DEI E RELIGIONI DEL MONDO
DEI E RELIGIONI DEL MONDO

DEI E RELIGIONI DEL MONDO

In tutto il mondo in ogni epoca, ci sono stati e ci sono ancora culti che hanno per oggetto le più svariate entità, con un incredibile ricchezza di attributi, poteri e rappresentazioni che va al di là di ogni possibile immaginazione. Dèi e dee, spiriti e demoni, numi e folletti hanno accompagnato e sovente perseguitato i popoli di tutta la terra, che nulla hanno potuto contro quelli malvagi e tutto hanno votato a quelli più benevoli. Il merito però è sempre derivato solo ed esclusivamente da quanto il dio faceva per gli uomini, da ciò che loro donava o da come li proteggeva. Solo allora era un dio buono, a cui si destinavano offerte e a cui ci si rivolgeva durante le preghiere e i riti mentre da quelli maligni si cercava di fuggire o si offrivano sacrifici soltanto per placarne l’ira.

Agli dèi, cosiddetti buoni, sono chiaramente riservate le raffigurazioni migliori, sono belli, imponenti e radiosi, mentre quelli cattivi vengono rappresentati da tutto ciò che è semplicemente brutto, insidioso o pericoloso e le immagini ce li mostrano quasi sempre arcigni, violenti e abnormi. Gli dèi positivi comprendono quelli ispirati al sole, che dà calore e favorisce la crescita dei vegetali, la pioggia che porta acqua, dissetando uomini, animali e piante, che però a sua volta, quando diventa tempesta, si manifesta invece in un dio tiranno e distruttore. Il cielo con la sua immensità è abitato dalle più celestiali, da cui il significato della parola stessa, e benigne creature, mentre sottoterra o nelle fitte boscaglie piene di imprevisti, si possono trovare solo spiriti che attentano alla vita di ogni uomo.

Insomma, tutto ciò che porta beneficio è un dio da adorare, considerato forte, fiero e bello, naturalmente con i canoni della bellezza di ogni tempo ed ogni luogo. Diviene così un falco, un toro, una montagna, ha poteri straordinari, conoscenze illimitate ed è pronto ad accudire, insegnare, donare. Tutto ciò che invece porta detrimento alla vita dell’uomo è considerato un dio da temere, da fuggire a cui si offrono doni e sacrifici non per ringraziamento ma solo per chiedere pietà o per accattivarselo, sviando magari le sue ire verso altre persone, altri popoli, altre terre. In fondo che ce ne sia uno o cento, è quello che più o meno consciamente facciamo ancora tutt’oggi. Nei nostri pensieri e nelle nostre azioni più comuni, inveendo contro la malasorte o il dio che adoriamo se buchiamo una gomma, oppure ringraziando il nostro didietro o i Santi in paradiso per una vincita al gioco. Non abbiamo mazze, non viviamo in caverne ma non siamo cambiati poi molto nell’ultimo milione di anni.

Abbiamo ancora paura, di ciò che può accadere, del perché o del quando e la nostra infinita impotenza ci costringe a cercare in qualcosa che non c’è la soluzione ai nostri problemi, la possibilità di avere una speranza che altrimenti non avrebbe senso di essere provata, il desiderio di credere che ci sia un modo affinché tutto vada bene. Anche se in fondo siamo solo uomini, concretamente incapaci di fare del bene, tanto che alla fine anche le religioni, le fedi o i diversi credi sono sempre una buona scusa per dichiararsi guerra.

Che tutto questo sia vero o no loro, i popoli descritti più avanti, ci hanno veramente creduto e lo hanno fatto in tutti i modi possibili e immaginabili pur di conservare intatto e di migliorare il più prezioso dei doni che realmente qualcuno o qualcosa aveva fatto loro e del quale erano realmente incapaci di avere cura, la propria vita.

Loro hanno creduto o hanno voluto credere o sono stati costretti a credere o hanno finto di credere in tutte queste rappresentazioni della malvagità, dell’imprevisto, della fatalità, della speranza, della bontà e dell’amore.

Nello spazio e nel tempo chissà quanti altri ce ne sono, oltre a quelli presenti in questa lista, di dèi, spiriti e demoni dell’umanità, la quale da sempre si e incontrata e scontrata miscelando i propri credi e dando vita a nuove fedi. Dottrine atte a perpetuare l’atavico umano bisogno di rivolgere a qualcuno più potente di noi un pensiero, un’invocazione, una preghiera.

Individuare esattamente quando e dove queste fedi si sono sviluppate diventa con lo scorrere a ritroso dei secoli sempre più difficile. La vastità del pantheon universale, a cui con l’avvicendarsi degli eventi si sono aggiunti nuovi miti e nuovi credi, rende a volte arduo anche solo identificare il dio. L’archeologia e la datazione al carbonio hanno favorito la possibilità di stilare una cronologia degli eventi, ma il ripresentarsi dello stesso dio in vari popoli in vari momenti lascia sempre il dubbio di quale, all’alba dell’umanità possa essere stato quello originario. Gli dèi frigi si identificano con quelli greci, ma i primi hanno assonanze con quelli del vicino oriente e delle influenze indoeuropee. La mitologia greca si amalgama con le credenze etrusche per poi dar vita al pantheon romano. Spiriti, spiritelli e demoni dell’antichità vengono riesumati nel medio evo per poi reincarnarsi in Santi e credenze del cristianesimo. Ebraismo, Cristianesimo e Islam, affondano le radici in una comune origine e condividono quasi tutto ma in maniera completamente differente. La globalizzazione ha poi portato a confondere ancora di più le acque dando ad ogni individuo la possibilità di formarsi il proprio pantheon personale scegliendosi il proprio dio, i propri riti, i limiti a cui attenersi, pregando in maniera buddista il Dio cristiano, esprimendo desideri islamici e attenendosi a regole ebraiche. Ogni religione ha dato vita nelle varie parti del globo a centinaia di sette, più o meno serie, più o meno legate all’ambito puramente religioso e con l’andare del tempo si arriverà forse ad avere un'unica religione frutto dell’evolversi di ognuna di quelle oggi esistenti ma che si manifesterà in milioni di modi diversi ai quattro angoli del pianeta. A pensarci bene è proprio ciò che è sempre accaduto e che accade ancora oggi. In fondo preghiamo tutti lo stesso dio solo con rituali diversi e soprattutto con aspettative diverse.

AMERICA DEL NORD

I culti nordamericani mostrano un fondamento comune rappresentato dall’intensa spiritualità degli dèi venerati, ve ne sono addirittura alcuni completamente privi di un corpo che in qualche modo li identifichi o ne dia la possibilità di rappresentarli. La loro peculiarità è infatti quella di essere percepiti e adorati anche soltanto come puro spirito. Fra questi possiamo nominare Wakan, Tirawa e lo stesso Manitou, il più conosciuto degli dèi del pantheon americano, vera e propria espressione della potenza della natura se non addirittura la natura stessa, creatrice e progenitrice dell’intera umanità.

Discendenti da popoli migrati dalle tundre siberiane durante una fase di glaciazione terrestre, i cosiddetti Nativi Americani, portarono molto probabilmente con loro le proprie usanze e un culto primordiale che a seguito dell’espansione nel continente, ha dato vita a fedi che mostravano solo lievi differenze nei nomi o in alcune particolarità dei vari dèi, mantenendo immancabilmente le costanti fondamentali della presenza universale e nel contempo della profonda capacità di introspezione e della fatalità. Sicuramente rese maggiormente esternabili dalle vastità dei panorami e dalla varietà e abbondanza di frutti della terra.

 

Il principio di questa religione è il rispetto. La stima e l’amore verso ogni singolo componente della natura. Tagliare un albero, spaccare una pietra, uccidere un bufalo rappresenta un vero e proprio rito di comunione fra la “cosa” e l’essere umano. Essenziale risulta il rassicurare l’oggetto dell’azione, il dio e se stessi che l’opera compiuta viene attuata solo per un fine ultimo superiore, che questo sia la costruzione di un’abitazione o il nutrimento dell’uomo. Sentire la carne mangiata divenire parte della propria carne, sentire sé stessi divenire in parte il bufalo che ha sacrificato la propria esistenza per migliorare e far proseguire quella del genere umano. In realtà niente di diverso da ciò che milioni di persone facevano nel resto del mondo, ringraziando per il cibo ricevuto o per le fortune accumulate. Qui però si percepisce qualcosa che va oltre il tenersi buono un dio per i tempi a venire, vi è una vera e propria comunicazione spirituale con il superiore che, non sempre chiaramente umani siamo, rende inammissibile compiere quegli atti che razionalmente dovessero rivelarsi inutili e infruttuosi. Il fatto che, in tutto il continente americano non vi fosse traccia della ruota, presente in Eurasia da millenni, dimostra che il livello di progresso acquisito era non il massimo raggiungibile, ma il massimo necessario per ottenere una vita degna di essere vissuta. Credete forse che non abbiano mai visto un tronco rotolare e che questo non abbia potuto stimolare l’ingegno di qualcuno? Solo non era necessario, non c’era bisogno di fare scoperte o invenzioni, perché la pace interiore raggiunta dalle comunità soddisfaceva tutti. Come mai se immaginiamo un mago lo vediamo vivere in una catapecchia e non in un enorme palazzo scintillante pieno di comodità? Semplice, perché quando senti che hai tutto, ti basta niente! Le disgrazie e le calamità venivano accettate e metabolizzate con più serenità di quanto era possibile da altre parti, la certezza di un posto nei verdi pascoli del cielo era la sicurezza di non dover, in questa vita, adoperarsi più di quanto strettamente necessario. Era sufficiente pregare, onorare il dio venerato e obbedire ai più naturali comandamenti dettati dal rispetto verso gli altri, dal rispetto verso sé stessi.

Fino a qualche decennio fa queste dottrine apparivano ancora inconcepibili in quanto troppo legate alla terra e alla natura. Teorie teologiche ormai superate nel cosiddetto mondo “civilizzato”, anche se nonostante tutto sempre fortemente radicate nelle superstizioni della gente, che devono essere apparse anacronistiche anche ai primi esploratori del nuovo e sconfinato continente. Oltre che contro le invasioni e i genocidi, nel tempo hanno dovuto misurarsi anche contro religioni forti, affermate e consolidate nei dogmi e nei crismi come le maggiori religioni monoteistiche. Da qualche tempo però, con intensità variabile e spesso sull’onda di mode passeggere hanno avuto anche la loro piccola, infima, rivincita. L’uomo occidentale, lasciato troppo libero dalla benevola mano della chiesa, il cinese votato alla produttività assistita dal proprio culto e l’islamico arrivato troppo tardi per poter ancora avere una base forte in America del nord; dopo aver ottenuto tutto e distrutto tutto, compreso loro stessi e gran parte delle popolazioni originarie di un continente ancor oggi giovane, si sono dedicati alla riscoperta di religioni arcaiche, in realtà non così lontane nel tempo e con bagliori di luce e coni d’ombra hanno dato una nuova dimensione ad una fede assolutamente naturalistica come quella degli indiani d’America. Sul finire degli arrembanti anni Ottanta la New Age, raccogliendo le meditazioni di mezzo mondo ma mantenendo al centro i lenti ritmi e le introspezioni tipiche dei pellerossa, ha riassaporato il piacere di ascoltare il silenzio delle montagne, i piccoli grandi rumori della natura, i suoni dell’infinito. Piaceri assolutamente inesistenti nella caoticità delle industriosissime culture economiche dei nuovi abitanti venuti dall’altra parte dell’oceano. Pur non arrivando a comprendere lo stretto legame fra l’uomo e il resto della natura, la complessità dei riti dedicati ad una pianta a un animale o perfino ad una pietra e il rispetto per queste insignificanti cose, che in realtà abitano insieme a noi la terra che ci è stata data in dono, la pace interiore che è possibile ricavare dai momenti riservati alle inconsce riflessioni stimolate dai rumori e dai silenzi che abitano il continente da millenni, ha dato a molti e ancora dona, anche se come tutte le mode è passata lasciando solo piccole tracce di se, la possibilità di continuare la propria, ancorché inutile, corsa nella vita. In fondo avevano ragione loro, il rispetto per ogni cosa di questo mondo porta ad avere il rispetto anche per gli altri e per sé stessi e a lasciar traspirare fuori e dentro di noi l’amore universale che soffia su tutto e su tutti indistintamente. Ma forse nemmeno i veri americani erano stati capaci di fare propri gli insegnamenti che si tramandavano da secoli, non erano così buoni neppure loro, d’altra parte sempre uomini erano e sono, ancora oggi. Hanno perso i loro territori travolti dalla violenza degli invasori, ma guerre e ostilità fra tribù non sono certo mancate. Nemmeno Manitou era riuscito a donare fino in fondo la pace ai suoi devoti.

I pochi superstiti a guerre, battaglie e riserve, oggi sostentati da sostanziosi contributi statali, a malapena però riescono a tramandare i loro riti e ancor meno la propria fede. Confinati in zone spesso inadatte alle loro origini, sopravvivono più che altro come tradizione, come folclore, come meta di viaggi ed escursioni il cui fine ultimo non è altro che quello di tornarsene a casa con una corona di penne da Toro Seduto o con un amuleto di cui non se ne conosce realmente l’uso né l’effetto. I “Nativi Americani” sono oggi uno scomodo ricordo per la nuova America, un monito perenne delle nefandezze e delle crudeltà che popolazioni più agguerrite e forti sono state capaci di attuare contro propri simili. L’ennesima inutile crociata guidata in nome di un dio che ne disconosce gli atti contro “selvaggi ignoranti”, ha schiacciato e strappato al mondo le potenzialità della meraviglia di un culto dedicato all’amore universale. Azioni e fatti quelli compiuti dai conquistatori europei, che troppo spesso si cerca di dimenticare, sperando ancora una volta che nessuno possa davvero più ricordarlo, per poter infine credere che non sia mai realmente accaduto. 

TOTEM

ALGONCHINI

KITANITOWIT: dio supremo, primo essere esistente eterno onnipresente e buon creatore.

MANITOU: grande spirito e capo di tutti gli altri dèi. Potenza insita in tutte le cose.


APACHES

COYOTE: sconfigge i mostri acquatici e per far ritirare le acque e lasciar sorgere il mondo.


DAKOTA

WAKAN: esseri spirituali universali di tutte le cose, non sono nati e non moriranno mai. Il loro capo è Wakan Tanka Kin, il sole.
 

ESCHIMESI

SEDNA: dea del mare. Signora degli animali marini ma anche dea dei morti.

SILA: sovrano dell’universo, spirito dell’aria regna sulle anime di uomini e animali.

TAKANAKAPSĀLUK: dea del mare. Dalle sue dita tagliate nacquero gli animali marini. La sua ira scatena tempeste ed epidemie.

TULUNGERSAC: essere primordiale dalla forma umana ma chiuso nelle tenebre fino a che non si trasforma in un corvo e crea il mondo.
 

HIROCHESI

HAWENIO: dio creatore, gli veniva offerto il fumo del tabacco bruciato. I cristianizzati continuarono a chiamare con questo nome anche Dio.
 

HOPI

KATCHINAS: spiriti dei morti, abitano il fondo marino ma sono i sovrani delle nuvole e della pioggia. Proteggono i bambini e donano fertilità.
 

HURONI

ATAENSIC: dea primordiale madre di due gemelli creatori del giorno e della notte.
 

IROCHESI

ONGWE: esseri primordiali, simboli di tutte le creature mortali.

TAWISKARON: spirito malvagio che ruba il sole, crea mostri e fa bere l’acqua degli uomini da una tartaruga. Ma anche capace di allontanare tutte le malattie.
 

MENOMINI

MÄNÄBUSH: figlio della madre terra e salvatore. Combatte i demoni malvagi Anamaqkius.
 

MOHAWK

TEHARONHIAWAGON: dio buono, creatore di tutte le cose buone e dispensatore di salute e benessere.
 

NAVAJOS

COYOTE: sconfigge i mostri acquatici per far ritirare le acque e lasciar sorgere il mondo.

ESTANATLEHI: dea creatrice, con la farina di mais e la polvere dei suoi seni impastate ha creato i progenitori dei Navajos. Dea del regno dei morti a occidente, da cui invia agli uomini solo cose buone.

KINEU: aquila d’oro che tiene tra i sui artigli il sole nel cosmico gioco fra gli dèi del cielo e quelli sotterranei.
 

OMAHA

WAKONDA: dio creatore presente in ogni essere, rappresenta il cosmo, aiuta uomini e stregoni.
 

PAWNEE

TIRAWA: dio creatore di tutte le cose messe in ordine dalla sua forza. Ha donato la vita e tutto ciò che è necessario per sopravvivere. Non ha corpo, il vento è il suo respiro, i fulmini il suo sguardo.
 

POMO

MARUNDA: dio creatore del mondo insieme al fratello Kuksu. Diedero la vita con la peluria delle loro ascelle e con il fumo della pipa.
 

PEUBLO

TAWA: grande spirito del sole, progenitore della tribù grazie a “nonna ragno” che insegnò loro la tessitura.
 

POWHATAN

AHONE: dio supremo

OKEUS: dio malvagio antagonista di Ahone.
 

SHAWNEE

PABOTHKWE: creò la terra e quando un diluvio inondò, la ricrea con il fango portatole da un granchio.
 

SIOUX

IYA: incarnazione del male, porta malattie divora gli uomini e le bestie o fa loro del male.

SKAN: dio del cielo, modellatore del mondo, fonte della forza e della potenza. E’ il giudice di uomini e dèi.

