imbottita di tritolo per causare la strage emergono le responsabilità del clan mafioso Brancaccio. Ma tanto loro non si pentono.

28 settembre – Arriva dal Giappone e contagia immediatamente tutti gli Italiani, un microfono, una base preregistrata, uno schermo su cui scorrono le parole della canzone e la voce di chiunque se stonata è quasi meglio è il Karaoke; grazie alla trasmissione condotta da Rosario Fiorello, al suo esordio televisivo, alle 20,00 su Italia 1, che gira le piazze d’Italia cominciando da Alba, dando a persone comuni la possibilità di esibirsi dal vivo con allegria e autoironia, senza competizione; premiato da ascolti record, impensabili persino per gli stessi autori del programma, il successo del karaoke in pochi anni diventa un fenomeno di costume che si materializza nei bar e nei pub ed entra nelle case, grazie alla versione elettronica; il successo del programma televisivo lancia Fiorello come nuovo prototipo di showman. Alzi la mano chi non ha cantato.

23 novembre – È l’IBM ha presentare il primo smartphone della storia, l’innovazione di avere in tasca un mezzo attraverso il quale inviare e ricevere email e fax, gestire contatti e file, fare calcoli, prendere appunti, fare i conti se avanza tempo anche giocare, il tutto gestibile con un pennino sullo schermo touchscreen; è il Simon Personal Communicator, il telefono cellulare con funzioni di palmare che l'IBM presenta al COMDEX di Las Vegas, il primo smartphone senza ancora sapere di esserlo; arriverà sul mercato due anni dopo al prezzo di 900 dollari, uno stipendio medio dell’epoca per un telefono con display in bianco e nero, 1 MB di RAM e una batteria che si scaricava a vista d’occhio in un epoca in cui le batterie duravano anche una settimana, eppure fu la straordinaria innovazione tecnologica che venti anni dopo ne porterà uno o addirittura due nelle nostre tasche; forse fu ritenuto per errore un punto di arrivo in un campo in cui già da molti anni gli obbiettivi diventano obsoleti mentre li si sta raggiungendo ma l’IBM non riuscirà a sfruttare questo vantaggio rimanendo arroccata sulle proprie posizioni conservatrici e la poca lungimiranza farà la fortuna della concorrenza. La frenesia tecnologica del non mi basta, del sempre di più ci sta già prendendo la mano.

3 dicembre – È di pochi giorni dopo infatti il primo SMS, un classico: “Merry Christmas”, inviato dal computer dell'ingegnere inglese della Vodafone, Neil Papworth, al cellulare di un collega, i comuni cellulari erano praticamente come un normale cordless di casa e la tecnologia a disposizione non permetteva granché oltre la normale telefonata per questo Papworth  fu costretto ad utilizzare un computer per inviare un messaggio, un SMS: “Short Message Service” in realtà indica il servizio che ne consente l'invio ma l’acronimo diverrà universalmente il sinonimo per antonomasia di “Messaggio”; ci vorrà ancora un anno prima che uno stagista della Nokia, il finlandese Riku Pihkonen riuscisse a far transitare l’SMS fra due telefoni mobili e scatenare un fenomeno di massa che in pochi anni ha sconvolto il modo di comunicare delle persone e l'utilizzo stesso del telefonino, saranno soprattutto i giovanissimi che trovavano più congeniale comunicare tra di loro attraverso i 160 caratteri del messaggino piuttosto che telefonarsi; il numero di caratteri disponibili introdurrà nei dizionari degli adolescenti termini e segni originali che nel tempo influenzeranno il modo di comunicare in generale dei giovani e i linguaggi utilizzati dai media e nella comunicazione commerciale; si stimano più di seimila miliardi di SMS inviati in un anno. Venticinque anni dopo molti non sapranno nemmeno più che il proprio telefono è in grado di inviarli.