LE RELIGIONI DELL'ORIENTE
LE RELIGIONI DELL'ORIENTE

LE RELIGIONI DELL’ORIENTE

Il fluire circolare delle migrazioni che arrivò a colonizzare l’intera Europa, indusse una parte di quelle stesse popolazioni a spingersi sul versante opposto, fino a espandersi ed espandere la propria cultura in tutta l’Asia. I precursori di questa invasione culturale furono gli Arii, i Nobili, quella stessa etnia che la follia di Hitler volle come antenata diretta dei biondi tedeschi discendenti degli indoeuropei Germani. Gli Arii o Ariani sono i co-depositari della religione originale che dà vita contemporaneamente ai culti europei a quelli Mazdeisti e mesopotamici e in oriente al culto dei Veda da cui poi si dirameranno ancora infinite e sempre più raffinate religioni. La diversità nell’evoluzione della religione degli albori lo si deve alle differenti culture che vengono travolte o che accolgono il culto dei migranti invasori o colonizzatori. Anche in Oriente l’originale culto dell’Avesta si ripropone velocemente sotto la nuova veste dei miti del Rgveda o Veda ed è con questo bagaglio cultuale che gli Ariani arrivano nella valle dell’Indo. Il Veda si presenta così come la sorella gemella del Mazdeismo, anch’essa prima trasformazione di una diversa diramazione della stessa religione primitiva e originaria, coeva e paritetica questa di chissà quanti altri culti sparsi per ogni dove per il mondo ma con la particolarità di aver così profondamente colpito l’animo umano da essere stata scelta per divenire la fonte di tutti i culti divampati per il mondo per riconfluire domani verso il verbo unico che ci avvolgerà tutti.

Dopo un primo periodo, lungo ovviamente centinaia di anni, in cui il culto e la cultura Aria si fondono e si confondono con l’esperienza indigena, durante il quale il Veda getta i fondamenti di una civiltà politeistica pura anche se le tipiche caratteristiche indoeuropee della tripartizione si perdono presto nella miriade di déi Vedici sorti agli albori del Veda, stravolgendone quella che avrebbe dovuto essere la sua caratteristica principale, arriva poi finalmente, intorno al 600 a.c., la grande svolta che attua uno strappo definitivo con le contemporanee religioni occidentali, pur esse stesse di origine Indoeuropea. Nei secoli successivi la materialità, la ricerca escatologica, la conformazione dei culti occidentali superstiti, Ebraismo, Cristianesimo e Islam accentuano sempre di più il divario fra le religioni comportamentali dell’occidente e le culture ascetico-introspettive dell’oriente. L’Induismo grazie all’apporto delle Upanişad, studi e riflessioni sulle scritture originali, evolve in continue considerazioni e riconsiderazioni che allontanano sempre più il culto in divenire dalla religione dei Veda, i miti lasciano il posto alle nuove filosofie che si accalcano e si accavallano e come fenici risorgono nuovi e rinnovati dalle proprie ceneri. Gli déi si moltiplicano innumerevoli fino ad essere enumerati nell’ordine dei tremilatre per poi contrarsi a trentatré, tre, uno, forse, nessuno, io e riestendersi infinitamente e aritmicamente nello spazio e nel tempo.

Volubile e dinamico il Veda si trasfigura nell’Induismo che a sua volta si frammenta interminabilmente, partorisce in se stesso culti paralleli che trovano la loro collocazione all’interno dell’India, diversi fra regioni, città e villaggi e di questi tratterò soltanto il Sikhismo per la sua globalizzazione dovuta alle emigrazioni in ogni dove dei suoi fedeli e per il forte contrasto politico, religioso e culturale con l’ideologia madre e i riti delle pratiche Tantra per l’enorme risonanza avuta nelle civiltà occidentali. Si evolve dando forza a nuovi culti che espatriano e trovano altrove, verso lo Sri Lanka, la Cina, l’Indocina e il Giappone, il terreno fertile dove continuare a germinare, come un albero dagli infiniti rami, simili tra loro per sostanza e contenuto ma diversi nelle manifestazioni e nei frutti. Jainismo, Buddhismo e Shintoismo si suddividono geograficamente la stessa India e l’estremo oriente, tutto in un continuo divenire volto al raggiungimento della conoscenza, all’instaurazione di un rapporto diretto con Dio, alla ricerca di Dio in se stessi e di se stessi in Dio, all’appartenenza al tutto universale.

I testi moderni che si apprestano a trattare delle religioni dell’oriente, si sperticano immancabilmente nelle più appropriate giustificazioni al lavoro che stanno per intraprendere, puntualizzando che si cercherà di analizzare, sviscerare, comprendere, concepire le religioni orientali con i soliti metodi concettuali dei monoteismi occidentali, ma che in realtà queste che si vanno a trattare non sono religioni, perlomeno non se si tiene conto dei canoni dei succitati monoteismi. Sono perfettamente d’accordo con tutti i più esimi teologi, storici, studiosi e religiosi che si sono affannati nell’approfondimento della conoscenza dei misteri figli dei Veda e mi pongo un ulteriore limite, quello di non appartenere a nessuno di questi culti, di non essere nato in India o in Giappone, di non essere stato bambino in questi luoghi credendo che quella da me professata fosse l’unica religione esistente, di non essere stato adolescente o adulto praticante o meno ma campanilisticamente difensore, a prescindere, dei miei riti. Un giorno un Islamico mi disse che non si poteva capire il Corano se non si leggeva correntemente l’arabo. Ecco io credo che non si possa concepire nessun culto, pur conoscendone ogni minimo particolare, se questo non è stato nostro dalla nascita ma ciò è necessario solo se si vuol fare un paragone che alla fine porti necessariamente ad un grado di giudizio volto a classificare quale sia il migliore. La mia teoria universalizzante mi porta invece non a giudicare il culto per se stesso ma per quanto sia stato manipolato dall’umanità tutta per i propri terreni interessi e a dileggiare noi stessi per quanto siamo stati, siamo e saremo capaci di utilizzarli come alibi per le nostre più immonde azioni. Per questo mi sento sereno nell’utilizzo del termine Religione per indicare ciò che comunque effettivamente religione non è, sostengo inoltre che questo termine nel suo concreto significato poco si addice a molte delle migliaia di culti esistiti ed esistenti, sicuramente valido per indicare il Cristianesimo e posso dirlo essendo io stato bambino nei luoghi dove questo è stato addirittura culto di stato, avendo io creduto che quella da me professata fosse l’unica religione esistente, essendo inoltre stato adolescente e adulto praticante o meno ma campanilisticamente difensore, a prescindere, dei miei riti. Forse il termine religione lo si può assegnare all’ebraismo, sicuramente non ha lo stesso valore per l’Islam. Non mi preoccuperò quindi dei termini che andrò ad utilizzare certo che questi saranno interpretati nel contesto dell’analisi in cui mi sono compenetrato. La religione si lega strettamente a triplo nodo con la civiltà in progresso e con questa si evolve e si trasforma, dall’Ebraismo siamo arrivati ai Mormoni, è più che naturale che i Veda si siano sviluppati nello Shintoismo e che entrambi si siano rimescolati in tutte le religioni sincretiche moderne e postmoderne, negli attivismi laici e negli ateismi anarchici. Nessuna religione, tutte Religioni.

I VEDA FONTE DELLE RELIGIONI ORIENTALI