TATE: dio del vento che dirige l’andamento delle stagioni. Custodisce il sentiero degli spiriti e lascia passare solo quelli ritenuti degni da Skan.

WHOPE: figlia del dio sole Wi, donò ai Sioux la pipa della pace.

WI: dio del sole onnisciente e difensore della fedeltà.
 

TLINKIT

Tribù nordamericana

YEHL: dio creatore, rappresentato in un corvo che ha volato sulle nebbie primordiali e con le sue ali ha scacciato via la confusione per far apparire la terra.
 

TORO SEDUTO

AMERICA CENTRALE

La zona dell’America centrale è contraddistinta da due diverse e consolidate entità culturali, capaci di opere architettoniche impressionanti, tenendo conto dei tempi e dei modi in cui sono state realizzate e di un declino misterioso e inspiegabile che ha dato la possibilità agli invasori spagnoli di conquistarne l’intero territorio in pochissimo tempo.

Intono all’anno mille, la civiltà Maya, dopo aver conosciuto secoli di progresso e di unità civile, entrò in contatto con i Toltechi, un grande popolo in migrazione che venne assimilato nella struttura sociale già esistente grazie a scambi di esperienze e conoscenze fra le diverse culture, fino a creare una grande coalizione fra i due popoli. Probabilmente questa convivenza non fu però così pacifica come era stato presagito. Pur arrivando a condividere gli stessi dèi, a scambiarseli e crearne di nuovi, frutto della fusione di idoli delle due popolazioni, non mancarono certamente i dissapori. Nacquero conflitti e scontri che per motivi non ancora molto chiari, portarono al potere l’etnia Tolteca la quale smembrò l’impero Maya, suddividendolo in numerose piccole entità, confederate fra loro ma ognuna con proprie leggi e con un diverso governatore ad amministrarla. Mantenendo poi la vecchia insana abitudine del sacrificio cruento, fu ritenuto opportuno immolare sull’altare i vecchi capi Maya, togliendo così alla popolazione il perno centrale della tradizionale unità. Quella forza di coesione tipica di una cultura ormai affermata ma estremamente pericolosa in quel momento per i Tolteci, la stessa energia che sarebbe però risultata molto utile al momento dell’arrivo degli europei. Gli invasori, infatti, trovarono ben poca opposizione fra i disillusi abitanti oppressi e impoveriti. Dopo i primi sporadici contatti che fruttarono agli spagnoli diverse perdite, quando l’invasione si fece più sostanziosa e decisa, non fu trovata alcuna sostanziale resistenza. Agli occhi dei Conquistadores si presentò un popolo stanco che conduceva una vita tranquilla e misera. I templi erano abbandonati e ricoperti dalla vegetazione, le città desolate e semideserte, uno scenario ben diverso da quello che avrebbero potuto osservare solo pochi decenni prima. In breve tempo i Maya-Toltechi cedettero alla potenza delle armi e le poche sacche di resistenza furono presto sedate. Gli invasori non ebbero neppure la necessità di attuare repressioni particolarmente cruente e come avevano fatto poche centinaia di anni prima, ancora una volta i Maya assimilarono la nuova cultura facendola propria insieme alle proprie. In questo modo l’estinzione culturale, del resto già avviata, determinò la propria condanna definitiva, ma consentì la conservazione dell’etnia, delle piccole tradizioni e delle credenze che ancora oggi, benché sovrastate dal Cattolicesimo, possono tramandarsi fra i pronipoti dello straordinario popolo Maya.

La religione era di origine naturalistica, con dèi e dee che rispecchiavano la forza della natura, sia nel senso buono con i dèi del mondo superiore, che in quello cattivo con quelli del mondo inferiore. Pioggia, sole, tempeste e nutrimento sono i classici destinatari di ogni tipo di culto che affonda le proprie radici nelle necessità. A questi idoli venivano offerti numerosi sacrifici nei particolari templi piramidali e spesso si poteva arrivare anche al sacrificio umano, attuato su prigionieri o nemici. Il loro credo arrivava a disegnare nei minimi particolari la terra, considerata piatta, mettere ad ogni punto cardinale un proprio dio guardiano ed al centro di tutto il sole. Gli dèi erano rappresentati antropomorfi ma probabilmente la ricchezza della fauna tropicale e i colori della foresta, stimolarono oltremodo la fantasia dei Maya, che si sbizzarrirono a mescolare le forme umane con quelle di uno o più degli animali che evidenziavano le peculiarità e gli attributi di ogni diverso dio. Il risultato è la creazione di esseri stravaganti, compositi ma armoniosi nella struttura globale, le cui rappresentazioni scultoree e figurative, grazie alle capacità artistiche dei Maya, evocano con grande suggestione la deferenza o il timore che dovevano concretamente incutere nei fedeli durante le celebrazioni e le offerte di sacrifici.

Poco dopo l’anno mille, in un periodo di grandi movimenti di popolazioni nel continente centroamericano, fanno la loro apparizione gli Aztechi. In realtà il nome che loro stessi si davamo era un altro, Tenochca o Mehsheeka, da cui probabilmente il nome del Messico. Questo appellativo invece fu dato loro dai popoli Toltechi che se li videro arrivare in massa nei propri territori, provenienti dalla zona della città di Aztlan. L’incontro non fu per niente pacifico ma anzi dette l’avvio a secoli di guerre interminabili. Spossati dai continui scontri i due popoli cercarono di trovare una soluzione pacifica alla tensione creatasi. Un primo tentativo fallì miseramente nel peggiore dei modi. Culhacan inviò la figlia agli Aztechi come sacerdotessa ma per tutta risposta questa fu scorticata viva in sacrificio agli dèi. Passarono ancora secoli di guerre e un secondo tentativo fruttò risultati migliori. L’unificazione fu attuata mediate l’incoronazione ad imperatore di un rappresentante di entrambe le etnie, Acamapichtli il quale aveva padre Azteco e madre Tolteca. Questo non fece cessare del tutto le rivalità, che portavano a volte anche a scontri violenti e stragi sanguinose, ma dette comunque alle due popolazioni la possibilità di rafforzarne la gerarchia amministrativa fino al punto da arrivare addirittura a intraprendere guerre contro i Maya, tanto per cambiare. Questo loro potere non fu però sufficiente da contrastare l’invasione spagnola. L’imperatore Montezuma cadde nella sua stessa trappola. Cercando di liquidare velocemente lo spagnolo Cortes, gli donò oro in abbondanza, credendo in tal modo di potersene liberare, ma a causa della spudorata cupidigia tipicamente europea ottenne esattamente l’effetto contrario. Se quel popolo selvaggio era in grado di disfarsi di una tale quantità di oro, chissà quanti preziosi dovevano nascondersi nei loro templi e nelle immense foreste. Fu così che in poco più di due anni gli Aztechi dovettero inchinarsi al potere dei nuovi padroni del territorio.

Il rapporto fra il popolo Azteco e i suoi idoli era a dir poco morboso, arrivando persino a credere che gli dèi li osservassero costantemente per controllare se fossero compiuti i sacrifici prescritti o che si celebrassero le feste nei giorni giusti. La conseguenza di questa superstizione era la continua ricerca da parte del fedele di guadagnarsi il favore degli dèi con sacrifici, che il più delle volte avevano come vittima predestinata i prigionieri fatti durante le numerose battaglie combattute. Gli Aztechi non erano un popolo stanziale, vivevano di caccia e di razzie presso le altre popolazioni; pertanto, il loro pantheon non includeva dèi della sfera terrena ma prevalentemente divinità del cielo. Il Colibrì Azzurro, dio del sole, Tezcatlipoca, dio della notte. L’incontro con i Tolteci fece emergere numerose nuove divinità e la loro permanenza in uno stesso territorio per lungo tempo li rese capaci di apprezzare anche l’importanza degli dèi della pioggia, del mais e delle stagioni. Alla base dei numerosi sacrifici umani c’era anche un fondamento religioso basato sulla credenza che gli stessi dèi si fossero immolati per dare vita al sole e di conseguenza era dovere dei fedeli nutrirli con acqua sacra, ovverosia con il sangue. Le feste si tenevano ogni mese ed in quasi ognuna di queste occasioni le offerte fatte agli dèi comprendevano la vita umana. Questo era in fin dei conti il modo migliore per mantenere salda l’egemonia religiosa e amministrativa. Avere il potere di togliere la vita ad un essere umano era il sintomo e il simbolo di una vicinanza agli dèi tale da poter porre termine a ciò a cui gli stessi dèi avevano donato la vita. Molto umano e molto, molto poco spirituale.

QUEZALCOATL

AZTECHI

CHALCHIHUITLICUE: dea delle piante e delle acque correnti, sposa del dio della pioggia Tlaloc.

CHICOME COATL: dea del nutrimento, donatrice del mais. Ogni settembre le veniva sacrificata una fanciulla.

CIHUACOATL: dea della terra e dea madre, aiutò Quetzalcoatl a creare i primi uomini.

CIPACTLI: pesce primordiale a forma di coccodrillo. I quattro dèi, Quetzalcoatl, Huitzilopochtli, Tezcatlipoca rosso e Tezcatlipoca nero, plasmarono la terra dal suo corpo.

COATLICUE: dea del fuoco e della terra, madre degli dèi. Uno smeraldo o una palla di piume la ingravidò, dette poi alla luce Quetzalcoatl.

HUITZILOPOCHTLI: dio guerriero, simbolo del sole e della primavera. Nasce dal corpo di Coatlicue e si contrappone all’oscurità, alla luna e alle stelle.

IPALNEMOA: dio supremo, creatore e conservatore degli uomini.

ITZPAPALOTL: dea del fuoco in forma di farfalla o come essere astrale in forma di cervo.

MAYAHUEL: dea della fertilità e della bevanda inebriante pulque. Quetzalcoatl la rapì e dalle ossa frantumatele dai demoni creò la pianta dell’agave.

MICTLANTECUTLI: dio dell’oltretomba, vive nel gelo del regno dei morti dove ci si ciba di serpenti.

MIXCOATL: dio della stella polare, accese il primo fuoco servendosi dell’universo in movimento. Dio della caccia e padre di Tlahuiz-calpantecutli.

NAGUAL: spirito tutelare personale degli uomini ma anche degli dèi. Si mostra sotto forma di pianta o di animale.

NANAUTZIN: dio lebbroso si sacrificò gettandosi nel fuoco per donare al mondo luce e forza vitale divenendo il sole.

OMECIHUATL: dea primordiale. Diede alla luce un coltello di pietra da cui ebbero vita 1600 esseri divini.

OMETECUTLI: dio primordiale, autore di tutto, addirittura di sé stesso.

QUETZALCOATL: dio del vento, dello zodiaco e signore delle scienze. Gettatosi in un rogo divenne la stella del mattino. Con un impasto composto da farina, osso di pietra preziosa e il suo sangue creò gli uomini e insegnò loro ad alimentarsi con il mais. Rappresentato come un serpente piumato, tra i suoi simboli un coccodrillo, primo segno dello zodiaco Azteco, la chiocciola, con la spirale a significare il tempo e una croce che indica le quattro direzioni del mondo

TECCIZTECATL: dio della luna. Diventato tale dopo che, essendo divenuto un sole come Nanutzin, gli altri dèi gli gettarono un coniglio in faccia tramutandolo nella luna.

TETEO INNAN: Dea della terra e della medicina. Adorata dalle donne come dea del parto e della cura dei figli e dagli uomini come guerriera divina.

TEZCATLIPOCA: dio dei guerrieri e vendicatore delle azioni malvagie. Con il suo specchio osservava, giudicava e puniva o ricompensava tutte le azioni umane. Gli venivano tributati sacrifici umani strappando il cuore ad un prigioniero che lo raffigurava. Divinità contraddittoria rappresentava le stelle ma anche il sole e nei suoi quattro colori nero rosso blu e bianco incarnava le quattro stagioni e i quattro punti cardinali.

TLAHUIZCALPANTECUTLI: dio della stella del mattino. Eroe mitico partorito dalla vergine Chimalman che incarna la terra.

TLALOC: dio della pioggia, abita sui monti velati da nubi o nei laghi. Dio dei fulmini. Annegati, fulminati e lebbrosi vanno nel regno di Tlaloc dove non soffriranno più.

TONACATECUTLI: dio supremo. Con la sua sposa Tonacacihuatl siede nel massimo cielo, insieme sono gli autori della generazione e del parto.

TONATIUH: dio del sole. Gli vengono tributati sacrifici umani per rendergli la forza perduta per attraversare il mondo sotterraneo. In lui trovano riposo i caduti in battaglie e le donne morte di parto.

XIPE TOTEC: dio della primavera. Vestiva di pelle umana.

XIUHTECUTLI: dio del fuoco. Tre è il suo numero sacro.

XOCHIPILLI: dio dei fiori e dei giochi. Ha un bastone con in cima un cuore simbolo della vita.

XOCHIQUETZAL: sposa del dio del sole. Dea dell’amore, signora delle piante e patrona delle arti femminili.

XOCOTL: dio astrale del fuoco. I guerrieri morti divengono stelle ed entrano in sintonia con lui.

XOLOTL: accompagnatore del sole con testa di cane. Accompagna i morti nel mondo sotterraneo. Si incarna nella stella della sera ed è gemello di Quetzalcoatl.
 

HAITI

DAMBALLA: padre degli dèi Loa, il suo simbolo è il serpente.

LOA: esseri divini del Voodoo magico con influenze cattoliche.
 

MAYA

AH BOLOM TZACAB: dio dell’agricoltura, signore della pioggia e del tuono, patrono delle feste, della musica e della danza. A volte appare anche come dio dell’inferno.

AH UOH PUC: demone della distruzione e signore dei sei inferni. Suo compagno l’essere mitologico Moan, uccello demone delle nubi.

BACAB: dèi reggitori del cielo e delle quattro regioni del mondo.Chac a est, Ek a ovest, Kan a sud e Zac a nord.

CHAC: guardiano dell’est, rosso, dio della pioggia con un lungo naso a proboscide. Rappresentato da un serpente, nelle mani tiene due fulmini e una scure simboli del tuono.

DIO D: dio connesso con la notte e con la luna.

EK: guardiano dell’ovest, nero, dio della medicina.

EKCHUAH: dio dei mercanti, munito di lancia anche dio della guerra.

HAHAL KU: denominazione con la quale i Maya cristianizzati continuavano ad adorare il loro dio Hunab Ku.

HUNAB KU: dio supremo creatore, invisibile ed inafferrabile.

HUNHAU: dio della morte, sovrano del regno sotterraneo Mitlan. Raffigurato antropomorfo con le macchie nere della decomposizione e con il torace scheletrico.

ITZAMNA: figlio di Hunab Ku fece conoscere agli uomini il mais e il cacao. Inventore della scrittura e signore del sapere e della civiltà.

IXCHEL: dea della luna e della salute. Legata alla procreazione e al parto.

IXTAB: patrona dei suicidi, raffigurata come una bella donna dai capelli rossi che in canta gli uomini per portarli nel suo paradiso.

KAN: guardiano del sud, giallo, patrono degli apicoltori che gli offrivano in sacrificio del miele.

KINICH KAKMO: dio del sole.

KU: letteralmente: dio, ma anche tutto ciò che è sacro.

KUKULCAN: dio della terra, dell’acqua e del fuoco. Dio della resurrezione.

MUZEN CAB: dèi dalla forma di ape, uno di loro, Ah Muzen Cab, fu all’origine di tutte le cose.

VOTAN: innovatore religioso deificato. Protettore del tamburo da segnali, sposo di Ixchel.

YUM KAAX: dio del mais.

ZAC: uno dei quattro Bacab, associato alla pioggia.

ZIP: Dio della caccia e signore degli animali.

ZIPAKNA e KABRAKAN: dèi del terremoto. Il primo creava i monti il secondo li distruggeva. Figli del demone Vucub-Caquix.

ZOTZ: dio pipistrello. Protettore dell’intera popolazione.

NAHUA

EHECATL: dio del vento. Insegnante dell’amore.

TLAZOLTEOTL: dea dell’amore, madre del dio del mais Cinteotl, il suo nome fa riferimento all’abuso delle pratiche sessuali, gli adulteri si confessavano infatti ai suoi sacerdoti.

YACATECUTLI: dio dei mercanti.
 

QUICHE’

CAME. dèi del mondo sotterraneo dal nome di Hum Came e Vucub Came.

HUNAPU: con il gemello Ixbalanquè combatte il malvagio Vucub-caquix. Dopo la vittoria sulle forze della morte ascesero al cielo per divenire il sole e la luna. Da qui crearono i primi uomini.

HURACAN: dio supremo e creatore. Da vita alla terra solo pronunciandone il nome e con la pasta di mais crea i primi uomini.

IXBALANQUE’: assieme a Hunapu sconfigge il dio del fuoco e gli dèi dei terremoti. Zipakna e Kabrakan.

KUCUMATZ: dio della terra, dell’acqua e del fuoco. Essere androgino madre e padre, inventore della terra, delle piante e di tutti gli animali.
 

SUMO

PAPANG: creò le colline le foreste e i fiumi, poi fu preso da unfuoco e salito in alto divenne il sole.
 

TUMEREHA

ESHETEWUARHA: madre universale. Attende ogni notte canti a lei dedicati per donare la pioggia essendo la madre delle nuvole.

TAVOLA SOLARE MAYA

AMERICA DEL SUD

Le religioni dell’America meridionale rispecchiano la varietà e l’indipendenza dei popoli che vi si sono stanziati. Sopra tutti spicca l’impero degli Incas dominatore incontrastato dell’intera fascia costiera del pacifico e unica realtà compatta in un territorio ricco di fitte ed a loro modo anche sicure foreste, che certamente non favorirono però le migrazioni e gli scambi.

