1991
10 aprile –Nel cuore della notte un disperato allarme arriva alla capitaneria di Porto di Livorno, “Siamo incendiati! Ci è venuta una nave addosso!”; gli uomini della petroliera Agip Abruzzo sono messi in salvo ma è troppo tardi per l'altra nave, ridotta ormai a un groviglio di lamiere in fiamme; il traghetto di linea Moby Prince parte da Livorno alle 22.03 con destinazione Olbia, a bordo centoquaranta persone fra passeggeri e equipaggio, agli ordini del comandante Ugo Chessa; dopo circa venti minuti il traghetto percorre la rada che poi immette in mare aperto e in quel tratto finisce con la prua nella pancia della petroliera nei cui serbatoi sono stipati 2.700 tonnellate di petrolio Iranian Light che si riversa in mare prendendo fuoco avvolgendo la prua della Moby Prince; alle 22.25 arriva il "may day" del marconista del traghetto e dieci minuti dopo quello dato dal comandante della petroliera Renato Superina a conferma della collisione, ma qui nasce l’equivoco che porta alla morte centrotrentanove persone, il comandante parla di uno scontro con una Bettolina, una piccola imbarcazione di servizio utilizzata all'interno dei porti; i soccorsi raggiungono il luogo dell'impatto verso le 23.00 e salvano l’equipaggio della petroliera ma del rimorchiatore non c’è traccia; soltanto alle 23,35, per puro caso, due ormeggiatori s'imbattono nella Moby Prince alla deriva senza controllo, tra i fumi dell’incendio appare al sagoma in fiamme del traghetto da cui proviene una voce solitaria, attaccato al parapetto il mozzo Alessio Bertrand è l’unico superstite; il primo soccorritore a mettere piede sulla Prince è il marinaio Giovanni Veneruso alle 3,30, non come soccorritore ma per agganciare la nave al rimorchiatore e del traghetto resta poco più di un relitto spettrale avvolto nel fumo; comincia l’ennesimo teatrino delle ipotesi e dei depistaggi come accade ogni volta che c’è qualcosa da nascondere, si parla di "errore umano" dovuto alla presenza di nebbia, confermata anche in sede giudiziaria nei due processi che non portano ad alcuna condanna figuriamoci alla verità; i familiari delle vittime si appellano alla contraddittorietà di alcuni aspetti e dall'enorme ritardo dei soccorsi, molti testimoni confermano che in quelle ore non c'è stata alcuna nebbia e le fiamme erano ben visibili dal porto come confermar anche un video amatoriale trasmesso dal TG1; alcune perizie dimostrano che i passeggeri della nave sono sopravvissuti per diverso tempo dopo l'impatto, la maggior parte è stata raccolta nel salone De Lux, circondato da paratie che avrebbero impedito per oltre mezz'ora la propagazione del fuoco, i test tossicologici confermano la presenza di monossido di carbonio nel sangue delle vittime a dimostrazione del fatto che sono rimasti in vita per ore; una verità nascosta racconta di un ormai consueto traffico di greggio e che la Bettolina dell’allarme stesse effettuando un prelievo finito male nel tratto di mare in cui doveva esserci solo la Moby Prince, in memoria di questo disastro senza verità il Comune di Livorno dedica una piazza alle vittime e in via Molo Mediceo pone una targa con i loro nomi. Quando ci sono interessi “altri” la verità sembra non interessare.
6 agosto – Le leggende, metropolitane o meno, parlano che tutto ebbe inizio per motivi militari e forse è per questo che sono così altamente accreditate, ma le fonti storiche e scientifiche ufficiali invece ne danno il merito al ricercatore del CERN Tim Berners-Lee, impegnato nel risolvere il problema di condividere i documenti tra studiosi, così poetica da essere ufficiale ma molto meno accreditata; concentrandosi su questa ricerca sviluppa un software basato sul concetto di ipertesto, che chiama “World Wide Web”, WWW. appunto immettendo in rete è il primo “Sito” della storia inaugurando ufficialmente l'era di internet; il suo intento sociale è quello di aiutare le persone a collaborare e non di dar vita ad un giocattolo tecnologico ma questo suo intento così filosofico fallirà miseramente ed è sotto gli occhi di tutti; le intuizioni di questa grande mente su url, http e linguaggio html spianano la strada ai perfezionamenti che diventano di dominio pubblico nel 1993, dopo la decisione del CERN di rendere il tutto pubblico rinunciando ai diritti d'autore nascono così il primo browser e il primo motore di ricerca sin cui tutti possono finalmente “navigare” in rete. E naufragar m’è dolce in questo mare… (cit.)
19 agosto – Per contrastare l’azione riformatrice avviata da Michail Gorbaciov con la "Perestrojka" del 1987, alcuni vertici militari e dello Stato mettono in atto un golpe con l’obiettivo di far saltare la firma del Nuovo Trattato d’Unione che avrebbe trasformato l’Unione Sovietica in una federazione di repubbliche indipendenti; al vertice del tentato blitz ci sono il vice di Gorbaciov, Gennadi Janaev, il primo ministro Valentin Pavlov, il ministro della Difesa Dmitriy Jazov e immancabilmente il capo del KGB Vladimir Kryuchkov, uniti nel "Comitato generale sullo stato di emergenza"; la popolazione non appoggia la rivolta e migliaia di cittadini scendono nelle strade per difendere il Parlamento russo, due giorni dopo il golpe è definitivamente fallito e tutti i congiurati vengono arrestati ma in conseguenza all’accaduto la posizione di Gorbaciov si è indebolita e in molti, personaggi e Stati cercano di cogliere l’occasione dando il via ad un’escalation di avvenimenti che porteranno alla dissoluzione dell’Unione Sovietica l’8 dicembre Russia, Ucraina, e Bielorussia sottoscrivono l'accordo di Belavezha, dichiarando dissolta la più grande repubblica socialista della storia per sostituirla con la, di breve vita, Comunità degli Stati Indipendenti. La fallibilità delle utopie comuniste crolla miseramente sotto i colpi di un rampante neocapitalismo che sfiderà il mondo.
29 agosto – Nel cuore del centro storico di Palermo alle 7,30 con tre colpi di pistola la mafia uccide Libero Grassi, titolare dell’impresa Sigma per la quale si è sempre rifiutato di pagare il pizzo a “cosa nostra” denunciando i suoi estorsori; assassinato a due passi dalla propria casa per mano di Salvatore Madonia; in una lettera pubblicata il giorno dopo dal Corriere della Sera accusa le associazioni di categoria di averlo lasciato solo nella lotta al racket delle tangenti imposte a commercianti e imprenditori; Grassi era diventato un riferimento della lotta alla mafia, in particolare dopo la lettera pubblicata sul quotidiano Il Giornale di Sicilia, in cui denunciava i suoi aguzzini che per il tramite del fantomatico “ragionier Anzalone” gli avevano chiesto cinquanta milioni per i carcerati; ma il suo intervento aveva contribuito all'arresto dei suoi estorsori fornendo una descrizione dettagliata agli investigatori; in una famosa intervista rilasciata alla trasmissione Samarcanda di Michele Santoro in cui affermava di non voler rinunciare alla dignità condividendo le proprie scelte con i mafiosi; grazie al suo sacrificio numerose associazioni antiracket si ispireranno alla sua figura per dar vita alla lotta contro il pizzo. Piccoli grandi eroi, prima lasciati soli e poi sfruttati nella memoria.