Il culto incaico è di stampo naturalista, presenta dèi che incarnano o rappresentano le forze della natura e i misteri dello spazio infinito e una ben precisa gerarchia sacerdotale consolidata. I vari stadi di potere, dallo stregone al sommo sacerdote dimostrano una struttura culturale avanzata capace di ripartire gli incarichi a seconda delle facoltà e naturalmente del potere conseguito. Le superstizioni, più dei dogmi, entrano ben in profondità nelle coscienze degli Incas che in ogni stravaganza della natura scorgono un lato magico che li induce a dare un valore particolare ad una pietra forata o a una cascata. Per ingraziarsi gli dèi vengono eseguiti spesso sacrifici di animali, ma nelle celebrazioni più imponenti non disdegnano certo i sacrifici umani. La natura era tutto e tutto era natura e naturale, persino il fatto che un giorno il loro impero sarebbe inesorabilmente andato distrutto. La stessa classe dirigente credeva talmente tanto in questo triste presagio che quando si presentarono i Conquistadores spagnoli, il re Huyana Capac chiese ai suoi sudditi di sottomettersi all’invasore. In realtà per gli Spagnoli non fu così facile la conquista dell’impero ma la demoralizzazione degli Incas e la sete di oro e preziosi della Spagna polverizzarono l’impero in meno di mezzo secolo, dimezzandone la popolazione con lo sfruttamento nei lavori pesanti ma anche con l’involontaria introduzione di malattie, come il semplice raffreddore, che fecero strage di indigeni. Il mito di El Dorado, creato ad hoc dagli stessi Incas si ritorse contro di loro causandone il sanguinoso annientamento.

Nonostante la medicina fosse ricca di rimedi naturali, nulla poterono sciamani e stregoni contro virus e batteri, i loro organismi erano completamente privi degli anticorpi necessari a combattere le nuove malattie. In realtà gli Incas erano molto avanti nelle cure a base di erbe e di estratti naturali, tanto da arrivare con la dominazione spagnola anche ad esportarle nel vecchio continente. Chiaramente a guarigione ottenuta il merito veniva immancabilmente dato ai poteri e alle facoltà dello stregone, se invece fosse andato male sarebbe bastato dare la colpa a qualche demone malefico chiamato in causa da ignoti nemici del malcapitato. Era sempre meglio tenersi buoni dèi e spiriti, in fondo non costava niente e poi non si poteva mai sapere. D’altro canto, anche allo strutturato ordinamento religioso andava bene così, solo in questo modo il suo potere poteva riceverne benefici, anche se non direttamente meritati. In fondo nella stessa Europa sarebbero passati ancora diversi secoli prima di fare una netta distinzione fra un mago e un dottore e spesso non è ancora del tutto chiaro.

Il resto del continente vasto e seminascosto dalle immense foreste, è patria di un culto ancora più pragmatico, i vari dèi adorati hanno le loro specifiche area di pertinenza che rispecchiano le differenti necessità umane. Il sole che da calore, luce e con il suo ciclo regola le funzioni vitali e quelle agricole, il fuoco che scalda e che cuoce, il cielo misterioso ed infinito un posto sconosciuto dove far dimorare gran parte dei propri dèi, la luna che dona la luce notturna, la pioggia che porta l’acqua e tutti i suoi benefici per le colture e per la sete. Sono fedi molto semplici e strettamente legate alla sopravvivenza. Venerare e adorare per ingraziarsi l’idolo di turno, arrivando fino al sacrificio umano pur di vedere in cambio, il proprio desiderio esaudito.

Culti da ignoranti, da selvaggi, da retrogradi. Così probabilmente li devono aver ritenuti i conquistatori Spagnoli e Portoghesi al loro arrivo nel nuovo mondo. I popoli vivevano in villaggi non eccessivamente organizzati e hanno ceduto ben presto alla pressione dell’invasore, alle malattie e alla mancanza di unità culturale e politica, oltre ad un’effettiva arretratezza, per colpa ma anche grazie all’ambiente circostante e alla ricchezza delle foreste, dove poco o niente mancava. Anche in questo caso il moderato benessere che si riteneva di aver raggiunto e la mancanza di scambi culturali pregni di novità, hanno sfavorito il progresso e chiuso queste popolazioni in una morsa che li ha definitivamente schiacciati, quando la diversità che li avrebbe fatti evolvere, si è presentata davanti a loro senza nessuna intenzione di procedere ad un interscambio culturale.

La liturgia è spesso affidata a sciamani o stregoni che hanno solitamente molta influenza sulla vita del villaggio. Sono allo stesso tempo sacerdoti, dottori, confessori, veggenti, oracoli di una fede scarna di dogmi, di regole, se non quelle strettamente necessarie, che volge il suo interesse prevalentemente alla sopravvivenza terrena. I riti sono magici, vengono spesso utilizzate sostanze che inducono stati di trance o balli sfrenati. Metodi che saranno poi ripresi dai riti della Macumba, dove le fedi di mezzo mondo si fonderanno dando vita a aspetti altamente esoterici della religione. Quell’evoluzione mancata nei secoli precolombiani, che se gliene fosse stato dato il tempo, avrebbe potuto rappresentare il collante capace di dare un’identità coesa ai molti popoli sparsi dentro la foresta. L’invasione europea che qui ha tracimato come un fiume in piena, sarebbe comunque riuscita ma probabilmente avrebbe trovato qualche ostacolo in più da superare e forse avrebbe dato una possibilità in più anche alla resistenza del popolo Incas.

Nelle immense foreste amazzoniche vivono ancora oggi, esattamente nello stesso modo in cui lo facevano cinquecento anni fa diverse tribù di svariate etnie, che ogni giorno devono ancora lottare contro le incursioni dell’economia moderna assetata delle risorse di cui il territorio è pieno. Petrolio, legname e minerali saranno le cause della loro prossima scomparsa. 

INDIOS DELLA TRIBU’ TUPI

MACHU PICCHU

BRASILE

EXU: divinità della Macumba, mediatrice fra dèi e uomini. Invocata ad inizio fine di ogni rito.

KERI: eroe civilizzatore della tribù dei Bakairi.

KEYEME: signore della selvaggina per le tribù Arekuna e Taulipang.

MILOMAKI: divinità degli Yahuna. Ragazzo bruciato sul rogo che cantò meravigliosamente fino a scoppiare. Dalle sue ceneri nacque una palma in cui furono intagliati flauti enormi. Donatore dei frutti.

YEMANYA: dea del culto della Macumba.
 

DABEIBA

Tribù della Colombia

DOBEIBA: dea delle tempeste, la sua furia distrugge i raccolti. Per sacrificio venivano arsi degli schiavi di fronte alla sua raffigurazione.
 

GUYANA

PURA’: essere supremo dio del sole primordiale per la tribù Arikena, creatore degli uomini e degli animali.
 

INCAS

ILLAPA: dio delle tempeste, temuto ma anche venerato in quanto portatore di pioggia.

INTI: per i Quechua dio del sole. Il capo degli Incas era considerato la sua incarnazione terrena.

PACHACAMAC: dio creatore.

PACHAMAMA: dea della terra e della fertilità.

PARIACACA: dio del tuono e delle tempeste in età preincaica, durante la lotta con il dio del fuoco Uallallo-Caruincho si trasformò nel monte Paracaca che divenne sacro.

QUILLA: dea della luna.
 

MUISCA

CHIA: dea della luna e madre primordiale.

CHIBCHACHUM: patrono dei contadini, dei mercanti e degli orafi. Condannato a sostenere la terra, che trema ogni volta che cambia spalla.
 

ONA

KENOSH: creatore materiale del mondo, dona benefici agli uomini. Ritornato in cielo si è tramutato in una stella.

XALPEN: demone femminile della terra, attira i ragazzi per torturarli e abusarne.
 

PARAGUAY

TUPA: demone del tuono per la tribù Tupi-Guarani.
 

PERU’

SI: dio della luna per il regno dei Chimu, portatore di pioggia e fertilità.
 

TUPI

Tribù brasiliana

CORUPIRA: demone della foresta, signore e protettore degli animali. Piccolo pelato ma peloso sul corpo e con i piedi girati indietro. I cacciatori gli offrono tabacco, di cui è avido, per non incorrere nelle sue ire.

YURUPARI: demone della foresta. Venerato nel culto della fertilità.
 

VENEZUELA

KUMA: dea della luna, divenuta dea suprema per la tribù degli Yaruro. Con i due fratelli il serpente Puana e il giaguaro Itciai hanno creato i primi uomini. Vive a occidente, nell’aldilà, unico luogo di felicità. Solo gli sciamani possono avere visioni o sogni della terra di Kuma.
 

YAMANA

YETAITA: spirito della terra.
 

YANOAMA

OMAUA: dio del cielo, con il fratello Yoaua creò gli uomini dal legno degli alberi. La prima donna fu invece pescata sotto forma di pesce. 

I GIGANTESCHI MISTERIOSI DISEGNI SCOLPITI A NAZCA IN PERU’

AFRICA MEDITERRANEA

L’intera fascia costiera sulle sponde del mediterraneo è stata da sempre terra di conquista, in particolar modo quella del continente africano. Molti sono i popoli che hanno attraversato le poco ospitali regioni chiuse tra il mare e il deserto, lasciando segni più o meno tangibili del loro passaggio. Alcuni invece vi sono stati da sempre ed hanno assistito inermi ma a volte anche disinteressati, al via vai di conquistatori che si sono susseguiti lungo un territorio arido e selvaggio che, per fortuna, solo quando le singole nazioni hanno acquisito una propria, più o meno stabile, autonomia si è rivelato una fonte pressoché inesauribile di energia. Altrimenti anziché per l’oro o per l’edificazione di porti strategici, questa striscia di terra sarebbe stata flagellata da chissà quali guerre di conquista pur di accaparrarsi tutto il petrolio ed il gas naturale celato sotto pochi metri di sabbia.

Fenici, Egizi, Ebrei, Romani, Cristiani, Musulmani, ognuno di loro ha seminato nei deserti del Nordafrica raccogliendo, ciascuno per il suo tempo, il favore delle popolazioni che vi si sono susseguite nello scorrere dei secoli, sommandosi le une sulle altre, scontrandosi e amalgamandosi in un impasto ricco di cultura che nemmeno l’orda musulmana è riuscita a spazzare via, pur diventando la religione dominante in questa vastissima zona geografica.

Al di fuori da tutto questo, come se fossero state solo sfiorate dalle innumerevoli battaglie che si sono combattute per il controllo del territorio, sono rimaste le popolazioni indigene: i Tuareg e i Berberi. Di volta in volta hanno saputamene assimilato le nuove culture, le nuove usanze, le religioni e i riti degli invasori, senza mai sottomettersi fino in fondo, senza mai perdere le loro usanze e le loro tradizioni, senza mai disconoscere le proprie radici. Ancora oggi nonostante l’Islam imperi sovrano in tutte le nazioni della fascia mediterranea dell’Africa, questi popoli hanno mantenuto la loro indipendenza culturale. Pur attenendosi alle leggi del Corano, hanno fatto proprie quelle parti più a loro congeniali capaci di enfatizzare le usanze delle origini. La circoncisione, l’abito blu chiamato “Indaco” e la segregazione esasperata delle donne che si ritrovano oggi in alcune parti della regione, nulla hanno a che vedere con l’Islam e i suoi precetti, sono in realtà usanze che si mantengono immutate da millenni, secondo i riti e le religioni dei primi abitanti di qualche millennio fa. Le mani e i piedi completamente tatuati con l’hennè sono il segno distintivo delle donne berbere e nei ghirigori disegnati all’infinito sui dorsi e sui palmi delle mani sono nascosti secoli di credenze e potenti talismani che hanno difeso fino ad oggi queste popolazioni silenziose e schive ma esuberanti nei loro riti, che siedono quiete sulla loro duna ad osservare il mondo che si affanna davanti ai loro occhi.

MERCATO BERBERO A ESSAOUIRA IN MAROCCO

BERBERI

Popolazione nordafricana

DII MAURI: dèi immortali portatori di salute.

HAMMON: dio del sole calante, raffigurato con corna d’ariete.
 

CANARIE

ACORAN: essere supremo dell’isola Gran Canaria.

ERANORANHAN: dio protettore degli uomini.

MONEIBA: dea protettrice delle donne.

ORAHAN: unico dio celeste dell’isola di Gomera, il suo antagonista è il demone Hirguan.
 

MAROCCO

QANDISHA: demone femminile delle acque, seduce i giovani uomini per rubare il loro intelletto.
 

TUAREG

Nomadi del Sahara

EMELI-HIN: dio supremo.

KEL ASUF: spiriti malvagi portatori di malattie. Le loro azioni sono volte a minacciare i bambini.

MESSINEG: dio veggente e signore della forza.

CASA BERBERA SCAVATA SOTTOTERRA A MAATMATA IN TUNISIA

DONNA BERBERA

AFRICA CONTINENTALE

Il continente africano alle spalle del Sahara è rimasto per lungo tempo fuori dalla portata delle invasioni e delle migrazioni euoroasiatiche. La vastità del deserto si è rivelata un ostacolo insormontabile, se non per rare escursioni sotto il tropico del cancro che non possono certo essere considerate vere e proprie invasioni. L’esistenza di questa barriera naturale ha portato alla conservazione quasi intatta della maggior parte delle culture e delle religioni africane, che ancora oggi esistono e resistono, nonostante l’avanzata della società “civile” alla conquista delle inestimabili risorse naturali e minerali conservate nel cuore del continente. Solo con i grandi navigatori, a partire dal 1500, si aprirono nuove porte per la conquista del continente nero ma la vastità del territorio e la difficoltosa accessibilità dell’interno, resero impossibile ai primi colonizzatori di andare oltre la fascia costiera. Soltanto a partire dal 1800 le grandi potenze mondiali, nel tentativo di arricchirsi e di espandersi, riuscirono a penetrare all’interno del continente fino ad una totale conquista, naturalmente accompagnata da guerre e spargimenti di sangue innocente. Nel frattempo, però il colonialismo si era per così dire evoluto e nonostante non siano state per niente pacifiche, queste invasioni non portarono all’annientamento della popolazione indigena, dato che la conquista era volta allo sfruttamento del territorio anziché al saccheggio come era avvenuto secoli prima in America.

L’isolamento di cui hanno beneficiato i culti continentali ha permesso loro di rimanere intatti per secoli, dandoci oggi la possibilità di ammirare la ricchezza di queste antiche credenze, colme di colori, di balli, di canti e di riti più o meno magici che coinvolgono l’intera popolazione nei vari momenti chiave della loro vita. Uno specchio di quella che poteva essere qualche millennio fa la situazione in regioni che hanno conosciuto un enorme sviluppo teologico, quali il Medio Oriente ed il bacino del mediterraneo. La mancanza di scambi culturali con altre civiltà ha però impedito alle varie religioni di potersi confrontare con credi e riti sostanzialmente diversi, impedendo di fatto una crescita teologica e la nascita di nuove e più complesse religioni capaci di unire e unificare un territorio così vasto, costellato da tribù diverse tra loro anche fisicamente. Proprio questa disuguaglianza, unita anche a quella dei vari territori, deserti, savane, foreste e montagne, hanno poi contribuito ad alimentare un ulteriore isolamento tribale, segregando i credi di ogni etnia all’interno del proprio gruppo nonostante la somiglianza delle varie fedi. Infatti, le religioni disseminate per il continente hanno tutte una comune base naturalistica, come ogni credo primitivo, basata sull’adorazione degli elementi necessari alla vita quotidiana: acqua, fuoco, cielo, sole, terra, cibo. Gli dèi vengono rappresentati antropomorfi o in sembianze di animali, scolpiti nel legno o disegnati, con la ricchezza dei vivaci colori che la particolare posizione geografica ha creato in natura, stimolandone poi la riproduzione da parte delle varie popolazioni.

I sacerdoti di questi riti sono gli stregoni del villaggio, gli sciamani che hanno il compito di prevedere, guarire ed evocare gli dèi favorevoli al fine di ottenere buoni raccolti, selvaggina, pioggia e forza contro le altre tribù. Le festività sono spesso rappresentate da eventi che coinvolgono gli uomini stessi e non semplici ricorrenze. Sono quindi la nascita, la crescita, la maturazione, il corteggiamento, il matrimonio e la morte al centro dei riti compiuti sempre nella speranza di avere dalla propria parte un dio benevolo capace di infondere forza e potenza, gli elementi fisici necessari per la conservazione della specie e per la salvaguardia della tribù. Elementi essenziali in un contesto tutt’altro che ospitale e confortevole, ricco invece di insidie che spesso si sono spinte al di là della semplice sussistenza.

L’incontro con le religioni eurasiatiche è avvenuto troppo tardi, in un momento in cui non c’era più la possibilità di un effettivo scambio culturale, in quanto Cristianesimo ed Islam, le due religioni che più si sono affermate nel continente africano erano ormai consolidate nei loro dogmi e ormai incapaci di assorbire influenze esterne. L’unica forma di contatto è stata perciò la conversione. Quella cristiana è stata attuata con il classico sistema delle missioni, portatrici di speranza, tranquillità, sicurezza e benefici materiali ma allo stesso tempo apripista per la conquista dei territori e la sottomissione di intere popolazioni, la cui nuova fede impediva di fatto di ribellarsi contro l’invasore-sfruttatore ma di cercare in Dio la strada per l’accettazione della vita avuta in dono in questo mondo. Quella islamica al contrario si è affermata proprio come forza rivoluzionaria contro i regimi dispotici nati dalla fine del colonialismo. Chiaramente non con l’intento di sovvertire le sorti dei poveri disperati alla mercé del potente di turno, ma con il solo ed unico scopo di sostituire dittatore con dittatore dietro la solita facciata di una benedizione religiosa comune a tutto il mondo indipendentemente dalla fede. Non possiamo inoltre non tenere conto dell’abominevole sfruttamento schiavista che per lungo tempo ha ridotto l’Africa ad un miserrimo allevamento di braccia da esportazione.

Maltrattato, sfruttato, depredato ma non domo, il popolo africano sta ancora cercando di uscire dal vortice di soprusi che dura da oltre cinquecento anni, mentre tutt’ora guerre e odi fra le diverse etnie complicano ulteriormente la possibilità dell’affermazione di una cultura globale africana indipendente dal credo, ma che in ogni fede possa riportare la profondità e la semplicità dei culti originari.

DONNA BANTU

BAMBINI PIGMEI DELL’AFRICA CENTRALE

ANGOLA

KALUNGA: essere supremo per la tribù Ndonga, Antropomorfo, gigantesco si diede il nome da solo. Dona saggezza e misericordia e giudica con giustizia. Fece nascere i primi uomini da un albero.
 

BANTU

KAVIDIVI: dio del male in antagonismo con il dio creatore Mvidi Mukulu Maweja Nangila.

RUWA: dio creatore che abita nel sole. Si prega in caso di siccità o di grave malattia.
 

BOSCIMANI

CAGN: dio creatore supremo, controlla la pioggia e la vita. Antropomorfo ma anche in forma di mantide.

GAUWA: demonietto che abita nei termitai. Provoca le malattie ma è anche signore della medicina.
 

CAMERUN

NSAMBE: dio supremo della tribù Pangwe. Insieme alla sorella generò i primi uomini.
 

CONGO

FIDI MUKULLU: dio creatore, dalla guancia destra usci il sole e dalla sinistra la luna. Insegnò agli uomini l’uso dell’arco e donò loro ferro e alimenti.

KALUMBA: dio creatore della tribù Luba. Giunto da oriente forgiò il sole e alitando su di un bastone creò gli uomini.

MURI-MURI: spirito della foresta e signore della selvaggina per la tribù pigmea dei Barbuti. Non ha corpo ma solo la testa.

NZAMBI: dio supremo per la tribù Bakongo, creatore irraggiungibile di tutte le cose. Punisce chi viola i suoi comandamenti.
 

COSTA D’AVORIO

KA TYELEO: dea della Tribù Senufo, legata alla terra ma creata dal cielo. Istruì la prima coppia di uomini creati dal dio KuloTyeleo.

MBOTUMBO: dio protettore dei sacerdoti per la tribù Baule. Divinità tutelare del popolo.
 

DAHOMEY

LISA: divinità solare per la tribù dei Fong. Dall’unione con Mawu dea della luna nacquero sette coppie di gemelli. Quelli detti di ferro donarono agli uomini i primi utensili e le armi.

NANA BURUKU: divinità creatrice, a volte femminile a ltre maschile. Dona cibo e protegge la salute. Nana significa padre.

XEWIOSO: dio del tuono e della fertilità.
 

ETIOPIA

MAHREM: principale divinità del regno di Aksum.
 

GABON

KHMVUN: dio creatore della tribù pigmea centrale, ha la forma di un elefante e porta il cielo sulle sue possenti spalle. Dio della caccia, durante i sogni indica i luoghi ricchi di selvaggina.
 

GHANA

Tribù Akan

ASASE: dea della terra.

NYAME: essere supremo. Androgino, il sole è la sua parte maschile la luna quella femminile. Introduce le anime negli embrioni umani e poi ne decide il destino.

ONYAME: divinità celeste asessuata, da esso provengono le anime degli uomini e vi fanno ritorno.
 

LUGBARA

ADRO: creatore degli uomini, vive nei fiumi, si manifesta nel vento e nel fuoco.
 

MALI

Tribù Bambara

FARO: dio del cielo e dell’acqua. Essere androgino, fecondato dall’universo partorisce due gemelli progenitori dell’umanità. Dona agli uomini il linguaggio e l’arte della pesca.

MUSO KORONI: primo essere femminile creato dal dio Pemba. Fece nascere da sé le piante e gli animali, insegnò l’agricoltura ma portò anche sventura e caos.

PEMBA: dio creatore. Inviato sulla terra dallo spirito universale Yo, diede vita ad un albero chiamato Balanza sotto cui si rifugiarono gli uomini creati dal dio Faro. Dall’albero in unione con le donne furono creati gli esseri viventi grazie anche all’offerta di sangue fatta dagli uomini.

YO: spirito universale creatore degli elementi aria e fuoco maschili, e terra e acqua femminili. Infine, inviò sulla terra Pemba.
 

MASAI

NGAI: dio supremo. Dio delle tempeste, il suo nome significa pioggia.
 

NIGERIA

Tribù Yoruba

ESHU: demonietto che aiuta o ostacola a suo piacimento, portatore di ricchezza.

IFA: semidio legato all’arte divinatoria., insegnò agli uomini la medicina.

OBATALA: dio celeste, creatore e protettore degli uomini. Combatte con il malefico dio del mare Olokun che voleva ingoiare gli uomini. Figlio di Olodumare.

ODUDUA: dea della terra, dell’amore e della fertilità. Madre del firmamento Aganju e di Yemaia.

OLODUMARE: dio puro possessore della vita. Essere onnisciente e onniveggente, alitò la vita negli esseri creati dal dio Obatala.

OLOKUN: dio del mare e della ricchezza, richiedeva sacrifici umani. Il suo tentativo di sommergere la terra fu impedito dal dio Obatala.

OLORUN: mandò la pioggia indispensabile per la vita, sul terreno solido creato dal dio Orisha Nla. Non ha né raffigurazioni né templi, viene invocato solo come ultima risorsa.

ORISHA NLA: dio del cielo. Su ordine di Olorun creò la terra, gli dèi e gli uomini.

ORUNMILA: dio della misericordia. Scende sulla terra in aiuto degli uomini.

OYA: dea dell’acqua, si materializza nel fiume Niger, per questo considerata buona madre, ma in quanto dea delle tempeste influisce anche sugli spiriti dei defunti. Dea della danza, moglie del dio Shango.

SHANGO: dio del tuono sposo di Oya. Il rumore del tuono è comparato all’urlo dell’ariete che gli viene consacrato.

YEMAIA: dea del mare. Sposa il fratello Aganju dio del cielo, dalla loro unione nascono il dio del sole Orungan e Shango. Orungan violenta la madre che si dissolve dando vita ai sedici grandi dèi.

CHI: essere supremo per la tribù Ibo. Abita il cielo ed è sposato con la dea della terra Ala. Generatori degli uomini, degli animali e delle piante.

OBASSI-OSA: dio del cielo per la tribù Ekoi, ha per sposa la dea della terra Bassi-Nsi.
 

OTTENTOTTI

HEITSI-EIBIB: spirito della boscaglia. eroe nazionale, dio della caccia. Nei diversi luoghi in cui è morto è venerato presso una tomba costituita da un mucchio di pietre.
 

PEUL

KAYDARA: dio dell’oro e della conoscenza vive sottoterra. Altamente simbolico, il suo trono ha quattro gambe come i quattro elementi, ha sette teste come i giorni della settimana, dodici braccia come i mesi e trenta piedi come i giorni di ogni mese.

RHODESIA

LEZA: dio supremo della tribù Bantu. Senza corpo e asessuato ma considerata madre degli animali. Opera solo a fin di bene e invia la pioggia.
 

SUDAFRICA

Sotho tribù della parte orientale

KHOLOMODUMO: mitica mostruosità che divorò tutti gli uomini tranne una vecchia, i cui due gemelli scovarono e uccisero il mostro dal cui ventre uscirono tutti gli uomini ingoiati.
 

SUDAN

KWOTH: appellativo che significa dio, spirito divino.

NYIKANG: primo uomo e capostipite dei re per gli Shilluk. Arrivò dal cielo con sementi e animali domestici.
 

TANZANIA

KATAVI: essere demoniaco a capo degli spiriti dell’acqua, per la tribù dei Nyamwezi.
 

TOGO

SO: dio delle tempeste per la Tribù Ewe. Rappresenta in realtà una coppia di dèi: il maschio Sogblā abita il cielo e protegge i cacciatori mentre è temuto dai malvagi e la femmina Sodza donatrice di pioggia e fertilità. Gli Ewe non bevono l’acqua piovana perché è riservata a So.
 

UGANDA

KIBUKA: dio delle tempeste e della guerra.
 

ZULU

UMVELINQANGI: dio creatore. Alla fine della creazione fabbricò una canna da cui prese vita il dio Unkulunkulu.

UNKULUNKULU: dio supremo che generò tutti gli uomini grazie alla sua androginia.


UOMINI MASAI

ASIA

Asia. Qui è nata la parola, qui sono nate la scrittura, l’arte, l’idolatria, la fede e poi di conseguenza il settarismo, l’eresia, lo scisma. Dalle regioni Indo-Iraniche i primi uomini muniti di scienza e coscienza sono partiti alla conquista del mondo e noi tutti ne siamo oggi per lingua, per fede o per linea di sangue i diretti discendenti, frutto della magia che migliaia di anni fa portò l’intelligenza nella mente dell’uomo.

Suddividere in aree teo-geografiche l’immenso continente asiatico potrebbe rivelarsi un lavoro arduo, lungo e alla fine, probabilmente, inutile. In questa parte di mondo affondano le radici delle più diffuse religioni che con lo scorrere dei millenni, da qui si sono estese ovunque lasciando tracce di sé in ogni nuovo culto partorito dalle menti umane, in ogni variazione, estensione o costrizione dei dogmi iniziali e di quelli che si sono venuti a creare successivamente. Nella culla della civiltà mediorientale si sono formate le prime culture da cui deriva la totalità del genere umano che, nel tempo e nello spazio, ha portato con sé maturandole, tutte le proprie esperienze di vita e di fede. Grazie a migrazioni, invasioni e deportazioni si sono mischiate le genti e le menti dei piccoli clan originali e la diversità, che esteriormente divide, fomenta odi e stimola il desiderio di supremazia sull’altro, ha, nelle menti illuminate di pochi, polarizzato gli interessi reciproci incitando alla ricerca, all’approfondimento e allo scambio. Mentre da una parte la sete di potere e di supremazia e spesso anche la vera e propria fame, portavano allo scontro di popoli, dall’altra le idee, le usanze e gli stessi dèi, combattevano una guerra parallela ma antitetica, invece che dividere univa, interagiva, scambiava e mescolava. Come piccole gocce di mercurio le fedi, le usanze e il potere si univano per poi esplodere alla minima divergenza e tornare a dividersi, espandersi e scontrandosi, unirsi nuovamente.

Lo sviluppo delle religioni deve il proprio continuo evolversi a profeti o presunti tali che tra le genti più umili hanno esortato al cambiamento, alla svolta, all’abbracciare nuovi e migliori ideali, spesso comprendenti la sollevazione popolare contro il tiranno di turno e l’instaurazione di una nuova e più umana classe dirigente. Questi divulgatori hanno fatto quasi sempre una brutta fine, derisi, imprigionati, torturati e uccisi nei modi più barbari, da allora e per i successivi cinquemila anni, fino ad arrivare ad oggi, quando al massimo possono essere denunciati per truffa o evasione fiscale. Ma allora erano altri tempi, il popolo era più compatto e contenuto e per indottrinare si dovevano fare chilometri e chilometri a piedi, il messaggio era decisamente più forte, più centrato a problemi contingenti e di conseguenza maggiormente penetrante e rivoluzionario. Per questo ogni tentativo di destabilizzazione dello “status quo” è sempre stato represso con una forza e un’intensità sproporzionate nel tentativo, sovente vano di estirpare in modo definitivo l’infezione teologica che si poteva essere infiltrata nel popolo ma che quasi sempre ha invece ottenuto l’esatto effetto contrario, esplodendo come una pustola infetta e dilagando ad ogni stadio, in ogni strato sociale, in ogni casta. È infatti a questo punto che di solito entra in scena il despota illuminato di turno, il quale anziché contrastare la nuova dottrina la fa propria, fino a farla diventare un nuovo e sempre più sofisticato strumento di dittatura. Lo facevano gli Egizi, lo hanno fatto i Romani e gli Arabi. Lo ha compiuto l’intera umanità, fino a farla diventare un abituale strategia politica adatta a qualsiasi situazione anche non religiosa. In fondo è la Rivoluzione Francese che ha dato vita all’impero di Napoleone, eppure le due cose sono ancor oggi così incompatibili fra di loro da poter far credere che la prima sia accaduta proprio per contrastare la successiva. Figuriamoci quanto possa essere stato semplice adottare un nuovo dio, quando in fondo l’unico in cui l’uomo non ha mai smesso di credere è il dio del Potere.

Tra le tante fedi che hanno attraversato l’Asia solo l’ellenismo guarda caso è penetrato attraverso porte aperte, ma d’altra parte erano i portoni dei palazzi signorili e dei centri di comando, i quali hanno accettato ben volentieri dèi carichi di debolezze e capaci di peccare nell’olimpo celeste più di quanto loro stessi erano in grado di fare su questa terra. Ma la fede dei ricchi non ha avuto la forza delle masse a sostenerla ed è stata sovrastata da tutti quei credi che invece manifestavano la possibilità di riscatto per il popolo tutto. Ebrei, Cristiani, Islamici, Buddisti, Scintoisti, nei secoli hanno dovuto lottare con il cuore e con i denti, oltre che con le spade, per dare spazio, forma e supremazia alle proprie fedi e spesso si sono dovute scontrare fra di loro e nei tempi e nei luoghi, a volte ha avuto lo meglio una a volte l’altra. Queste lotte di egemonia teologica talvolta sfociate in folli e assurde imprese che nulla di religioso portano in sé, come le Crociate o la Jiad hanno anche esse avuto origine nella regione orientale del mondo e con i loro dogmi si sono estese a tutto il mondo, globalizzando insieme la fede e il terrore.

Nella mezzaluna fertile, felicemente racchiusa tra il Tigri e l’Eufrate, le originarie forme di culto cominciarono a formarsi antecedentemente alla comparsa dei Sumeri, la prima vera e propria civiltà della Mesopotamia, l’odierno Iraq, ma sicuramente le innovazioni introdotte nella comunicazione, con l’ideazione di una rudimentale ma pratica forma di scrittura, detta cuneiforme, ha contribuito enormemente alla diffusione di ideologie ed alla nascita di caste istruite capaci sempre più di modellare i loro credi, lasciandosi influenzare dai vicini Iranici e Indiani e dall’altra parte dalla spregiudicatezza teologica degli Egizi. In questo modo sono state gettate le basi su cui generazioni di fedeli hanno apportato lievi o drastiche variazioni da cui si sono via via sviluppate la fede Buddista, Induista, Scintoista, Ebraica, Cristiana, Islamica e grazie alle grandi migrazioni, tutte le fedi, le sette, le dottrine, i credi del mondo intero. Diventa arduo e inutile suddividere il continente in zone di predominazione teologica, in Asia sono nate le religioni che hanno influito sull’uomo e sul mondo e di cui abbiamo già trattato prendendole in esame una per una. Quello che rimane sono fedi prettamente naturalistiche, come quelle dei Dayak del Borneo o dei Ciukci della Siberia o altri culti sparsi nelle più inospitali regioni fredde del nord o tra le fitte foreste del sud del continente. Queste non si differenziano, denotando la loro tipica e peculiare destinazione terrena, dai tanti culti già visti in ogni altra parte del mondo. Il sole, la luna, gli spiriti cattivi, i bisogni essenziali della sopravvivenza, la supremazia sulle altre dottrine ovvero sugli altri clan o vicine e nemiche civiltà, ognuna identificata con la propria fede. Culti che non sono stati capaci di confrontarsi o di evolversi o che volutamente si sono distaccati dalla mondializzazione religiosa e che ancora oggi sopravvivono in angoli remoti del continente. Le fedi che non si sono ampliate, crescendo ed emancipandosi, hanno dovuto subire come in altre parti del globo terrestre, la dura sorte delle popolazioni isolate, protette dalle invasioni e dalle intromissioni, ma allo stesso tempo impossibilitate a valicare i propri confini geografici disegnati dalle stesse foreste e montagne che le hanno protette a volte integre e incontaminate fino a noi, che le studiamo oggi proprio per capire come le attuali, comuni, conosciute fedi possano aver avuto inizio. Troppo spesso si parte da testi, libri sacri o visioni che appaiono improvvise nelle più disparate ere, cercando sembrerebbe, di nascondere cosa, come e chi le ha potute o volute realmente portare alla vista di tutti. 

TAVOLETTA CON SCRITTURA CUNEIFORME

ARABIA PREISLAMICA

ALLAH: divinità suprema creatore della terra e custode dell’acqua.

ALLAT: dea della bellezza, una delle tre figlie di Allah

ALMAQAH: dio lunare del regno di Saba, rappresentato con un fascio di fulmini.

AL-UZZA: figlia minore di Allah, identificata con la stella del mattino.

AMM: dio lunare del regno di Qataban, dio delle tempeste rappresentato con un fascio di fulmini.

ANBAY: dio degli oracoli e del diritto, intercessore presso Amm.

ATTAR: divinità tutelare e guerriera.

BEL: dio supremo di Palmira in Siria, dio celeste.

HUBAL: oracolo, prediceva con il rito delle sette frecce del fato.

JINN: esseri demoniaci, spiriti della natura, la tradizione vuole che abbiano aiutato Salomone nella costruzione del tempio di Gerusalemme.

KAHILAN: dio presente in molte invocazioni, il suo nome evoca la potenza.

LICURGO: dio di origine siriana e dal nome grecizzato. Tutore della coltivazione degli alberi da frutto.

MANĀT: una delle tre figlie di Allah, identifica il destino.

MALIK: dio re.

OROTAL: dio della fertilità.

QAYNĀN: dio dei fabbri.

QUZAH: dio delle tempeste, con il suo arco scaglia le frecce di grandine.

RUDĀ: divinità legata alla stella della sera.

WADD: dio della luna, il suo nome ricorda l’amore.

YARHIBOL: dio del sole legato all’oracolo della fonte sacra di Efka.
 

ARMENIA

ANAHIT: dea protettrice dell’Armenia, donatrice dell’acqua e della fertilità.

ARALEZ: spiriti buoni dalla forma canina, curano leccandoli, i guerrieri feriti o morti in battaglia per guarirli o rianimarli.

ARAMAZD: divinità suprema, creatore del cielo e della terra

ARAY: dio della guerra, la sua peculiarità è di esser morto e resuscitato.

ARETIA: la terra adorata in quanto dea e madre di tutti gli esseri viventi. Ritenuta sposa di Noè.

ASTLIK: dea astrale dell’amore.

HALDI: dio del popolo Urartu.

MIHR: dio del sole figlio di Aramazd, sua manifestazione terrena era il fuoco.

NANA: dea madre terra, figlia di Aramazd e dea della fertilità.

SPANDARAMET: dea della terra e dei morti.

TIR: dio della scrittura e della saggezza.

VAHAGN: dio dell’audacia e della vittoria, nato dal fuoco e con fiamme per capelli.
 

BENGALA

SHĪTĀLĀ: dea del vaiolo. Durante la sua danza estatica getta perle che diffondono la malattia.
 

CANAAN

Definizione del vicino oriente preisraelitico

EL: dio supremo. Creatore della terra, padre degli dèi e generatore delle creature.

Filistei, popolo del vicino oriente

BEELZEEBUB: il signore delle mosche o Baal il principe. Dio dei Filistei che gli Ebrei tradussero con dio dei letamai, trasformato poi nel Nuovo Testamento principe del regno delle tenebre Belzebù.

DAGAN: dio dei cereali, considerato il padre di Baal.

HORON: dio del mondo sotterraneo.

KADESH: dea della vita amorosa. Sue devote le Qedeshah ovvero le consacrate, cioè le prostitute dei templi.

MARNA: dio della pioggia.

MOLOCH: rito di sacrificio umano, soprattutto di bambini. Anche gli Israeliti gli sacrificarono i figli nel fuoco.

YAMM: dio del mare e dei fiumi. Lotta per la supremazia sugli altri dèi ma viene sconfitto da Baal.

Ammonniti, popolo del vicino oriente

MILKOM: dio supremo, adorato anche da Salomone.

Amorrei, popolo del vicino oriente

ASHERA: dea dell’amore e della fertilità.

Moab Odierna Giordania

KAMOSH: dio principale, adorato anche dagli Israeliti. Salomone, re Ebreo, gli eresse un tempio.
 

CEYLON Odierno Sri Lanka

AYIYANAYAKA: dio benevolo, protettore dei campi e della zona Tamil dello Sri Lanka. Nato dalla mano destra di Vishnu. Invocato contro le epidemie.

BANDĀRA: inizialmente era un titolo onorifico degli alti funzionari cingalesi, poi divenne la denominazione del gruppo di dèi al di sopra degli Yakku. Nei culti locali può indicare il nome della divinità.

BOSAT: nome del futuro Buddha. Nelmedioeo erano considerati tali anche i re.

DĀDIMUNDA: dio guardiano protettore del Buddismo. Giunge in Sri Lanka con un arco dorato in mano.

KATARAGAMA: dio nazionale, comandante dell’esercito divino.

KIRI AMMA: dea benevola madre di Kataragama, sposa del dio della rupe Galē deviyō.

NATHA: uno dei principali dèi, futuro Buddha. Nei sui templi venivano incoronati i re per identificarli con la ricerca dell’illuminazione, caratteristica dei Buddha.

PATTINI: dea protettrice del matrimonio, introduce nello Sri Lanka il riso e protegge dalle epidemie. La camminata sul fuoco e peculiare del suo culto.

SAMAN: dio del monte Samanala, l’odierno Adam’s peak, dove il Buddha, cioè Siddharta, avrebbe lasciato l’impronta del suo piede.

UPULVAN: il più potente dei quattro principali dèi del Pantheon cingalese. È l’unico fra gli dèi ad assistere il Gautama Buddha, cioè Siddharta.

YAKKU: divinità inferiori divise fra esseri benevoli che demoni della malattia oltre agli spiriti di persone perite di morte violenta.
 

CIPRO

KINYRAS: dio di origine siriana, maestro dell’arte della lavorazione del ferro, fondatore della magia e della musica.
 

ELAMITI Popolo paleomesopotamico

JABRU: dio del cielo.

NAH_H_UNDI: dio del sole.

NINSHUSHINAK: signore di Susa, capitale dell’Elam, dio dei giuramenti e supremo giudice dei morti.

PINIKIR: dea madre e dea dell’amore.
 

FRIGIA odierna Turchia

ADRASTEA: di origine troiana, tutrice della giustizia e vendicatrice delle ingiustizie. Balia di Zeus a cui donò una palla dorata, simbolo del mondo che avrebbe governato.

AGDITIS: essere ibrido, si evira destandosi da un ostato di ebbrezza indottogli dal dio Dionisio. Dagli organi genitali nasce un mandorlo il cui frutto mette in cinta la figlia del dio dei fiumi Sangarios, che darà alla luce Attis. Nella sua nuova funzione femminile Agditis diviene la dea madre Cibale che si innamorerà di Attis per poi farlo impazzire essendole stato infedele.

ATTIS: dio della vegetazione. L’amore per, o in altri casi di, Cibele lo fa impazzire portandolo ad evirarsi sotto ad un pino. I Romani celebravano una festa che vedeva la sua resurrezione proprio sotto forma di pino.

BAUBO: personificazione femminea della fertilità. Nell’orfismo mostra il posteriore nudo di vecchia a Demetra facendola ridere, un gesto magico per esorcizzare il dolore della morte. Appare anche come demone con la testa direttamente sopra le gambe.

CIBELE: grande madre, la più importante dea frigia tanto da essere esportata, anche fisicamente tramite la sua pietra sacra di Pessinunte che arrivò fino a Roma, mentre i greci videro in lei Demetra e Rea. I suoi sacerdoti chiamati Galloi erano degli eunuchi. Specchio e melograno sono i suoi attributi.

CORIBANTI: demoni accompagnatori della dea-madre Cibele e successivamente della greca Rea. Le loro danze orgiastiche erano accompagnate da tamburi e strumenti a fiato dal suono stridente.

KASHUKU: dio della luna.

KUBABA: dea madre mesopotamica i cui attributi sono lo specchio e il melograno oltre all’uccello e la lepre a rappresentare la fertilità. Non è dimostrato ma la similitudine con Cibale è evidente.

MA: dea della terra e dea-madre, personificazione della fertilità si trasforma in alcuni culti nella dea Cibele.

MARSIA: demonietto bucolico, i greci lo videro come un Sileno, cioè un Satiro così abile nel suonare il flauto che sfidò Apollo. Perse e fu scorticato appeso ad un albero.

PRIAPO: dio della fertilità maschile e della forza generativa. Rappresentato come un satiro dai genitali enormi non ebbe molto successo né in Grecia né a Roma.

SABAZIOS: dio dell’agricoltura e del parto, in lui la forza salvifica e guaritrice. Per gli ebrei fu avvicinato a Yhwh Sabaoth, per i greci a Dioniso a causa dei riti orgiastici che gli erano offerti.

SANGARIOS: dio fluviale, la figlia Nana resa gravida da un mandorlo partorì Attis.

SANTAS: principale dio nella Lidia. Dio dei fulmini e delle tempeste.

SHANDA: compagno della dea Kubaba.

ZASHHAPUNA: dea fanciulla della vegetazione. Nel suo bosco sacro si radunano gli dèi del paese.

 

GEORGIA

KAJI: spiriti che instillano la pazzia e il mutismo in chi non li venera.

K’OP’ALA: nume tutelare, aiuta le anime possedute a rendersi libere dai demoni.

K’VIRIA: potente dio del diritto e della discendenza maschile.

SAMDZIMARI: dea selvatica protettrice delle donne, delle vacche e di tutti i derivati dai latticini.
 

GIAPPONE

Tribù degli Ainu

APE-HUCI-KAMUY: dea del fuoco e protettrice della famiglia, del diritto e della moralità. Madre di Aynurakkadur.

AYNURAKKUR: dio della civilizzazione nato da un fulmine scagliato nella capanna della madre, dal padre Tokapcup-kamuy.

KAPPA: spiriti d’acqua commettono azioni malvagie ma talvolta aiutano anche gli uomini.

KOTAN-KAR-KAMUY: dio supremo. Ha creato il mondo separando la terra ferma dalle acque e gli uomini con terra e rami di salice.

KUNNECUP-KAMUY: dio della luna che abita il mondo sotterraneo. Compagno della dea del sole Tokapcup-Kamuy.

TENGU: spettro o folletto antropomorfo che vive nella foresta. Ha le ali e forza sovrumana.

TOKAPCUP-KAMUY: dea del sole, sposa del dio della luna Kunnecup Kamuy. Attraverso una finestra sacra, posta a oriente delle case, entra in contatto con le divinità domestiche.
 

GNOSI

ABRAXAS: è il nome divino segreto del culto stesso, la numerologia lo riconduce al numero 365 corrispondente al numero dei giorni dell’anno. Le sette lettere che lo compongono invece indicano i pianeti allora conosciuti. La sua trasformazione in dio lo raffigura con corpo umano testa di gallo e bambe a forma di serpente. Nel medioevo diviene una forma magica.

ADAMMAS: divinità padre e madre da cui prendono vita gli eoni.

BARBELO: entità cosmica composta da quattro persone: il padre, il figlio, lo neuma femminile e il Cristo. È la forza divina buona contrapposta al proprio figlio, Ialdabaoth il giudice di questo mondo.

IALDABAOTH: è il creatore del mondo materiale subordinato al padre sconosciuto, colui che ha creato il mondo spirituale superiore. Ialdabaoth sovrano del mondo inferiore si oppone con tirannia al potere del padre-madre barbelo.

LOGOS: legge universale, per i filosofi ellenici, anzi lo spirito divino e addirittura il dio stesso da cui sono nati gli altri dèi. Per il cristianesimo è Gesù in quanto figlio di Dio. Per la corrente degli Ofiti è il serpente dell’antico testamento.

LUCIFERO: nel Cristianesimo è il nome del diavolo, ma paradossalmente anche un appellativo di Gesù Cristo in quanto stella del mattino. La Gnosi ne estrapola il lato malefico come base per il proprio culto diviso fra bene e male, fra mondo materiale di sofferenza e mondo spirituale regno del bene.

PISTIS SOPHIA: figura redentrice autodefinitasi la prima e l’ultima. Per lo più si identifica con Barberlo.
 

HITTITI popolo del Medio Oriente

ARINNA: dea del cielo e della terra, rappresentata dal disco solare. Sposa del dio delle tempeste.

ARMA: dio della luna.

ILLUYANKA: serpente demoniaco sconfitto dal dio delle tempeste, il rito dell’uccisione viene rievocato durante le feste per il nuovo anno, in quanto la caduta del serpente da inizio ad una nuova era.

ISHARA: dea del giudizio e delle premonizioni, signora dei monti.

ISHTANU: dio del sole, onniveggente e per questo supremo giudice.

KAMRUSHEPA: dea della slute, madre del dio del mare Aruna.

KARUILESH SHIUNESH: dèi dei giuramenti. Riuniti in sette o nove sono considerati dèi giudici in stretto rapporto con il mondo sotterraneo.

KASHUKU: dio della luna.

KULITTA E NINATTA: accompagnatrici della dea dell’amore Shaushka, prime Ierodule, cioè prostitute sacre. Portatrici di fortuna, aiutano a condurre una felice vita familiare.

PIRWA: divinità maschile associata al cavallo ma conosciuta anche con l’epiteto di regina.

RUNDAS: dio della caccia e della fortuna.

SHIUSH: dio del cielo e del sole.

WURUNKATTE: dio della guerra.

WURUNSHEMU: dea del sole.

YARRI: dio della peste da placare in caso di epidemia.
 

HURRITI popolo del Medio Oriente

AN: dio supremo del cielo, sua sposa Ki, la terra.

HEBAT: regina del cielo, sposa di Teshub.

KULITTA E NINATTA: accompagnatrici della dea dell’amore Shaushka, prime Ierodule, cioè prostitute sacre. Portatrici di fortuna, aiutano a condurre una felice vita familiare.

KUMARBI: figlio di An, che detronizza, ma viene a sua volta soppiantato da nuovi dèi.

KUSHUH: dio della luna ha come sacro il numero trenta, simbolo della fase lunare.

SHARRUMA: re del monte, figlio del dio delle tempeste Teshub.

SHAUSHKA: dea dell’amore, della salute e della fertilità.

SHIMIGI: dio del sole.

TESHUB: dio delle tempeste e massima autorità, il re, da lui stesso insediato, era il suo rappresentante in terra.

UPELLURI: gigante che esce dall’acqua per tenere sulle sue spalle il cielo e la terra.
 

INDIA

ALOW: dio creatore dell’uomo e della donna secondo la tribù Kachari dell’Assam.

BHŪMI: dea della terra.

NIRANTALI: dea creatrice per la tribù Kond. Dona agli uomini l’arco, le frecce e insegna l’arte della macellazione agli uomini fino ad all’ora vegetariani.

MAHĀPRABHU: dio supremo, la sua saliva ingravidò una tartaruga che partorì una fanciulla a sua volta uccisa dal dio che con il suo sangue formò la terra, con l’occhio sinistro la luna e con il destro il sole.

MAHĀPURUB: dio protostorico, con l’escoriazione della sua fronte creò un uomo che uccise Kaitaba, l’unico essere vivente fino ad allora, che nel ventre portava la terra. Con la carne formò la terra con le ossa le rocce.

NIRRTA: dio che incarna la morte e la distruzione, la sua sposa è Nirrti.

NIRRTI: dea della distruzione e della rovina.

ÖN: figlio del dio Pithi e re dell’oltretomba, dove è andato a cercare il figlio annegato in una fonte. Creatore dei bufali e della tribù Todas.

SINGABONGA: essere superiore per la tribù dei Mundas. Spirito del sole.

STAMBESHVARI: dea madre terra.

THAKUR BABA: dio della tribù Santal. Rappresenta sia il sole che la luna. Con una pioggia di fuoco fece morire tutti gli uomini, colpevoli di innumerevoli peccati, tranne due.
 

INDOCINA

KA BLEI SYNSHAR: aspetto femminile della divinià, per la tribù Khasi.

PREAS EYSSAUR: dio della distruzione da cui risorge però la nuova vita. Il suo simbolo è il Linga, la rappresentazione del fallo umano.

PREAS PROHM: dio primordiale, onnipotente, senza neppure desiderarlo creo il mondo da ciò che era in lui.

U BLEI NONGTHAW: aspetto maschile della grande divinità, per la tribù Khasi.

Khmer, popolazione indocinese

PRAES EYN: dio della pioggia e della fertilità per i Khmer. Costruttore del tempio di Angkor Vat in cui rappresentò la città celeste.

REHAU: oscuro demone del cielo, dà la caccia alla luna e al sole per ingoiarli.
 

INDONESIA

ALATALA: dio delle tribù Celebes. Origine dell’umanità e giudice del suo destino.

BURIRO: dio della fertilità, idealizzato come un gigante con enormi organi sessuali.

DEVA: divinità suprema, dio del cielo, si contrappone a Nitu la dea della terra. Considerati i progenitori della tribù Ngada, oggi di fede cattolica.

DEWI SRI: dea del riso.

EMPUNG LUMUMU’UT: madre primordiale per la tribù dei Minahasa. Nata dalla roccia viene fecondata dal vento dell’ovest e partorisce il figlio Toar dio del sole. Dal loro amore incestuoso nascono gli dèi e gli uomini.

LERA WULAN: divinità suprema e creatore del mondo. Dio della salute e della fertilità. Creatore della sua antagonista dea della terra Tara Ekan, con la quale ha generato gli uomini.

PUANG MATUA: divinità creatrice per il popole di Sulawesi, dio del cielo che in unione con la dea della terra dà vita a tre dèi: Gauntikembong, dio del mondo superiore; Tlakpadang, dio del mondo sotterraneo che sorregge il mondo superiore; Pong Banggairante, dio della terra.

PUE MPALABURU: signore dell’universo per la tribù Bare’e Toraja di Sulawesi, dio del diritto e dell’ordine figlio degli dèi creatori Lai del dio del cielo e Ndara dea della terra, colei che la sorregge con le mani.

UPULERO: dio del sole e divinità suprema. La creazione ha vita dalla sua unione con la dea della terra Upunusa.
 

Dusun-Dayak, tribù del Borneo

KINOROHINGAN: essere primordiale nato da una roccia. Creatore del cielo e signore dell’universo.

TOGORIONG: fanciulla dal cui smembramento ebbero vita tutte le piante.

WARUNSANSADON: gemella di Kinorohingan, dea della terra madre di Togoriong.
 

Iban-Dayak, tribù del Borneo

PULANG GANA: dio della terra e della fertilità per gli Iban-Dayak di Sarawak, di origine umana, senza arti e divinizzato dopo la sua inumazione.

SINGALANG BURONG: progenitore della tribù. Di origine umana divenuto signore dell’universo. Dio della guerra e del malaugurio, il Burong. Ha donato la legge e l’ordine al suo popolo.
 

Ngaju-Dayak, tribù del Borneo

JATA: divinità che con il fratello Mahatala creò il mondo. Governa il mondo sotterraneo e si contrappone al fratello ma lo completa, ciò fa sì che il creato si conservi.

MAHATALA: signore dell’universo e del mondo superiore. Nella lotta per il potere contro il fratello, distrugge l’albero della vita dai cui resti però prendono vita i progenitori dell’umanità.
 

Nias, tribù dell’Indonesia occidentale.

LOWALANGI: dio del mondo superiore e fonte di ogni bene nell’isola di Nias. Creatore degli uomini ma non del mondo nata da un essere primordiale.

SIHAI: essere protostorico per le tribù del Nias. Dal suo corpo crebbe l’albero del mondo e dai suoi occhi il sole e la luna.

SIRAO: figlio di Sihai, sovrano dell’antica umanità. Ma anche dio creatore.
 

Toba-Batak, tribù di Sumatra

BATARA GURU: sovrano del cielo e dio della giustizia, padre degli uomini. Fa parte della triade divina. Di origine Induistica.

SI BORU DEAK PARUJAR: Figlia di Batara-Guru. Scende sulla terra per non sposare il figlio del dio Mangalabulan. Vince il drago sotterraneo e crea la terra e gli uomini dando alla luce due gemelli che saranno i progenitori dell’umanità. Torna infine nel mondo superiore.
 

Remale, tribù di Ceram

HALITA: spiriti colmi di ricchezze che rapiscono gli uomini e mangano i bambini.

SATENE: signora degli uomini preistorici. Nel mito a causa dell’ira dovuta alla morte di Hauinuwele rende mortali gli uomini.

TUWALE: dio del sole e signore dell’universo. Discendente degli esseri preistorici e autore delle nascite.
 

KOREA

KUD: incarnazione del principio universale. Essere oscuro malvagio e malefico avversario del dio Palk.
 

MALESIA

JA PUDEU: per i Ple-Temiar è l’essere supremo, di sesso femminile, creatrice del mondo con il suo alito e degli uomini dai fiori. Alla fine dei tempi distruggerà tutto con una tempesta.

KAREI: divinità dei Semang, controlla l’osservanza dei comandamenti emanati dal dio Tak Pedn e punisce colore che li contravvengono. Le tempeste sono il frutto della sua ira che viene placata con offerte di sangue. La moglie Yak Manoi, che vive sulla terra, intercede presso di lui per gli uomini.
 

MANICHEI Setta di origine mesopotamica

NARISAH: dio del mondo e della luce, padre delle dodici vergini: sovranità, saggezza, vittoria, convinzione, purezza, verità, fede, pazienza, rettitudine, bontà, giustizia e luce, corrispondenti ai dodici segni zodiacali. Ma anche vergine della luce e quindi di natura androgina.

OHRMAZD: primo uomo in cui si è personificato il padre della grandezza per combattere l’oscurità, dopo la sua cattura per mano dei demoni viene liberato dallo spirito vivente e diventa lui stesso il redentore identificandosi con il “Gesù splendente” Yishō Zivā.

XRŌSHTAG e PADVĀXTAG: divinità rappresentanti della chiamata che viene dallo Spirito Vivente e della risposta dell’uomo da redimere.

YISŌHZĪVĀ: ipostasi divina, cioè creato da una protuberanza nella testa di un altro dio. Il suo nome significa “Gesù lo splendente”, incarna il redentore.

ZERVAN: dio supremo dai quattro volti che rappresentano i quattro elementi.
 

MANDEI Setta di origine mesopotamica

ADAM KASIA: figura divina che rappresenta l’anima dell’Adamo originale ma anche quella di ogni uomo. Come divinità e redentore ma è stato a sua volta redento.

MĀNĀ RĀBBĀ: essere supremo, creatore della Prima Vita.

MANDA D-HIIA: dio personificazione della dottrina, redentore. Battezza con acqua permettendo alle anime di salire al cielo.
 

MONGOLIA

GENGIS KHAN: sovrano storico divinizzato.

GESER CHAN: dio protettore dei guerrieri, delle mandrie e della caccia.

MANZASHIRI: essere primordiale per la popolazione dei Calmucchi. Dal suo corpo nacque il mondo, dagli occhi il sole e la luna, dal sangue i fiumi dagli organi interni il fuoco.

ODQAN: dio del fuoco. Nella più antica forma femminile Yal-un eke, è la madre del fuoco dal volto di burro.

QORMUSTA: il più alto degli dèi celesti detti Tengri. Abita il centro del mondo.

SÜLDE: spirito protettore contro demoni e malattie a cui venivano offerti anche sacrifici umani per ottenere lunga vita e bestiame.

TENGRI: denominazione degli esseri divini.

TSAGHAN EBÜGEN: dio delle mandrie e della fertilità, signore della terra e delle acque.
 

MYANMAR

NING KONG WA: per la tribù Kachin divise in due il fratello Kumli-Sin con la grande sciabola e con il grande scalpello diede forma ai progenitori della gente comune. Dal legame incestuoso di un altro fratello con la sorella ebbero vita i principi.
 

NABATEI Popolo del Medio Oriente.

DUSARES: principale dio, rappresentato da una pietra nera conservata a Petra. Nato il 25 dicembre da una vergine.

GAD: divinità benefica della fortuna.
 

RUSSIA

Ceremissi, tribù del corso del Volga

JUMA: dio del cielo. Con Juma si indicano anche gli spiriti della terra, del vento, dell’acqua e della casa.

KEREMET: protettore del villaggio.
 

Ciukci, tribù della Siberia

ANKY-KELE: dio del mare, portatore del nutrimento.

KE’LETS: dèi della morte. Con i loro cani danno la caccia agli uomini.

KURKIL: primo essere, non creato da nessuno ma a sua volta creatore della terra sotto forma di corvo.
 

Coriaki, tribù della Siberia

KUTKINNÁKU: essere salvatore. Ha insegnato agli uomini la caccia e la pesca. Fece dono del bastone per accendere il fuoco e del tamburo per lo sciamano.
 

Iakuti, tribù della Siberia

K’DAAI: demone del fuoco. Inventore dell’arte del fabbro.

KUBAI-KHOTUM: dea con grandi seni che vive presso l’albero della vita. Nonna degli uomini.
 

Jukaghiri, tribu della Siberia

YE’LOJE: dio del sole, protettore degli oppressi e controllore del diritto e del buoncostume.
 

Keto, tribù della Siberia

ES: dio del cielo. Creatore del mondo, degli uomini con la destra e delle donne con la sinistra.
 

Mingreli, tribù del Caucaso

ŽINIŠI ORT’A: dio del tuono e del fulmine.
 

Osseti, tribù del Caucaso

KURDALAEGON: dio fabbro per l’etnia Osseta, ferra il cavallo dei defunti per aiutarli nella trasmigrazione.

SAFA: dio delle armi. Protettore della catena domestica dai bambini agli sposi.

UACILLA: spirito che comanda il tuono, il lampo e la pioggia.

ZAED: spiriti celesti.
 

Ostiachi, tribù degli Urali

NUM-SÄNKE: dio del cielo.
 

Sciti, antica popolazione della Russia meridionale.

TABITI: dea del fuoco e signora degli animali.
 

Soioti, tribù dell’Altai

ERLIK: è l’avversario del dio e traviatore del primo uomo. Per questo il suo cielo viene distrutto e lui scacciato nel mondo sotterraneo dove diviene il sovrano del regno dei morti.

KUDAI-OKTU: dio primordiale, dio della luna e primo sciamano.
 

Samoiedi, tribù del mar Bianco

NUM: dio supremo. Creatore della terra, del sole e della luna. Dopo la creazione ha lasciato a dèi minori la cura e l’ordine del mondo. Protettore degli animali.
 

Svani, tribù del Caucaso

LAMARIA: dea del focolare di influenza cristiana. Protettrice delle donne e del bestiame.
 

Tartari, tribù dell’Altai.

ÜLGÄN: dio del cielo. Invia sulla terra il salvatore Madiere per catechizzare gli uomini. Nella creazione fece prima l’uomo e dalla sua costola la donna.
 

Tungusi, tribù della Siberia

MAYIN: dio supremo, che dà la vita. Invia le anime nei corpi dei neonati e accoglie indietro quelle deglio uomini buoni morti.
 

Vogali, tribù degli Urali

NUM-TORUM: dio del cielo.

DOMOVOJ: spiriti delle anime dei morti, proteggono la famiglia e gli armenti.

KALTESH: sposa, sorella e figlia del dio del cielo Num. Tutela i parti e determina il destino.
 

SIKH etnia indiana

VAHGURU: unico e vero dio per l’etnia influenzata sia dall’Induismo che dall’Islam, per qusto i suoi appellativi sono anche Hari, Vishnu e Govinda. Nel tmpio di Amritsar non esistono immagini della divinità.
 

TAIWAN

QADAV: divinità femminile creatrice, per la tribù dei Paiwan, signora della vita e della morte.

TAU-RO-TO: esseri soprannaturali, antenati per la tribù Yami, creatori degli uomini dalle pietre.

TJAGALUS: dio delle tempeste e della fertilità.
 

TAMIL etnia Indiana di lingua Dravida

AYIYANAYAKA: dio benevolo, protettore dei campi e della zona Tamil dello Sri Lanka. Nato dalla mano destra di Vishnu. Invocato contro le epidemie.

KATAVUL: essere supremo, giudice universale, punisce o premia gli uomini per le azioni da loro compiute.

KORRAWI: dea della battaglia e della vittoria. Madre di Murukan.

MĀL: dio dei pastori, gli è sacro il banano.

MĀRI: dea madre, il suo culto prevede la corsa sui carboni ardenti, prima di gettarsi ai piedi della sua statua. Temibile dea del vaiolo ma anche adorata dea della pioggia.

MURUKAN: dio guerriero e cacciatore, il suo attributo è una lancia.
 

TIBET

CHENRESI: essere votato all’illuminazione, padre fondatore della popolazione tibetana. Il Dalai Lama è considerato la sua incarnazione.

DAM-ČAN: dio protettore della religione che ha giurato di difendere.

DMU: spiriti del cielo nel culto Bon.

MA-MO: gruppo di otto demoni femminili, signore dei giuramenti, colpiscono con la sventura gli uomini che infrangono i voti sacrificali.

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CIBELE

BAAL

OHRMAZD

EUROPA

Dalle vaste pianure dell’Asia settentrionale, dalle brulle terre del Medioriente, dalle misteriose infinite vie dell’Africa, migliaia e migliaia di anni fa e per migliaia di anni senza interruzione, famiglie, clan, popoli, nazioni si sono mosse alla ricerca e alla conquista di nuovi territori da coltivare, da abitare, da sfruttare, da saccheggiare e questo loro lungo peregrinare li ha portati fino al confine oltre il quale non c’era più niente da conquistare ma solo un infinita, frustrante distesa di acqua che li ha costretti a diventare e rimanere per molto tempo Europei.

Fenici e Greci furono i primi veri e propri popoli che si dedicarono alla colonizzazione dell’Europa, le prime civiltà capaci di espandersi e di esportare usi, costumi e fedi oltre le mura delle città originarie. Per secoli hanno dominato e creato nuove forze dominatrici sulle coste mediterranee e non solo, contaminando le culture indigene e lasciandosi affascinare dagli usi locali. Dopo di loro solo la meteora di Alessandro Magno, il primo, l’unico e l’ultimo a riuscire nell’intento di unificare la cultura preeuropea con la già formata civiltà dell’oriente. La sua folle marcia ininterrotta spalancò le porte alla conquista militare dell’Asia fino alle rive dell’Indo. Dopo di lui solo i timidi tentativi dell’Impero Romano, che mai si spinsero oltre il vicino Oriente, cercarono di allargare i confini Europei senza però riuscirvi.

Solo nel periodo dell’egemonia Romana la conquista fu operata dall’interno stesso del continente. La forza organizzativa e militare dell’impero riuscì a dominare l’intera regione occidentale, espugnando le roccaforti celtiche e quasi completamente anche quella orientale, ma l’avanzata fu ostacolata dal freddo del nord, dai monti e dall’ormai incipiente declino. È stato proprio l’irreversibile momento di instabilità e decadimento del potere di Roma a dare il via libera alle decine di popoli che da anni premevano sui confini nordorientali. Unni, Vandali, Ostrogoti, Visigoti, Burgundi, Sassoni sono dilagati nelle pianure e tra i monti ed è stata questa volta la cultura Indo-Asiatica a tracimare, sovvertire e fondersi con la civiltà Romana e la neonata religione Cristiana. La particolare capacità del Cristianesimo di unire le masse, di donare speranza e fiducia, di promettere una resurrezione in un mondo senza pene ne dolori e successivamente la necessità di coalizzarsi contro un’altra fede, quella Islamica, che arrembava violenta e inarrestabile verso il potere centrale europeo, dettero alla religione di Cristo la possibilità di soppiantare con la conversione o con la forza, tutte le fedi, i riti, le credenze che invece tenevano disunite le nazioni e i popoli nel momento in cui era assolutamente necessaria una coalizione capace di resistere alla forza di un impero già organizzato in Califfati e gerarchie ben definite e accecato da una fede che instillava la consapevolezza nella propria superiorità su chiunque potesse essere considerato “infedele”.

Furono questi i secoli delle invasioni barbariche, della conversione, dell’espansione di un nuovo potere proveniente da Roma, quello della chiesa che a braccetto con i neopotenti d’Europa creava le basi per il futuro potere temporale. Anni bui, dalla caduta di Roma alla nascita dell’impero Carolingio, durante i quali la geopolitica del continente viene completamente stravolta frammentandosi in stati, a loro volta suddivisi in regni, a loro volta spartiti tra i poteri via via minori. Il collasso viene però scongiurato grazie al Diritto Romano che ha ormai messo radici profonde nella cultura europea, alle infrastrutture e all’ingegneria romana che ha dato una prospettiva di progresso e ai poco meno di duecento anni in cui il Cristianesimo ha avuto modo di diffondersi tra la popolazione e radicarsi, confondersi, unirsi con gli antichi riti celtici prima e con le culture e le fedi germaniche e slave poi. Anni in cui tutto si ferma, la vita prosegue sfruttando al massimo l’eredità imperiale fino a consumarla definitivamente, accendendo la miccia di una guerra che senza interruzione, si protrarrà per milleduecento anni e che dopo il collasso, finalmente giunto con la Seconda guerra mondiale, non ha ancora definito la geopolitica europea.

Anche nel caso del continente Europeo, risulta difficile e inutile una divisione teo-geografica. La vastità delle masse e delle culture che si sono spostate in ogni direzione da e per l’Europa ne fa un unico amalgama che nel tempo, si è rinnovato e trasfigurato passando dalle religioni naturalistiche alle complicate mitologie greche, dai riti romani ai dogmi cristiani e ortodossi, dalle eresie cattoliche agli scismi luterani e anglicani. Un’evoluzione complessa e complicata attuata rafforzando e affinando sempre di più le teologie, la ritualizzazione e il potere. Diversità pronte a coalizzarsi contro nemici comuni per tornare subito dopo a dichiarare, ostentare ed enfatizzare la propria superiorità di fronte al mondo intero. Anche se in realtà nessuna è mai rimasta immune dalla contaminazione della precedente, dell’adiacente o della successiva, dando vita ad un immenso universo di credi paralleli e trasversali che lasciano ovunque traccia di sé fino ad interagire a loro volta con la religione principale, la quale a volte è stata costretta, e astutamente ha acconsentito, ad integrare tra le proprie norme tutti quei credi popolari impossibili da estirpare.

Troppe religioni, troppe fedi si sono accavallate le une sulle altre, per poter essere tutte completamente dimenticate. Neppure il metodico lavoro di conversione di frati e monaci cristiani, neanche la demonizzazione di ogni possibile dio, personaggio o evento non legato alla liturgia e ai dogmi cattolici, nemmeno l’esilio o la ghettizzazione sono riusciti a cancellare la memoria storica di culture che per millenni sono state legate a doppio nodo con la superstizione, con la predizione, con l’astrologia, con offerta sacrificale. Per questo ancora oggi sono vive credenze arcaiche che più o meno forzatamente sono state inserite nel calendario cristiano, le più eclatanti e comuni sono la Befana o Babbo Natale, oppure accettate svilendole come ovvie verità scientifiche, come i solstizi e gli equinozi, o tarpate con i vari “non è vero ma ci credo” delle tante scaramanzie e dell’influenza astrologica dei pianeti sull’esistenza dell’uomo. Tenere il piede in due staffe è peculiare del carattere umano e neppure religioni forti e ricche di sacramenti come l’Ebraismo, il Cristianesimo o l’Islam sono state in grado di convincere un popolo civile, evoluto, brillante e consapevole come quello europeo ad accettare un’unica sola verità.

 

Delle originali credenze europee c’è comunque rimasto ben poco oltre alle superstizioni, comunque influenzate da millenni di dominazioni e incursioni che hanno finemente miscelato ogni credo, pur non riuscendo alla fine ad amalgamare il popolo europeo, incapace di fondersi anche nella lingua, negli intenti e nella cultura. L’espansione romana prima e la cristianizzazione poi, insieme al favore di un territorio non eccessivamente vasto ma ricco di diversità orografiche tali da favorire la creazione di culture diverse in base anche ai vari climi presenti nel continente, dalla rovente Andalusia alla gelida Scandinavia, passando per la mite Padania e le frastagliate Alpi, hanno favorito la diffusione della civiltà ma al tempo stesso la nascita di ideologie simili ma diverse. Poteri che sono nati e cresciuti in corrispondenza della floridezza dell’economia agricola e delle depredazioni ai danni di altri continenti, crollati sotto lo sfruttamento delle popolazioni indigene che più volte hanno tentato di ribellarsi ai dominatori di turno. Un continente incapace di unirsi anche di fronte a pericoli devastanti come l’invasione Araba in Spagna prima e le incursioni Ottomane nei Balcani poi. D’altra parte, il popolo europeo non è mai stato una nazione ma solo il frutto di influenze esterne e di migrazioni ed invasioni che hanno miscelato popolazioni come si fa con acqua e olio, senza mai veramente riuscire a fonderle le une con le altre. I Romani, Carlo Magno, Napoleone, Hitler hanno provato, con modi anche più che discutibili, a dare coesione al vecchio continente scontrandosi ogni volta con culture, civiltà e credi diversi, distanti fra loro poche decine di chilometri. Solo Urbano II per un breve periodo fu capace di dare unità di intenti ad un continente in continua lotta. Vi riuscì soltanto perché fu capace di trovare un nemico comune da annientare, lontano, per quei tempi, dall’Europa. Nel 1095 promosse e organizzò la prima e a dire il vero unica vera crociata per la liberazione di Gerusalemme e della Terra Santa dagli infedeli Musulmani, (Muslim vuol dire fedele, per cui dagli infedeli fedeli) ma fu solo un fuoco di paglia. Dopo aver espugnato la Città tre volte Santa, i nobili europei non fecero altro che spartirsi territori e potere, perpetuando l’usanza feudale e ricominciando subito dopo a tessere le loro alleanze pro o contro questo o quello portando dopo poco meno di duecento anni a perdere definitivamente quella terrà così importante per la religione Cristiana ma non altrettanto per gli organizzatori delle sei Crociate successive che raramente arrivarono fino a Gerusalemme e meno ancora riuscirono ad ottenere risultati.

Guardando la cartina dell’Europa dal Rinascimento ad oggi, notiamo quanto la frammentazione del territorio non sia mai stata assistita da una comunione di obiettivi e ancora oggi dopo millecinquecento anni dalla caduta dell’Impero Romano ci sono stati che nascono si rendono indipendenti con la forza, si scindono o reclamano a gran voce l’autonomia. Baschi, Corsi, Irlandesi del Nord, Tirolesi, Montenegrini lottano ancora per ottenere quell’anacronistica autonomia che in tempi di Unione Europea non dovrebbe avere alcun significato. Un Unione che in realtà nessuno vuole ma tutti fingono di cercare, una coesione che nemmeno l’Islam è riuscita ad ottenere ma che il Cristianesimo, ostacolato dalla conoscenza, dal progresso e dalle ingiustizie non è nemmeno lontanamente riuscita a proporre e solo qualche volta è stato capace di imporre. Luterani, Anglicani, ma anche all’interno dello stesso cattolicesimo San Francesco, Sant’Ignazio di Loyola, San Pio da Pietralcina, Savonarola, Cagliostro, Lorenzo de’ Medici, la Rivoluzione Francese, hanno da sempre minato le mire dominatrici di Santa Romana Chiesa, contrastata nei suoi dogmi dalla semplicità della vita quotidiana, troppo spesso lontana dalle regole, dai riti dai significati impliciti delle letture e delle parabole. L’Amore raccontato da Cristo non è mai stato riconoscibile nelle efferatezze e nella crudeltà delle migliaia di guerre combattute sul suolo Europeo, più volte volute, appoggiate o sottovalutate dalla Chiesa tutta. L’islam dice conquistare ed eliminare, il Cristianesimo dice amare e perdonare, ma il quotidiano a chi dei due dà ragione? È qui che la religione Europea ha perso, sta perdendo e perderà contro un credo che ancora infiamma folle di ignoranti che cercano qualcosa in questa vita, non in una che forse, non si sa, dopo, possa e chissà come, esserci. Il benessere, gli agi, la scienza e la conoscenza hanno dato un ulteriore colpo di grazia ad una religione in chiaro declino. Ama il prossimo tuo è stato più volte mal interpretato e troppe volte trasgredito, l’interesse economico ha sempre prevalso sulla lungimiranza delle azioni e delle reazioni ma è stato ed è ancora impossibile chiudere le porte del continente, in fondo siamo tutti figli di immigrati capitati qui migliaia e migliaia di anni fa chissà da dove ed è nella nostra natura l’incapacità di opporsi, di essere intransigenti. In fondo Cingalesi, Filippini, Senegalesi, Curdi, Cinesi, Peruviani sono tutti nostri fratelli, sono noi un milione di anni fa, ma il nostro cinismo ci fa anche credere di poterli dominare e sfruttare, come nostra abitudine da secoli e come nostra abitudine invece ne paghiamo poi le conseguenze, perché siamo capaci di accogliere ma non di accettare. E intanto la cartina geografica continua a mutare e all’interno degli stati si disegnano nuove frazioni con culture diverse, con credi diversi, con aspettative diverse e l’Europa continua a cambiare faccia mentre crede di essere Unita. 

LA BASILICA DI SAN FRANCESCO AD ASSISI

MARTIN LUTERO

ALBANIA

BOLLA: serpente demoniaco che inghiotte gli uomini nel giorno di San Giorgio, unico giorno in cui apre gli occhi. Dopo dodici anni, si trasforma in Kulshedra.

BUKURA E DHEUT: Fata del soccorso, opera con poteri di un Angelo, Vive in un castello protetto da animali fantastici e da un cane a tre teste.

BUKURI I QIELLIT: denominazione di Dio nella chiesa Cristiana albanese, derivante da tradizioni illiriche.

DJALL: nome del diavolo.

FATIT: dee del parto e del destino del nascituro. Compaiono in tre, tre giorni dopo la nascita.

KUKUTH: demone femminile della malattia, portatrice della peste.

KULSHEDRA: essere demoniaco femminile, gigantesco e con enormi seni pendenti, la sua ama e l’urina. Causa la siccità e può essere placata solo con sacrifici umani.

ORA: spirito tutelare femminile. Si presenta al neonato con il volto bianco se sarà valoroso e vitale, nero se sarà pavido e fannullone.

PERENDI: dio del tuono e delle tempeste.

SHURDI: dio delle tempeste.

TOMOR: padre degli dèi e degli uomini, chiamato Baba Tomor. Il suo trono era sul monte Tomor.

YUDI: spirito maligno.

ZANA: fata coraggiosa e bella abitante nelle foreste.
 

BRITANNIA

ADRASTE: l’invincibile, dea della guerra.
 

FINLANDIA

EGRES: dio della vegetazione e della fertilità. Protettore delle rape.

HALTIA: esseri spettrali custodi della casa. Lo diventavano coloro che l’avevano costruita o chi vi aveva acceso il primo fuoco.

JUMALA: dio del cielo.

KEKRI: festa della fertilità durante la quale veniva offerta in sacrificio una pecora.

KÖNDÖS: dio della semina, personificazione dei cereali.

MAAHISET: nani, spiriti della terra sotto la quale abitano.

NYRCKES: signore degli animali della foresta, colui che dà gli scoiattoli. Figlio del dio della foresta Tapio.

PAJAINEN: dio della macellazione.

RAUNI: dea della fertilità, sposa del dio Ukko.

TAPIO: spirito della foresta invocato dai cacciatori.

UKKO: dio del tuono. I rumori e le luci del temporale sono dovuti al suo macinare pietre o grano e agli zoccoli dei suoi cavalli che stridono sulle pietre.

VÄINÄMÖINEN: cantore denominato Kalevala che suona uno strumento simile alle cetre chiamato Kantele. Simile a uno sciamano, può viaggiare nel regno dei morti.
 

GERMANIA

SVANTEVIT: dio della guerra adorato sull’isola di Rügen, protettore dei campi.

VAGDAVERCUSTIS: dea della guerra.
 

LAPPONIA

HOROGALLES: trasposizione del germanico dio del tuono e della fertilità Thor.

OLMAI: appellativo, sinonimo di divinità.

RAUDNA: la dea sposa del dio Horogalles.

RUTTU: dio dei morti.

WARALDEN OLMAI: dio dell’universo. Dio del grano e della fertilità.
 

LETTONIA

DIEVA DELI: esseri celesti figli del dio del cielo Dievs.

DIEVS: dio del cielo, agricoltore celeste. Con i figli liberò il sole e le sue figlie.

JUMIS: dio della fertilità, gli vengono offerte le spighe dell’ultimo covone piegate sotto una pietra per conservare nel terreno la sua forza.

LAIMA: dea creatrice degli uomini. Nume tutelare domestico della felicità e del destino. Assiste le partorienti ed interviene nei momenti culminanti della vita degli uomini come nascita, matrimonio e morte.

MĀTE: madre, comunemente usato come appellativo per diverse divinità.

MĒNESS: dio della luna, sposo della dea del sole Saule. Patrono dei viaggiatori, protettore nelle guerre.

SAULE: dea del sole. Suoi pretendenti sono Mēness e Dievs.

VELU MĀTE: sovrana dei morti, il suo soprannome è Kapu Māte, madre del cimitero.

ZEMES MĀTE: dea madre della terra. Attiene alla fertilità e al benessere degli uomini.
 

LITUANIA

AITVARAS: spirito demoniaco domestico dona laute ricompense in cambio dell’anima.

KAUKAS: spiritello portafortuna, identificato in un drago custode di grandi tesori.

MEDEINE: dea delle foreste.

MENULIS: la luna. Sposo del sole ma separato da lei perché innamorato della stella del mattino.

PŪKYS: spirito domestico rappresentato da un drago che porta tesori.

ZALTYS: biscia dal collare adorata come dio e utilizzata nelle profezie.

ZEMEPATIS: dio del mondo sotterraneo patrono del bestiame e delle fattorie. Fratello della dea della terra Žemnýa.
 

PAESI BASCHI

AATXE: spirito in forma di toro dal colore rosso, assume a volte la forma umana. Quello dal nome Etsai, cioè diavolo, insegna le sue arti ai devoti.

AKERBELTZ: caprone nero protettore delle mandrie. Per ottenere un influsso benefico si teneva un caprone nero nella stalla.

BASAYUN: spirito della foresta, protettore del bestiame. Ha insegnato agli uomini la coltivazione e il mestiere di fabbro.

EKHI: sole, figlia della madre terra Lur. Con i suoi raggi toglie i poteri agli stregoni e agli spiriti maligni.

ILAZKI: luna come essere femminile e come astro notturno luce per le anime dei defunti.

MARI: signora, divinità suprema vive all’interno della terra, suo sposo Maju. Il suo simbolo è la falce che protegge dai fulmini.

SUGAAR: demone serpentiforme che vive sottoterra ma appare anche in cielo sotto forma di falce infuocata.

TORTO: demone con un solo occhio che rapisce i ragazzi e li divora.
 

PORTOGALLO

ENDOUELLICUS: oracolo delle guarigioni.
 

SPAGNA

ATAECINA: dea della vegetazione e del ciclo vegetativo.

FAGUS: divinità albero, il faggio adorato come un dio.

IBERUS: dio del fiume Ebro.

NETO: dio della guerra.
 

UNGHERIA

FENE: demone e luogo dove i demoni dimorano.

GUTA: essere demoniaco dell’aspetto oscuro del mondo. Demone della malattia si scatena procurando un colpo apoplettico.

ISTEN: dio supremo, creatore del tutto e spesso considerato unico dio.

ÖRDÖG: demone dell’aspetto oscuro del mondo.

SÁRKÁNY: demone delle tempeste con sette oppure nove teste. Cavalca le nubi temporalesche e vive nel sottosuolo.
 

ZINGARI

ALAKO: dio degli zingari norvegesi identificato con la luna. Fu inviato dal padre il dio supremo, per rivelare agli zingari la loro legge segreta.

BENG: nome del diavolo, sempre in lotta con Dio e sempre sconfitto. Vive nella foresta e agisce di notte.

DEVEL: dio supremo.

URMEN: tre spiriti femminili che decidono il destino degli uomini. La loro vita dipende da tre capelli d’oro che hanno sulla nuca.

GESU’ SULLA CROCE - CIMABUE

LA BASILICA DI SAN PIETRO SUL COLLE VATICANO A ROMA

LA LAPIDE COMMEMORATIVA DEL LUOGO IN CUI FU ARSO
GIROLAMO SAVONAROLA

TRASPOSIZIONI DI DIVINITA’ E IDOLI ANTICHI NELLA MITOLOGIA MEDIEVALE EUROPEA

Nei secoli più bui dell’umanità e della religiosità, mentre si combatte per la fame per la vita e per decidere se la chiesa debba essere ricca o povera, si sente ancor di più il bisogno di crearsi intorno una fornita schiera di demoni di vario tipo a cui dare le colpe di ogni male mondano.

ARIEL: in origine divinità ebraica che rappresenta il focolare sacrificale di Dio, nella letteratura medioevale diventa uno spirito dell’aria presente in numerose opere.

ASTAROTH: demone principe dell’inferno, un angelo dall’aspetto orripilante. Conosce il passato il presente ed il futuro.

BAAL: in origine è un dio fenicio, nel medioevo diviene un mostro infernale a tre teste, una di rospo, una di uomo e una di gatto.

BAPHOMET: essere diabolico a più teste, una delle quali si diceva adorata di cavalieri templari. Il nome vanta diverse origini, dalla deformazione del nome di Maometto, dal greco battezzare “bapto” e saggezza “metis”, un peggiorativo del già demone ebraico Behemoth e dall’arabo padre della conoscenza “abufihāmat”.

BEELZEEBUB: in origine dio dei Filistei nel Nuovo Testamento diventa il principe del regno delle tenebre Belzebù.

BEHEMOTH: in origine essere apocalittico ebraico dalla forma di ippopotamo, nel medioevo viene trasformato in Satana basandosi sui testi dei padri della chiesa.

CAMAEL: principe degli angeli o principe infernale.

DIANA: in origine dea delle foreste e dei campi, nel medioevo diventa una strega alla guida di un manipolo di donne votate al diavolo.

FORNEUS: in origine gigante della mitologia germanica dal nome Fornjotr, nella letteratura magica medioevale diventa un demone, uno spirito infernale o un mostro marino.

FORRAS: principe dell’inferno che aiuta i maghi a scoprire tesori e oggetti grazie alla sua conoscenza delle proprietà delle erbe e delle pietre.

HERMES TRISMEGISTOS: in origine è il dio egizio Toth che i greci trasfigurano in Hermes, nel medioevo diventa “Hermes il tre volte grande” il più importante dei maghi, annunciatore dell’unico e vero dio, saggio e legislatore.

ERODIADE: in origine la moglie illegittima di Erode Antipa o sua figlia Salomè, nel medioevo diviene una strega condannata a danzare in eterno.

HOLLE: strega a volte benevola a volte castigatrice, dal suo regno sotterraneo arrivano i neonati.

INCUBO: in origine è una specie di elfo nella mitologia romana, nel medioevo diviene un demone che molesta sessualmente le donne durante il loro sonno. Nella stregoneria è considerato un amante diabolico.

MAMMON: in origine la ricchezza o il guadagno ingiusto per gli ebrei, nella letteratura medioevale diventa l’impersonificazione della ricchezza idolatra e quindi nel diavolo.

MARCHOCIAS: principe infernale, anche lui prima di cadere faceva parte della gerarchia angelica.

MEFISTOFELE: nella letteratura magica medioevale è il nome del diavolo, tradotto dall’ebraico distruttore “mephir” e mentitore “tophel”.

OG: in origine l’ultimo dei giganti dell’Antico Testamento, nella demonologia ebraica diventa lo spirito de sole, nel medioevo ottiene il potere di trasformare tutto in oro.

SATANA: in origine è l’accusatore nel tribunale divino, tentatore e seduttore. Con il passare dei secoli acquista sempre più la sua identità di diavolo, anzi il diavolo, mangiatore di anime con tratti antropomorfi cui via via si aggiungono i più sfiguranti attributi animaleschi, come corna e zampe caprine.

SHEILA-NA-GIG: in origine demone celtico, nel medioevo diventa simbolo di fertilità e il suo posteriore esposto viene scolpito anche all’esterno delle chiese per respingere il male.

SUCCUBO: demone femminile che molesta sessualmente gli uomini mentre questi stanno dormendo. Durante la caccia alle streghe molte donne furono accusate di essere succube e amanti del diavolo.

SILFI: spiriti maschili dell’aria.

ZAZEL: demone del pianeta saturno per la Cabbala e per la magia medioevale.

BAPHOMET

HERMES TRISMEGISTOS

INCUBO - RAPPRESENTAZIONE DELL’ARTISTA FÜSSLI

SHEILA-NA-GIG

CREDENZE POPOLARI EUROPEE
 

GRECIA

LAMIA: spettro vampiresco che succhia il sangue dei malcapitati e rapisce i bambini.
 

FRANCIA

MELUSINE: fata marina con la parte inferiore del corpo a forma di serpente o pesce.

OGER: essere demoniaco gigantesco che divora gli uomini.
 

INGHILTERRA

MORGANA: fata del ciclo di re Artù. Ha otto sorelle che come lei si trasformano in uccelli. La dea del Fato, trasferita in Italia diventa un miraggio sulle calde strade del Messinese.
 

IRLANDA

SIDHE: discendenti dei primi abitanti dell’Irlanda. Ammaliano gli uomini con la loro musica e il loro tocco può far impazzire o addirittura morire. Molto potenti a mezzogiorno e al tramonto.
 

ITALIA

BEFANA: demone femminile dell’inverno, porta doni ma anche castighi. Il nome deriva dalla sua associazione alla festa dell’Epifania.
 

LETTONIA

PŪKIS: drago benevolo che aiuta ad ammassare le ricchezze.
 

MITOLOGIA ANGLOSASSONE

ELFI: esseri femminili che amano la musica e la danza e solitamente sono ben disposti verso gli uomini.
 

MITOLOGIA CELTICA

CORRIGANS: nani dalla forza sovrumana. Si credeva che avessero innalzato loro le costruzioni megalitiche.
 

MITOLOGIA MITTELEUROPEA

ALP: elfi, mezzi dèi e mezzi nani, spiriti tutelari e attivi nella fertilità. Con il passare dei secoli prende sempre più campo la loro identificazione in esseri demoniaci portatori di incubi e malattie. Vengono anche suddivisi in elfi di luce che vivono presso gli dèi e elfi oscuri che vivono sottoterra.

BERCHT: figura precristiana di mezzo inverno. Trasposizione germanica della Befana con le medesime caratteristiche. La sera dell’Epifania gli viene lasciato del cibo sul tetto.

BUTZ: essere demoniaco spauracchio dei bambini, una sorta di fantasma che girovaga spaventando chi gli capita a tiro.

GNOMI: esseri demoniaci che abitano i monti, le acque e i boschi.

KLABAUTERMANN: demonietto delle navi dal capo rosso e la barba bianca. L’anima di un bambino sepolto sotto un albero con il cui legno è stata costruita una nave.

KOBOLD: demonietto domestico, porta benessere ma si compiace delle sventure altrui. Spirito tutelare della casa capace però di portare tormenti.

LORELEI: è una rupe a strapiombo sul Reno presso il paese di Sankt Gouarshausen resa celebre da una lirica il cui personaggio si identifica con la rupe stessa diventando una sorta di sirena d’acqua dolce che attira i naviganti fino a far loro distruggere le navi sulla roccia.

NIXE: se maschile animale acquatico mostruoso e malvagio, se femminile spirito dell’acqua simile ad una sirena.

ONDINA: spirito acquatico di forma umana, acquista un’anima immortale solo se sposa un uomo.

PUCK: spiritello agreste. Si diverte a fare scherzi agli uomini.

RÜBEZAHL: signore delle montagne, gigante o gnomo si diletta a far perdere la strada agli uomini. Fa doni ai poveri, custodendo sui monti inestimabili tesori.
 

POLONIA

PSEZPOLNICA: spirito femminile del mezzogiorno, appare a tormentare e confondere i contadini intenti al lavoro sotto il sole, li paralizza o addirittura taglia loro la testa con una falce.
 

SCANDINAVIA

TROLL: demoni giganteschi ma anche nani, temono il giorno in quanto possono usare i loro poteri solo di notte. Anche un solo raggio di sole li trasforma in blocchi di roccia.
 

SCOZIA

BROWNIE: spirito domestico paragonato agli gnomi.
 

SLAVI

RUSALKA: spiriti demoniaci femminili, ninfe nude danzanti che con le loro squillanti risa uccidono gli uomini.

VAMPIRO: cadavere richiamato in vita da uno spirito malvagio. Metà pipistrello e metà uomini, succhiano il sangue alle loro vittime.
 

SLOVENIA

PECHTRABABA: spirito femminile malvagio, strega che porta rovina personificazione del rigido inverno. 

GNOMO

BELA LUGOSI - UNO DEI PRIMI VAMPIRI CINEMATOGRAFICI

OCEANIA CONTINENTALE

L’esistenza di un nuovo continente situato nell’emisfero meridionale a dividere l’oceano Indiano da quello pacifico fu confermata soltanto nel secolo XVIII dalle scoperte del navigatore Thomas Cook. Un’immensa isola abitata da popolazioni che ancora allora vivevano in condizioni poco più che preistoriche, spesso studiate e analizzate come unica reale testimonianza di civiltà primitive ancora esistenti. Le prime esplorazioni decretarono il disinteresse mondiale per quella nuova terra, composta per la maggior parte da deserto e per il restante da alte montagne. Gli inglesi la utilizzarono come sito per le prigioni destinate ad accogliere i forzati ergastolani che, con il passare del tempo, divennero poi i primi veri e propri coloni del continente. La penetrazione non fu certo indolore per gli aborigeni ma all’usurpazione della terra non seguì uno sfruttamento sfrenato di mano d’opera come accadeva in Africa nello stesso momento, anche perché mancava concretamente la possibilità di utilizzare in massa gli abitanti del continente che allora niente aveva da offrire sotto il punto di vista agricolo e poco ancora da quello minerario. Gli aborigeni, non si sono mai integrati con i colonizzatori e ancora oggi moltissimi vivono come prima dell’arrivo degli inglesi, come un milione di anni fa, anche se magari con l’orologio al polso. Quando la colonizzazione ebbe il suo massimo impulso, vi fu un tentativo di “addomesticare” le tribù aborigene ma oltre a quel poco ottenuto con la forza furono estremamente esigui i risultati positivi per un’integrazione fra le due razze. Oggi il benessere ha portato soprattutto nella piccola Nuova Zelanda alla conversione verso l’illusoria civiltà occidentale ma la vastità del territorio dell’Australia ha potuto solo prendere atto di un lento stillicidio di indigeni che si adeguano alle nuove usanze, anche se molti, alla prima occasione, se non alla sera a fine lavoro, si denudano e tornano al loro villaggio. Godendo così del benessere del progresso e della spiritualità della tradizione.

Gli abitanti originali del continente australe vivevano prevalentemente di caccia e della raccolta di vegetali spontanei. La popolazione tutt’altro che unitaria era divisa in Clan familiari con lingue e dialetti diversi e gli scambi erano abbastanza sporadici. Il nomadismo era dovuto alla continua ricerca di cibo e anche prima della colonizzazione vi furono rari rapporti con civiltà e culture delle isole più vicine. Ma anche se l’isolamento non fu assoluto la cultura indigena è rimasta pressoché la stessa da decine di migliaia di anni.

L’assenza dell’attività agricola si riscontra anche nel pantheon delle religioni e dei culti degli aborigeni. Sono presenti dèi creatori e del cielo, demoni e numi tutelari ma si nota la mancanza di dèi legati alle piantagioni o all’allevamento. Anche se non mancano i riti per la procreazione spontanea, affidata agli dèi, di quanto necessario per la sussistenza. La vastità e la durezza dei territori hanno poi dato un’impronta spirituale e di pacata remissiva attesa all’intera comunità. Questo, sommato alle non buone intenzioni dei colonizzatori, rese e rende ancora oggi estremamente difficoltosa l’integrazione degli aborigeni con la nuova dinamica civiltà occidentale, che prima li ha privati delle terre a loro appartenenti da sempre e poi ha cercato di introdurli in un modo di vivere esattamente contrario alla loro cultura. Solo da qualche decina di anni si è cominciato a pensare concretamente a risolvere questo dilemma, senza dover necessariamente fondere le due culture ma sempre più rendendo indipendenti le due diverse visioni della vita.

Il relativo isolamento ha contribuito non solo alla mancata evoluzione dei culti che a parte gli scambi fra diversi Clan, tendeva genericamente al mantenimento dei propri riti ma anche all’assenza del progresso tecnico. L’inesistenza di animali da soma e l’impossibilità di realizzare piantagioni hanno impedito di affinare tecniche di trasporto e di conservazione e questo ha frenato anche la creazione di materiale cultuale. Le rappresentazioni degli dèi e dei riti oltre alle rare testimonianze rupestri erano prettamente “usa e getta”, in quanto realizzate dipingendo i corpi degli stessi partecipanti al rito, che venivano poi cancellati alla fine della cerimonia. Di prettamente materiale si riscontrano solo poche altre piccole, leggere e portatili attrezzature cultuali e musicali necessarie per i canti, le maggiori espressioni religiose di devozione e di preghiera rivolte agli dèi incaricati di moltiplicare la selvaggina e far crescere i frutti e le poche piante commestibili di quell’aspro territorio.

La spiritualità dei culti ci ricorda in parte quelli nordamericani, ma la comunione di effetti è data da un’antitetica motivazione. La rassegnazione e la calma spirituale, per gli indiani americani, sono frutto dall’abbondanza e dall’immensità delle disponibilità. Qui nei deserti dell’Australia è più melanconica, in quanto dovute alla consapevolezza dell’inesistenza e della carenza di quanto strettamente indispensabile, la cui relativa reazione è semplicemente quella di pregare e attendere che, quanto necessita, possa arrivare a seguito delle preghiere. 

ABORIGENO AUSTRALIANO

ABORIGENI DELLA NUOVA GUINEA

HAKA - DANZA MAORI PER LA NAZIONALE DI RUGBY DELLA NUOVA ZELANDA

AUSTRALIA

ALTJIRA: essere supremo per gli aborigeni, antropomorfo, le stelle sono le luci del suo accampamento nel cielo.

BAIAME: essere supremo delle tribù dei Wiradyuri e dei Kamilaroi. Creatore di sé stesso e degli uomini. Siede sul suo trono in cielo e il figlio Daramulun media presso di lui per conto degli uomini.

BULAING: essere immortale che abita il cielo, dea creatrice degli uomini e di tutte le cose per la tribù dei Karadjeri.

BUNJIL: essere supremo creatore degli uomini per la tribù dei Kulin.

KUNAPIPI: dea madre per la tribù Alawa. Mangiò gli uomini ma una aquila la uccise. Anche nei riti religiosi gli uomini entrano in una fossa per poi ritornare in vita.

UNGUD: potenza creatrice, maschile, femminile o androgina. Rappresentata dall’arcobaleno. Gli stregoni riconoscevano Ungud nel loro pene in erezione.
 

MAORI

Tribù della Nuova Zelanda

HINE-NUI-TE-PO: la dea del mondo sotterraneo, regna sugli spiriti e li protegge.

IO: dio supremo, eterno, onnisciente e dio dell’amore. Creatore di tutte le cose con la parola. Il suo nome poteva essere solo sussurrato da pochi eletti in luoghi solitari.

RANGI: dio del cielo. Insieme alla dea della terra Papa forma la coppia di dèi primordiali da cui sono nati gli altri dèi e tutti gli esseri viventi.

WHIRO: dio dell’oscurità del male e della morte. Lo aiutano gli spiriti della malattia.
 

NUOVA GUINEA

BIMBAYO: divinità della luna per la tribù dei Papua, sposa di Mangossi.

MANGOSSI: essere supremo che accoglie i morti con cibo e bevande.

NAMITA: divinità primordiale femminile, fecondò se stessa con l’alluce e diede la vita a due gemelli a cui donò i beni culturali. Si fece uccidere e dal suo sangue nacquero i primi uomini.

RIGENMUCHA: essere supremo per la tribù Papua dei Baining. Creatore del mondo, dona la vita e se la riprende con la morte.

SOIDO: divinità arborea della tribù Kiwai. I semi di tutte le piante sono contenuti nei suoi genitali e vengono sparsi con il suo seme.

WUNEKAU: dio del sole, creatore di tutte le cose. Il suo nome si pronuncia con riverenza. Il vento inviato da lui mette in cinta le donne.

BAIAME

UNGUD

OCEANIA INSULARE

Diversamente da quanto si potrebbe pensare, le culture insulari dell’Oceania furono meno isolate di quanto accadde a quelle continentali. Anzi gli spostamenti furono tali e tanti da essere proprio queste le artefici dei pur minimi cambiamenti e progressi che investirono quelle Australi e Neozelandesi. In realtà proprio la condizione geografica ha portato gli abitanti indigeni ad abituarsi ad avere rapporti con le isole vicine prima e sempre più lontane poi, compiendo, con mezzi tutt’altro che sicuri e adeguati, spostamenti di miglia e miglia in pieno oceano Pacifico.

Le conquiste coloniali non risparmiarono nemmeno questi lontani e insignificanti arcipelaghi, veri e propri paradisi terrestri verso i quali gli unici interessi sono stati da sempre quello turistico e, purtroppo, quello strategico, finendo per diventare oggi meta di vacanze, sognate e irraggiungibili per tutti o in alternativa basi marine per flotte transoceaniche e luoghi disabitati dove compiere i peggiori esperimenti militari. La popolazione conserva ancora oggi le proprie usanze originali ma l’influenza dei colonizzatori che si sono succeduti nei secoli, ha fortemente sradicato gli antichi usi dalla quotidianità, conformandola infine, pur sempre con ritmi, modalità e condizioni notevolmente diverse, alla comune civiltà occidentale. La religione Cristiana ha soppiantato i vari culti praticati i quali, come in ogni altra parte del mondo, sono stati inglobati, assorbiti, modificati e inseriti nella ritualità di una Chiesa che riesce a coesistere con le ataviche superstizioni ed i più eccentrici e variopinti riti di una popolazione con il perenne sorriso sulle labbra.

Le antiche religioni sono di carattere naturalistico, ma non ci sono solo dèi legati al mare, anche se questi sono i più importanti e forse i più numerosi. Anche l’agricoltura e lo sfruttamento delle foreste era molto importante per cui è forte anche la presenza di divinità legate alla pioggia, al fuoco e alla terra. L’esistenza di numerosi e importanti dèi della guerra rafforza la convinzione di numerosi contatti fra le varie isole che nel trascorrere del tempo, hanno portato anche allo scontro fra civiltà e culti diversi, sollecitando la presenza di un dio che stesse dalla loro parte per la conquista di altre isole o per la difesa della propria.

Queste isole così distanti e metaforicamente irraggiungibili rimangono oggi fra i pochi luoghi ancora non completamente contaminati dalla frenesia della cultura occidentale, dalla povertà dei paesi più disperati e dalla barbarie delle guerre e delle sommosse. Anche se, pure in luoghi così ameni e paradisiaci c’è sempre chi vive o comanda approfittandosi degli altri. 

RIEVOCAZIONE DI DANZE TIPICHE IN MICRONESIA

HAWAII

LAKA: dea della danza e del canto proveniente dalla foresta. In suo onore sono state create le famose danze rituali Hula.

PELE: dea dei vulcani, imprevedibile e collerica, dea del fulmine.
 

MARIANNE

PUNTAN: esser primordiale per la tribù Chamorro, vicino alla morte pregò la sorella di creare il cielo e la terra con il suo corpo. Gli occhi divennero il sole e la luna il sopracciglio l’arcobaleno.
 

MELANESIA

KAIA: antichi creatori per le Tribù della Penisola della Gazzella, sono divenuti figure demoniache che adesso pensano solo al male.

LE-HEV-HEV: dea della morte e della luna nera.

NDENGAI: dio primordiale dalla forma di serpente delle isole Figi. Il figlio Rokomotou grattò il fondo del mare per formare la terra sulla quale Ndengai covò due uova da cui uscì la prima coppia.

QUAT: dio creatore per le tribù delle isole Banks. Uscì da una roccia caduta dal cielo e creo uomini e animali per non annoiarsi.
 

MICRONESIA

OLIFAT: personaggio sovrumano a metà tra un demonietto e un salvatore. Figlio del dio del cielo Lukelong e di una mortale che lo partorì dalla testa. Controversa divinità, donò il fuoco e l’arte tatoo ma sedusse anche le donne e diede i denti ai pescecani affinché divorassero gli uomini.

YELAFAZ: dio creatore per gli abitanti delle isole Yap.
 

POLINESIA

ATEA: dio primordiale asessuato dalla cui scissione nascono Rangi, il cielo e Papa, la terra.

HINA: dea lunare o donna semidivina che appare nella luna. Moglie di Tiki. I due sono considerati i progenitori di tutti gli uomini.

MAKEMAKE: principale dio dell’isola di Pasqua. Dio del mare e creatore degli uomini plasmati nella terra e alitati di vita. Dio della fertilità. I monoliti presenti sull’isola rappresentano la sua immagine.

MAUI: demonietto, aiutò gli dèi nella creazione del mondo e catturo il sole e il fuoco per gli uomini. Inventore di giochi e di attrezzi per gli uomini. Non è immortale perché per lui la formula dell’immortalità fu pronunciata sbagliata.

ORO: dio della guerra di Thaiti. Figlio di Tangaroa.

OROMATUAM: spettri che tormentano gli uomini.

RONGO: dio della pace e dell’agricoltura. Dio della pioggia fa prosperare le piante. Ama il canto e le feste e non vuole sacrifici violenti.

TANE: dio della foresta e patrono dei costruttori di barche. Dio di tutto ciò che è bello, ci si rivolge a lui nelle situazioni difficili. Insediò sulla terra gli spiriti protettori Poutiri-ao.

TANGAROA: dio del mare e creatore di tutte le cose e di altri dèi. Abitava in una conchiglia con la quale formò il cielo e la terra.

TIKI: primo uomo o dio che creò i primi uomini. Anche denominazione delle immagini degli dèi.

TU: dio della guerra. Demiurgo della creazione della terra. Alle Hawaii gli venivano offerti sacrifici umani.
 

SAMOA

AITU: insieme delle divinità minori. Dèi tutelari delle famiglie e dei villaggi.

FE: un Aitu inizialmente dio della guerra trasformatosi in sovrano del regno dei morti.

I MONOLITI DELL’ISOLA DI PASQUA

RONGO

TIKI

TANGAROA